«La Tav si farà, è un'opera europea»

Intervista al commissario per la Torino-Lione Mario Virano dopo la sentenza che ha condannato 47 imputati per l’assalto al cantiere di Chiomonte nel 2011

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«La Tav si farà, è un'opera europea»

Il 27 gennaio si è chiuso a Torino  il processo a 53 attivisti No Tav: quarantasette le condanne, con pene fino a quattro anni e sei mesi di reclusione, per un totale di oltre 140 anni di carcere: violenza a pubblico ufficiale, lesioni e danneggiamento  i reati contestati nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Digos di Torino per gli scontri avvenuti nell’estate del 2011 in Val di Susa, tra Giaglione e Chiomonte, dove oggi sorge il cantiere del tunnel della Maddalena, opera preliminare alla costruzione dell’alta velocità. Dopo queste condanne e dopo l’attentato alla linea ad alta velocità nei pressi di Firenze, abbiamo interpellato il commissario per la Torino- Lione, Mario Virano: «L’opposizione alla linea è ormai ideologica, non interessa il miglior progetto possibile, l’opposizione è diventata radicale. Così il movimento è oggi ostaggio delle frange antisistema e dei professionisti della guerriglia, che ha invitato dall’Italia e dall’’estero». «Ma la Tav si farà», prosegue Virano, «perché  è un’opera di dimensione europea. E chi si ostina a considerarla una questione meramente valsusina non ha davvero capito qual è la posta in gioco». Entro febbraio il Cipe dovrebbe approvare il progetto definitivo della parte italiana. Così partiranno i lavori veri e propri per la costruzione della linea. Ma qual è la motivazione che spinge i contestatori in Valsusa a bloccare una ferrovia e tacere di fronte al nuovo tunnel autostradale del Frejus? «Non credo che ci sia un ragionamento», sostiene Virano. «O, se c’è, confesso che travalica ogni mia capacità cognitiva. Mi limito ad osservare che quella galleria è lunga come la tratta italiana del tunnel di base, ha la stessa sezione, è scavata con la stessa tecnologia, nella stessa montagna e, com’era ovvio, non ha creato alcun problema ambientale. Sostenere che quell’opera autostradale è compatibile con il territorio mentre la sua gemella ferroviaria sarebbe devastante è ridicolo prima ancora che intellettualmente disonesto. 

leggi l'intervista completa su «il nostro tempo» di domenica 8 febbraio

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