Legge elettorale, alba o tramonto di una democrazia?

Una riflessione a tutto campo dopo l'approvazione della nuova Legge elettorale nel nostro ordinamento repubblicano

Parole chiave: riforma (44), elezioni (53), politica (133)
Legge elettorale, alba o tramonto di una democrazia?

Una democrazia matura, come lo sono  la maggior parte delle nazioni dell’ Europa occidentale, ordinariamente, si occupa di “legge elettorale” in almeno due momenti della sua vita. Se ne occupa alla sua “alba”, cioè quando inizia una nuova esperienza politica ed istituzionale, che sostituisce o modifica sostanzialmente la precedente: infatti tra le regole da darsi (monocameralismo o bicameralismo; bicameralismo perfetto o imperfetto; parlamentarismo o presidenzialismo; ecc.) c’è anche la scelta della nuova legge elettorale, cioè dei criteri mediante i quali si passa dai partiti ai voti, e dai voti alla composizione del parlamento. Ma se ne può occupare anche al suo “tramonto”, cioè quando, più o meno volontariamente, le istituzioni politiche si scoprono inadeguate e, perciò, necessariamente, si devono cercare altri strumenti per governare, tra cui, magari anche, una legge elettorale diversa.

L’ “alba” della Repubblica italiana, ricca di partecipazione e di senso unitario, fu estremamente garantista nel darsi le regole, creando molti bilanciamenti nei suoi poteri, in modo da ben distinguersi dal periodo della dittatura fascista. Il bicameralismo sostanzialmente perfetto (uguali compiti e poteri tra Senato e Camera, pur con modalità elettive differenti), il parlamentarismo e non il presidenzialismo, il sistema elettorale proporzionale (tanti seggi in percentuale uguale, circa, ai voti ricevuti), e via discorrendo…. portarono ad un sistema politico equilibratissimo, ma complesso che, col proseguire dei decenni, rivelò, la sua fragilità, soprattutto perché incapace di garantire una vera e propria continuità di governo (ricordiamo il sovente ricorso alle urne, caratteristica tipica della cosiddetta prima Repubblica; i governi di coalizione; gli appoggi esterni; la “non sfiducia” ed altri artifizi del genere). Si trattò di una mancata continuità di “governo”, ma non di mancata continuità di “potere”, il cui esercizio, non mancò mai, nelle forme e nelle espressioni tipiche dell’ Italia di quel periodo.

Quindi, anche  il sistema politico italiano nato dalla Costituzione, inevitabilmente, per i motivi di debolezza sopra citati,  ma anche per cause internazionali (la fine del cosiddetto “equilibrio del terrore” nucleare sovietico/statunitense, meglio ricordato come “il crollo del muro di Berlino”), e pure per altre cause interne (soprattutto la crisi della classe dirigente che aveva esercitato il potere per oltre quarant’anni) si avviò al suo “tramonto”: tocca però ribadire che non fu solo crisi di una classe “politica”, ma fallimento di un’intera classe “dirigente”, sia pubblica che privata.

Ora, se qui ci chiediamo se, al “tramonto” della prima Repubblica, sia seguita l’ “alba” della seconda, potremmo avere opinioni diverse,… anche perché, in considerazione delle coordinate geografiche e delle stagioni … , le notti possono essere più o meno, o addirittura molto, troppo, lunghe…

Comunque, nelle scorse settimane si è arrivati a definire una nuova legge elettorale e, probabilmente, si arriverà presto a delineare poteri nuovi e più limitati per il Senato, ponendo così fine al bicameralismo perfetto.

Tutto ciò sarà o un nuovo tramonto o la continuazione del precedente, a seconda dell’ opinione che abbiamo del periodo che stiamo attualmente vivendo. Basterà la legge elettorale per vedere l’alba di un nuovo giorno (migliore) o, almeno, accorcerà la lunga notte? Pur non entrando nel merito delle caratteristiche di questa nuova legge (e del prossimo sistema parlamentare), si potrebbe però affermare che una novella legge elettorale non basterà a migliorare la situazione italiana: le grandi democrazie occidentali sono governate (generalmente bene) anche se i loro sistemi elettorali sono molto diversi tra di loro. Quindi le ragioni della nostra crisi non sono (solo) dovute ai limiti della vecchia legge elettorale, tra l’altro bocciata anche dalla Corte Costituzionale. Cosa ci vuole, allora, per arrivare alla nuova alba? Ci vogliono tante cose: progettualità per il futuro, solidarietà tra le generazioni, lavoro diffuso, giustizia sociale, onestà, …. tutte cose che ben sappiamo: in sintesi, pur semplificando, ci vuole una classe dirigente (politica ed economica) in grado di ben condurre il Paese. Senza una nuova classe dirigente, anche la migliore legge elettorale non serve a nulla: quindi la prossima alba del nostro Paese starà (anche) nella formazione di una diversa (e migliore) classe dirigente, come accadde alla fine della II guerra mondiale, quando energie più o meno giovani, pur provenienti da ideologie differenti, ma tutte ben preparate, seppero assicurare anni di prosperità all’ Italia, anche se con dei limiti. Come ha recentemente affermato il vaticanista Tornielli, in occasione di una presentazione torinese del suo libro “Papa Francesco: questa economia uccide”,  necessitano anche “guide”  per la formazione di questa nuova classe dirigente,  ad esempio come accadde in Italia, quando un giovane Montini, pur sotto il fascismo, sostenne e/o formò statisti come De Gasperi e Moro. “Ma se oggi non si vedono i De Gasperi, non si scorgono neanche i Montini”,  concluse mestamente il giornalista.

 

                                                                                     

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