Governo Renzi tra Italia e mondo

Le sfide 2016: la trasformazione dei partiti, amministrative, riforme istituzionali ed emergenze internazionali

Parole chiave: italia (221), europa (177)
Governo Renzi tra Italia e mondo

Che la situazione politica italiana nel 2016 (per molti anni ancora, se non per sempre) sarà condizionata dalle vicende internazionali, è cosa chiara. Eppure l’impatto mediatico (l’agenda setting nostrana, ciò che il sistema ‘impone’ alla discussione in un’ipotetica scaletta di temi), converge spesso verso questioni interne. Una fra tutte, ancora a diversi mesi di distanza dall’evento, è il prossimo appuntamento elettorale per il rinnovo dell’amministrazione di 1289 comuni e coinvolge più di 10milioni di cittadini. Torino, Bologna, Milano, Genova, Napoli, Cagliari, le principali città che rinnoveranno i propri sindaci e, come spesso accade, un evento di questa portata nel nostro Paese non è solo una questione locale. La pensa così (sondaggio Ipsos del 13 dicembre) un elettore su 3: sarà un test nazionale, che – inevitabilmente – interesserà il governo presieduto da Matteo Renzi. Nonostante si affanni a descrivere (come solo in linea teorica sarebbe giusto che fosse) questo test (perché di vero test e non di mero sondaggio si tratta) come questione locale, quando i toni della competizione, lo scenario generale, il contesto, la «narrazione», come ama dire lo stesso premier/segretario, assume toni alti e spesso risolutivi, sollecita l’opinione di un quarto del popolo elettorale che si esprime con il principale diritto democratico, il voto, non può essere che essere anche un affare nazionale. 

Questo, sottotraccia, persino il giovane leader del Pd lo ha capito. Ma non può che abbassare le attese, per non mettere a rischio la tenuta del suo governo. Perché: a) se il risultato fosse un pareggio, tenuta sostanziale rispetto alle forze in campo (M5S e Lega su tutti), nessun problema; b) se il Pd ottenesse un buon risultato, anche solo di qualche decimale in più rispetto al previsto, la strada verso l’ulteriore conferma, l’approvazione definitiva delle riforme e una positiva chiamata per il referendum confermativo, sarebbe ben tracciata.

Ma se il risultato fosse un clamoroso tracollo? Se l’onda della richiesta di cambiamento travolgesse anche i sindaci che hanno lavorato bene? Davvero non si può ipotizzare qualche risentimento su un governo già sotto il tiro dell’economia che stenta a decollare e dei conflitti d’interesse (vedi caso Banche fallite)?  «E’ inevitabile - ha scritto giustamente Michele Salvati sul Corsera del 12 dicembre - che le candidature e le alleanze a livello comunale saranno anche lette come una cartina di tornasole del grado di consenso di cui il segretario dispone oggi nel corpo del partito».

Già, il corpo del partito e le alleanze. Sul primo un segnale positivo è stato dato dagli oltre 2100 banchetti nelle piazze il 5-6 dicembre con circa 770mila persone contattate per spiegare («a testa alta e senza paura») i risultati dell’azione di governo, all’insegna dello slogan “Italia coraggio!”, e – soprattutto – dei simboli e delle bandiere del Pd. Che non c’erano pochi giorni dopo nella mitica Leopolda, la vecchia stazione di Firenze diventata simbolo di un’area del partito che ha poi maturato il successo del segretario, ma sempre come se fosse un’altra cosa, un’altra storia, un’altra vicenda politica e ideale. Ora Renzi per l’anno prossimo ne lancia addirittura 1000 in tutt’Italia. Ma insistere sull’alternativa (nasce o no il Partito della Nazione? E in quale area si colloca?) non farà certo piacere ai molti militanti che ancora ci sono e che nelle piazze, a pochi giorni dalle feste di Natale e con la crisi che ancora morde, hanno messo la loro faccia e il loro tempo.

E poi la scelta di campo delle alleanze: Doria, Pisapia, Zadda, i sindaci uscenti di Genova, Milano e Cagliari, hanno pubblicato una lettera aperta il 9 dicembre invitando il Pd e il suo segretario a «ritrovare quell’unità aperta e larga del centrosinistra che, sola, può ridare fiducia alle cittadine e ai cittadini italiani… ripartire dalle forze politiche che, insieme al civismo autentico, compongono, in gran parte d’Italia, il centrosinistra e che, con differenze, ma unità di intenti, hanno saputo vincere e governare». La risposta è stata finora freddina. Del tipo: “sì, siete stati bravi, ma oggi si vince al centro”, quindi con altre alleanze. Ricevendone una più dura e conflittuale, di quella parte di sinistra (compresi i recenti fuoriusciti dal Pd) che contrastano le politiche e che quindi minacciano di andare per conto proprio (persino ai ballottaggio) alle amministrative.

Come ne uscirà da questo intreccio? E’ la politica, bellezza! Mutuando un vecchio e glorioso film che però chiamava in causa la stampa. E sulla stampa, appunto, (o sulla comunicazione in generale) il potere in carica, di qualsiasi colore esso sia, non può certo pensare di attribuire pagelle se appaiono giudizi negativi sull’operato. I fautori del rinnovamento scivolano su la classica buccia, ok, ma questo è un altro discorso…

Tutti i diritti riservati

Politica

archivio notizie

31/10/2017

Si è dimesso Paolo Giordana, capo gabinetto di Appendino

La decisione di farsi da parte dopo una denuncia di Repubblica, avrebbe fatto pressione su Gtt per far cancellare la multa ad un amico

29/06/2017

Dopo Grillo il non voto sconfigge Renzi

Amministrative secondo turno - balzo in avanti del Centro-destra. Ma il primo vincitore è l'astensionismo

11/01/2017

2017 Unione Europea, tra Brexit e Trump

Sarà un anno ricco di sorprese per l’UE quello appena cominciato

04/01/2017

Aspettando Godot, l'Europa oggi

Ancora un anno di attesa per l'Unione Europea nel 2017?