Caivano, oltre l'orrore

Dietro la morte dei piccoli Fortuna e Antonio nel quartiere Parco Verde, un tessuto sociale disgregato. Parla il parroco don Maurizio Patriciello 

Parole chiave: caivano (1), parco verde (1), camorra (2)
Caivano, oltre l'orrore

Il quartiere Parco Verde è «nato col peccato originale», è un ammasso di palazzi «brutti come la fame». A parlare è il parroco, don Maurizio Patriciello. Quanto alla chiesa, dedicata a san Paolo Apostolo, «ho cercato di renderla più dignitosa facendo arrivare da Ortisei una bella statua della Madonna, comprando un bel crocefisso, per dare più dignità, per offrire un angolo di bello a chi è circondato da tanto squallore».

Il quartiere è stato progettato a tavolino con il solo scopo di dare un’abitazione alla gente sfollata dalle zone distrutte dal sisma dell’Irpinia nel 1980, ma è rimasto alla fase iniziale. Dopo i casermoni, non si è fatto più nulla. Accanto alla parrocchia c’è un parco giochi che da più di trent’anni aspetta di essere inaugurato, diventato area di sterpaglie e rovi, ricettacolo di spacciatori e covo di tossicodipendenti. Parco Verde è un quartiere senza infrastrutture, dove lo Stato è completamente assente.

«Hanno ammassato qui i poveri e non hanno dato loro niente», prosegue don Patriciello, «questa è una zona dove chiunque occupa arbitrariamente il suolo pubblico, dove non ci sono vigili urbani, dove impera solo la camorra. Sì, questo quartiere ha due industrie: lo Stato e la Camorra. Lo Stato ha sempre le porte chiuse: bussi, chiedi e nessuno ti risponde; la Camorra, invece, ha sempre e comunque le porte aperte. Lì chiunque riceve: chi poco, chi tanto, tutti ricevono. Ma chi riceve vende insieme la propria dignità, la propria libertà. Da quella porta non puoi più tornare indietro».

Le grandi piaghe sono la droga, la disoccupazione, la dispersione scolastica dei ragazzini. Alcuni amministratori locali hanno proposto di tenere le scuole aperte anche al pomeriggio per offrire un luogo sicuro ai bambini, ma ovviamente chi non frequenta al mattino non frequenterà neanche al pomeriggio. «Bisogna mettere i genitori in condizioni di vivere onestamente», continua il parroco, «tanti vorrebbero farlo ma non trovano la possibilità. Ci sono tanti genitori che non riescono a dare da mangiare ai propri figli. La Chiesa è l’unico ponte presente, fa tanto ma non può risolvere il problema lavoro. Abbiamo un dispensario aperto 24 ore su 24, lavorano con me due suore di una congregazione spagnola e tanti laici, ma non basta mai». Di fronte alla disperazione «la gente non si rivolge ai servizi sociali perché ha paura, spesso l’unica risposta che danno è la sottrazione dei minori ai propri genitori».

Con grande coraggio il parroco si batte da anni per ottenere l’attenzione delle istituzioni, ma riceve solo parole. Papa Francesco nella Laudato si’ scrive: «La società, attraverso organismi non governativi e associazioni intermedie, deve obbligare i governi a sviluppare normative e procedere a controlli più rigorosi. Se i cittadini non controllano il potere politico (nazionale, regionale, municipale) neppure è possibile un contrasto dei danni ambientali». Ora il quartiere Parco Verde è al centro dell’attenzione mass mediatica per il caso della piccola Fortuna Loffredo. Su questa vicenda giornali e talk show hanno costruito il modello del “palazzo degli orrori”, si è arrivati a dire che il quartiere dovrebbe essere raso al suolo, senza rendersi conto che, così facendo, si criminalizzano gli innocenti. Si è arrivati a creare il binomio povertà uguale pedofilia e su questo don Patriciello si scaglia con particolare vigore: «La pedofilia è un crimine presente in tutta la società, è un dramma trasversale. State attenti, se un attore, un uomo politico, una persona nota lascia la moglie e i figli per un’altra donna e ha altri figli, si parla di “famiglia allargata”, in questa storia invece si è sempre usato il termine “promiscuità”. I poveri sono discriminati anche con l’uso delle parole». 

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