Michele Ferrero: il più schivo dei grandi industriali piemontesi
Nel Duomo di Alba i funerali di Michele Ferrero, l’imprenditore che fece di una piccola impresa familiare una multinazionale. Il ricordo e il ringraziamento della sua città
Nato a Dogliani, provincia di Cuneo e città del presidente Einaudi, l’imprenditore albese è stato, forse, l’ultimo e il più schivo rappresentante degli industriali che hanno segnato la storia del Piemonte (e dell’ Italia) nel XX secolo.
Oltre che per i suoi prodotti, spesso inventati proprio personalmente da lui (in particolare la Nutella), Ferrero sarà ricordato per l’attenzione che ebbe per il suo territorio (l’ Albese, le Langhe, il Roero) che, da periferica zona agricola del nord-ovest, contribuì a far diventare uno dei luoghi turistici e produttivi più noti in Europa: dalla manifattura, all’alimentare, all’ industria del vino. Ma sarà ricordato per essere stato uno degli esponenti di un capitalismo “umano”, attento alle esigenze delle maestranze. Con le opere assistenziali per le famiglie dei dipendenti; la Fondazione; il sistema aziendale di trasporti; … si consentì agli operai di non abbandonare i paesi di origine, evitando lo spopolamento del territorio collinare dei dintorni, diversamente da quanto accadde in altre zone, con tutte le negatività che ne conseguirono. Ricordiamo, anche, ultime solo in ordine di tempo, le grandi mostre (gratuite) di grandi artisti, soprattutto locali, che da molti anni accompagnano Alba nei mesi a cavallo di autunno ed inverno (quella di Casorati si è appena conclusa in questi giorni).
Testimonianza dell’attaccamento dell’intera comunità sono i molteplici attestati di stima che sono stati raccolti in questi giorni, tra cui quelli che, significativamente, ricordano l’intervento , massiccio e spontaneo, dei lavoratori che si recarono a ripulire la grande fabbrica di Alba, dopo tragica alluvione del Tanaro del 1994: ripristinare il luogo del lavoro prima delle loro abitazioni.
Anche la sua famiglia, come altre di industriali piemontesi (dagli Agnelli, agli Olivetti, dai Rivetti ai Pininfarina) è stata segnata da lutti inaspettati e scomparse premature, come quella di Pietro Ferrero, morto improvvisamente poco più che cinquantenne nel 2011: alcune aziende sono sopravvissute, nonostante passaggi generazionali così dolorosamente forzati, altre no, o hanno cambiato radicalmente il loro rapporto col territorio d’origine. Probabilmente non sarà questo il caso della Ferrero: mondiale, ma soprattutto sempre locale.
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