Giorgio La Pira, la lezione del dialogo e dell'amore in modo intriso d'odio

Il sindaco di Firenze fu, nell'epoca della Guerra Fredda, uno dei testimoni più coraggiosi del confronto tra fedi, ideali, tradizioni culturali e saperi

Giorgio La Pira, la lezione del dialogo e dell'amore in modo intriso d'odio

 

Misurarsi con una figura come quella di Giorgio La Pira non può non dare un senso di inadeguatezza. Le parole che meglio sembrano esprimere la sua posizione e il suo ruolo nel nostro mondo sono quelle di profeta e di profezia. La Pira fu uomo di pensiero, uomo politico, membro dell’Assemblea Costituente che collaborò con De Gasperi, Lazzati, Fanfani, Togliatti ed altri alla redazione dei principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana, deputato, Sindaco di Firenze per 15 anni, promotore di iniziative memorabili per la pace e la comprensione fra i popoli. «Se non crediamo che gli ideali e la pratica dei diritti umani per tutti gli uomini costituiscono davvero un patrimonio comune dell’umanità rischiamo un salto indietro della storia», diceva.

La Pira è stato una delle coscienze più alte e singolari che la politica e il cattolicesimo moderno hanno prodotto. Il richiamo esercitato dal suo pensiero cresce e si ampia in questi ultimi tempi anche per le «intuizioni» di strategia politica di quel cristiano che è passato alle cronache italiane come il «Sindaco santo di Firenze» e il «Sindaco della povera gente».

È stato uno dei grandi italiani del Novecento, un convinto europeo e un uomo del Mediterraneo, che aveva colto come i problemi del futuro sarebbero venuti dai rapporti con l’islam e dall’irrisolta crisi mediorientale. E non solo. Era persuaso che l’alba del Terzo Millennio presagisse una crescita storica e mutamenti storici che avrebbero dato un forte impulso a tutta l’umanità. Oggi, decenni dopo, questo pensiero davvero profetico di La Pira ci ricorda l’urgente necessità di rinnovamento della società, per l’affermazione di quei valori veramente umani che, soli, possono essere il fondamento di un vivere pacifico.

La Pira inquadrava le sue riflessioni orientandole in vista del nuovo Millennio, il terzo dell’era cristiana dell’umanità. Si spendeva e si immergeva tutto nelle cose in cui credeva. Il suo obiettivo era di abbattere i muri delle reciproche ignoranze, diffidenze e indifferenze, e costruire ponti. Era un occhio aperto sulle realtà. La sua personalità è poliedrica, semplice e complessa nello stesso tempo. Ne osservi un aspetto della sua persona e te ne sfugge un’altra. Esamini il politico e ti salta fuori il mistico. Era un laico, un cristiano vero, coerente in quello che operava. Come Papa Giovanni, ha creduto ai «segni dei tempi», ha creduto che gli avvenimenti storici del suo tempo sono provvidenziali e che gli eventi si maturano attraverso incontri inaspettati e non eccessivamente programmati. Con le sue grandi iniziative ha saputo rompere la incomunicabilità. È stato capace di mettere allo stesso tavolo realtà contrapposte quando farlo sembrava un’utopia. Ha incoraggiato e facilitato cammini di situazioni politiche internazionali complicate. Per lui Papa Roncalli è stato il protagonista di questa nuova stagione. Tra Papa Giovanni XXIII e La Pira c’era grande convergenza di pensiero, profonda sintonia interiore e visione universale dei popoli dell’unica famiglia umana. Si sentiva cittadino del mondo. «Un cristiano deve sempre pregare per il mondo» diceva, «Non deve dimenticarsi del mondo».

Chi non ha mai incontrato La Pira e appartiene alle più giovani generazioni può conoscerlo attraverso la vasta pubblicazione che parla di lui e della sua poliedrica attività in favore del bene comune. Scoprirà non un amministratore e un politico di altri tempi bensì il politico e l’amministratore cristiano di oggi e di ogni tempo. La Pira non è una personalità consegnata al passato. Vi è in lui la ricerca, perfino «provocatoria», di punti fermi che orientino il cammino della storia. E questa ricerca non ha scadenza. Ancora oggi a 38 anni dalla morte l’azione di La Pira scuote e interpella costringendo cristiani e laici, credenti e non credenti a rimboccarsi le maniche e andare avanti. La Pira aveva una passione appassionata per il dialogo e per la pace. Aveva ragione Hegel quando nelle sue lezioni sulla filosofia della storia, osservava che «nel mondo nulla di grande è stato fatto e si farà senza passione».

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