Il referendum dimenticato

le ragioni del Si e del No, ma i partiti sono in crisi e divisi al loro interno

Parole chiave: referendum (20), riforme (14), italia (221), costituzione (22)
Il referendum dimenticato

Dipende. Così forse vorrebbero rispondere molti elettori a fine ottobre (o giù di lì) quando saranno chiamati a dare un secco SI o No al Ddl di Riforme costituzionali approvato in prima deliberazione, nel medesimo testo, dal Senato il 13 ottobre 2015, e dalla Camera l’11 gennaio 2016, è che è finalizzato al superamento del bicameralismo perfetto e all'introduzione di un bicameralismo differenziato.

Ma non si può. Il pacchetto va preso o rifiutato per intero. Perché così prevede la dinamica dei referendum costituzionali richiesti se la legge di riforma della Carta fondamentale non viene approvata dalla maggioranza qualificata dei due terzi in ciascuna Camera.

L’insieme, infatti, è articolato. Il testo approvato, oltre al superamento dell'attuale sistema bicamerale, prevede, tra l'altro: revisione del procedimento legislativo, inclusa l'introduzione del c.d. «voto a data certa»; introduzione dello statuto delle opposizioni; facoltà di ricorso preventivo di legittimità costituzionale sulle leggi elettorali di Camera e Senato; modifiche alla disciplina dei referendum; tempi certi per l'esame delle proposte di legge di iniziativa popolare, per la presentazione delle quali viene elevato il numero di firme necessarie; costituzionalizzazione dei limiti sostanziali alla decretazione d'urgenza; modifiche al sistema di elezione del Presidente della Repubblica e dei giudici della Corte Costituzionale da parte del Parlamento; soppressione delle province; riforma del riparto delle competenze tra Stato e regioni; soppressione del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro.

Nel disegno dei sostenitori (l’ala renziana del Pd), è il frutto di mediazioni e accordi possibili, non il meglio in assoluto, ma con un fine preciso: rendere più efficace il governo di questo Paese, non ancorarlo a pesi e costrizioni che avevano un tempo ragione d’essere (usciti da dittatura e guerra, i paletti che garantissero la democrazia erano più che necessari), ma che ora, con fenomeni globali che costringono spesso a decisioni rapide e ponderate insieme, più che strumenti di tutela sembrano ostacoli. Uno su tutti il cosiddetto «Bicameralismo perfetto», che obbliga a un doppio e identico passaggio delle proposte di legge in entrambe le Camere prima che diventino norma vigente.

Ma non tutti la pensano così. Eufemismo per dire garbatamente che la bagarre è appena partita. E i comitati «Per il Si» e quelli «Per il No» stanno affilando le armi della ragione per poter arrivare alla data convincendo il maggior numero possibile di votanti. Perché anche senza un quorum perché la consultazione sia valida, il risultato non appare scontato. In più: quella che dovrebbe essere una consultazione nel merito, rischia di tramutarsi in un referendum sull’operato di Mattteo Renzi e il suo governo. In effetti è stato lui stesso a porla così (lascio se non viene approvata, forzando un po’ la mano). Certo si gioca tanto della sua immagine di statista (tutta ancora da costruire e consolidare …), sulla possibilità di cambiare i connotati di un Paese che, pur invecchiando, credeva – sbagliando – di essere rimasto quello di un tempo. Quando su questo scoglio si erano arenate ben altri nocchieri e navi …

E qui si appellano i cosiddetti sostenitori del No, a prescindere dalla loro collocazione politica più generale. Alcuni ne fanno una questione di metodo oltre che di merito, mettendo in gioco anche altri temi sui quali il presidente del Consiglio ha forzato, (vedi Unioni civili) e minacciando di «fargliela pagare». Un vero e proprio cortocircuito della democrazia. I più prudenti (?) parlano di una «democrazia a rischio o dimezzata». Ma è proprio così? Davvero si corre il rischio di mutare le sorti della democrazia nel nostro Paese? Non credo.

Come si può pensare che i presidenti della Repubblica, passato e presente, Napolitano e Mattarella, che si sono più volte esposti dicendo che delle riforme abbiamo bisogno e che non possiamo fermare il percorso che sta portando queste a porre le prime basi per dar corpo a quanto necessario da anni, siano ingenui o interessati attentatori del sistema che presiedono?

Sono sempre scettico di fronte a toni apocalittici. Penso invece che i prossimi mesi siano un’occasione per tentare di riavvicinare i cittadini (sempre più disillusi e scettici) alla politica. D’accordo o meno sulle singole questioni, si attivino gruppi, circoli, sezioni, quanto insomma possa servire a informare e discutere sulle questioni che il referendum mette in campo. Si confidi sulla necessità che il cittadino per capire non si accontenta più di un talk show televisivo, ma ha bisogno di studiare e confrontarsi, riflettere e sentire la Costituzione come cosa/casa nostra. Di una comunità. E se qualcuno dirà che no, l’elettore parla solo con la pancia piena, e le istituzioni poco gli garbano, obiettiamo che non è così, che così, anzi, lo si vuole tenere, con l’interesse, neppure tanto nascosto, che gli affari importanti, invece, si fanno altrove…

Tutti i diritti riservati

Politica

archivio notizie

31/10/2017

Si è dimesso Paolo Giordana, capo gabinetto di Appendino

La decisione di farsi da parte dopo una denuncia di Repubblica, avrebbe fatto pressione su Gtt per far cancellare la multa ad un amico

29/06/2017

Dopo Grillo il non voto sconfigge Renzi

Amministrative secondo turno - balzo in avanti del Centro-destra. Ma il primo vincitore è l'astensionismo

11/01/2017

2017 Unione Europea, tra Brexit e Trump

Sarà un anno ricco di sorprese per l’UE quello appena cominciato

04/01/2017

Aspettando Godot, l'Europa oggi

Ancora un anno di attesa per l'Unione Europea nel 2017?