Le prime sconfitte elettorali per il Pd di Renzi

Alle amministrative le vittorie del centrodestra a Venezia è il risultato più importante 

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Le prime sconfitte elettorali per il Pd di Renzi

Quando si concludono elezioni di media-grande portata (come le ultime amministrative) è uso fare bilanci e discutere su chi ha vinto e chi ha perso. Proviamo a fare qualche considerazione, senza quel classico vizio tutto italiano in cui non si capisce mai il risultato vero, ma anche andando oltre il mero aspetto numerico, tutto sommato molto specifico, visto il contesto territoriale. Di sicuro è negativo il giudizio nel Pd, che in un primo turno poteva vantare un 5 a 2 nel calcolo delle regioni vinte («strappando» la Campania con un presidente «a rischio», ma perdendo la Liguria, con una candidata emersa da primarie e giudicata forte, ma poi indebolita da divisioni interne). Ora va sovrapponendosi il risultato di molte città che al ballottaggio hanno ribaltato il responso del primo turno, fino a far vincere l’opposizione: vedi Venezia, su tutte, ma anche Matera, Arezzo, Enna, e altre. Cosa vuol dire? Che ha perso, per continuare in linguaggio agonistico, chi un tempo riteneva l’elettorato trasferibile «a pacchetti», ossia riconducibile in blocco da una tornata alla successiva. L’idea che bastino gli appelli e la «chiamata alle armi» contro la minaccia del nemico, è un errore clamoroso. L’elettore è mobile, anche a pochi giorni di distanza, e va convinto, ascoltato, seguito, interessato. Quell’idea che voti solo con la pancia e basta poco per sedurlo, sembra essere (nonostante le pessime campagne) un refrain che – se ci si occupa un po’ anche di dinamiche comunicative – è bene che nel futuro ogni persona di buon senso impegnata in politica, abbandoni. La rabbia verso la malapolitica, che c’è ed è tanta, non può essere tradotta in voti con un maquillage di facciata.

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Di certo – ahinoi - ha perso l’idea che la partecipazione per le sorti del proprio territorio veda sempre e comunque coinvolto il cittadino elettore. Una così bassa affluenza alle urne non si era mai vista (ha votato circa la metà degli aventi diritto). E’ sempre più forte l’idea che il sindaco abbia smarrito un ruolo importante che fino a pochi anni fa veniva invece visto come contraltare a politiche decise dall’alto. Se nel territorio non si riproducono figure in grado di far percepire la continuità di un rapporto e la possibilità di intercettare un consenso non solo occasionale (alle urne), ma costante e diffuso, la vittoria finale è molto difficile. Ma (al contempo, a dimostrazione di quanto siano complicate letture univoche in tempi complessi), ha perso anche un’idea di politica nazionale che nasca sulla base di una – si dice così, oggi… - « narrazione», immaginaria e frutto di uno «storytelling» (in pochi tasselli nasce l’insieme di un mosaico articolato), in grado di sedurre e attrarre voti. Il Partito della nazione, il cambiamento, la svolta, indietro non si torna, se alla lunga appaiono solo slogan hanno l’effetto di un boomerang. I fatti contano ancora molto: la realtà, ci ricorda papa Francesco, è più importante dell’idea. Infine hanno perso

«le primarie». Non erano chiamate direttamente in causa. Ma alcuni candidati (non tutti) che hanno vinto la selezione interna al Pd, hanno poi clamorosamente perso alla prova della generalità degli elettori. E in molti (lo stesso segretario Renzi) le rimette in discussione. A chi scrive sembra un ragionamento che non regge: perché quel metodo di selezione (che dall’altra parte ha il vecchio sistema delle segreterie chiuse a decidere, in salotti autoreferenziali) dovrebbe assicurare per forza la vittoria finale? Considerarle, in automatico, in grado di selezionare il più adatto, senza un successivo insieme di strumenti (il consenso generale della coalizione anche di chi ha perso, il coinvolgimento diretto di chi ha partecipato alle primarie, la discussione sul programma delle cose da fare, ecc.) e senza regolarle in modo corretto, è sì un errore. Ma in epoca di sfiducia verso la classe politica, ritirare anche un solo modo di coinvolgimento diretto, non è un passo indietro?

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