Le città del futuro un impegno oltre il Governo Renzi

Mentre tra le polemiche si approva la legge sulle Unioni Civile con il voto di fiducia, si approssima la tornata elettorale amministrativa

Parole chiave: elezioni (53), amministrative (13), governo (25), città (139), renzi (14)
Le città del futuro un impegno oltre il Governo Renzi

Le elezioni amministrative di giugno sono alle porte e per quanto ci si ostini (giustamente, per altro) a ribadire che non sono un test pro o contro il governo, certo 13 milioni e mezzo di elettori sono molto di più che un semplice sondaggio. Sono un test vero, una chiara indicazione delle opinioni attuali degli italiani.

E per diversi motivi, politici, non solo numerici. In estrema sintesi: perché si vota nelle più grandi e importanti città italiane; per lo più (tranne Roma e qualche altro medio-piccolo centro) alla scadenza naturale del mandato, quindi le amministrazioni sono giudicabili per quanto concretamente possono dimostrare di aver fatto o no; perché in alcuni casi (vedi Torino e per certi versi anche Milano) amministrate da leader che hanno anche un peso politico nazionale; perché l'irruzione sulla scena politica del Movimento Cinque Stelle costituisce un banco di prova decisivo per il futuro del Movimento dopo la scomparsa di uno dei due leader e fondatori; perché la questione morale è sempre più un nodo sulla quale si gioca tanta parte della tenuta della partecipazione attiva (e quindi della stessa democrazia) nel futuro politico di questo Paese; perché le evoluzioni della leadership del centro-destra lasciano trasparire l'ormai inevitabile declino della primazia berlusconiana, ma ancora non è chiaro chi ne prenderà il testimone (perciò i numeri alla fine saranno importanti). Per questo ultimo aspetto, c'è da chiedersi se riuscirà il tentativo di convergere su Roma su una figura dal profilo simile al suo, l'imprenditore «prestato» alla politica come Marchini, per dire a tutti «guardate che sono ancora io il kingmaker dei giochi di centro destra» per poi aggiungere, a stretto giro di posta, «ora rifacciamo l'unità della destra». Una «scommessa» che conterà molto in vista delle prossime elezioni politiche.

Quindi a giugno si gioca una partita importantissima, e tentare di sminuirne la portata, per evitare impatti dirompenti sulla tenuta del governo, è insieme operazione ingenua e poco proficua. Importante sì, ma al netto di alcune specifiche coordinate di fondo: a) ogni esperienza locale ha una storia a sé e l'inevitabile sommatoria di risultati che portano a valutare i consensi per un partito o per l'area di riferimento, è sempre un'operazione ambigua e rischiosa, se la si intende proiettare sul futuro; b) la campagna elettorale è apparsa molto sotto tono, (quindi ben lontana da accenti e temi che, si può immaginare, accompagneranno le prossime, a partire da quella referendaria): pochi temi, pochi personaggi, poche idee a detrimento della politica, innanzitutto, e della stessa percezione del «valore città» che i singoli elettori dovrebbero quantomeno percepire prima di andare a votare; c) per le elezioni dei sindaci la popolazione elettorale ha ormai metabolizzato il concetto del ballottaggio per il secondo turno, quando non c'è un candidato vincente al primo, e in questo caso le alleanze che si realizzano nelle due settimane dal primo, sono fisiologiche e spesso, anche se «acrobatiche», tollerate in vista della vittoria finale.

Sarà così anche per il probabile ballottaggio per il premio, previsto dall'Italicum per le prossime elezioni politiche? o l'elettore sarà spiazzato da eventuali dichiarazioni in un senso o nell'altro che i partiti rimasti fuori faranno più o meno strategicamente? Forse è prematuro pensarci ora, ma la continuità delle campagne elettorali, che già prevedono a breve il prossimo appuntamento elettorale, fa pensare che, da addetti ai lavori o da semplici osservatori interessati, è meglio non lasciare nulla al caso.

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