Fine vita, la legge avanza. La nutrizione assistita si può sospendere?

Dibattito in Parlamento, il Paese dovrebbe essere più coinvolto

Parole chiave: parlamento (19), testamento biologico (5), fine vita (6), legge (39)
Fine vita, la legge avanza. La nutrizione assistita si può sospendere?

Le vacanze di Pasqua hanno portato una battuta d’arresto al dibattito della Camera dei Deputati attorno al controverso disegno di legge sul fine vita e il testamento biologico (Disposizioni anticipate di trattamento – Dat).  Chi si oppone a questa legge – uno schieramento trasversale ai partiti ma minoritario, composto da vari esponenti del mondo cattolico – sta tentandole tutte per far riflettere i deputati sui rischi legati all’approvazione di un provvedimento che non introdurrebbe ufficialmente l’eutanasia nell’ordinamento italiano ma la renderebbe applicabile nella sostanza dei fatti, in casi specifici, consentendo di lasciar morire per fame e per sete i pazienti che non sono più in grado di alimentarsi autonomamente.

La Camera dei Deputati riprenderà l’esame del documento mercoledì 19 aprile, in caso di approvazione passerà il fascicolo al Senato. La maggioranza a favore del disegno di legge è compatta, gli oppositori sembrano avere scarso margine di manovra ma lavorano per ottenere ripensamenti nel Pd (tranne la componente cattolica) e nel Movimento 5 Stelle, alleati nella battaglia per l’autodeterminazione assoluta dei pazienti.

La questione è delicatissima.

Il rispetto dovuto alla sofferenza dei malati in condizioni estreme impone di non giudicare le situazioni individuali, ma non esime la politica dall’indicare le azioni consentite o non consentite alla collettività e al Servizio Sanitario Nazionale quando il malato fa appello ad essi per essere fatto morire. Si deve purtroppo osservare una pesante disattenzione dell’opinione pubblica e dei mezzi d’informazione attorno ai passi compiuti a Montecitorio nei giorni passati: la Camera ha votato l’art. 1 del disegno di legge (su un totale di 6), che per la prima volta inquadra come «trattamento medico» anche l’alimentazione e l’idratazione assistita dei pazienti privi della capacità di alimentarsi autonomamente (il caso di Eluana Englaro). Se nel testamento biologico, in futuro, questi pazienti  o chi ne ha la tutela scriveranno che rifiutano l’accanimento terapeutico in caso di malattia considerata insostenibile, otterranno di non essere sottoposti a cure ostinate ma otterranno anche – qui sta il profilo eutanasico -  di essere lasciati morire di fame e di sete. I medici non potranno opporsi alla volontà espressa nel biotestamento.

La volontà che sta emergendo in Parlamento è resta chiara da un emendamento fatto approvare la scorsa settimana da Maria Amato (Pd) rispetto al comma 5 dell’art. 1: la nutrizione assistita non viene più considerata un modo alternativo di alimentare il paziente, ma una terapia medica, come tale sospendibile in ogni momento. «Ai fini della presente legge – recita l’articolo 1 – sono da considerarsi trattamenti sanitari la nutrizione artificiale e l’idratazione artificiale, in quanto somministrazione, su prescrizione medica, di nutrienti mediante dispositivi medici».

Se il paziente vorrà essere lasciato morire di fame le strutture ospedaliere non avranno spazio di manovra, i medici dovranno eseguire le disposizioni contenute nel testamento biologico; anche gli ospedali di ispirazione cattolica saranno costretti ad adeguarsi e a lasciar morire il paziente cessando di alimentarlo. I medici perderanno la loro funzione di partecipazione alle scelte che interessano il paziente: diventeranno esecutori passivi. Il comma 7 dell’art. 1 lega le mani al personale medico, «tenuto a rispettare la volontà espressa dal paziente di rifiutare il trattamento sanitario»; anche nel caso di sospensione dell’alimentazione il medico sarà «esente da responsabilità civile o penale». Un emendamento fatto approvare da Ignazio Abrignani di Scelta Civica – Ala ha cercato di mitigare l’automatismo stabilendo che «il medico prospetta al paziente e, se questi acconsente, ai suoi familiari, le conseguenze delle sue decisioni e le possibili alternative e promuove ogni azione di sostegno al paziente medesimo, anche avvalendosi dei servizi di assistenza psicologica».

Se la legge sui Dat sarà approvata (dalla Camera e successivamente dal Senato) non è difficile prevedere le controversie che si apriranno nelle sedi giudiziarie dal giorno successivo, per definire se e quando i medici sono in presenza di condizioni che impongono di dare attuazione a un testamento biologico. Si discuterà attorno a casi specifici, si duellerà fra il capezzale dei malati e le aule dei tribunali sulla gravità o meno delle condizioni di un determinato paziente e sul dovere di cessare le cure o di lasciarlo morire per fame. Ormai sappiamo che in Italia nelle maglie grigie della legge si inseriscono le sentenze «creative» di questo o quel magistrato. Una prospettiva che il Parlamento è ancora ampiamente in tempo per evitare.

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