Torino alla prova dei profughi

Via Giordano Bruno - Paziente lavoro di Comune, Regione, Prefettura, Diocesi e Compagnia di San Paolo per collocare in strutture attrezzate i rifugiati. Sconcerto a Roma il 24 agosto per il violento sgombero di una palazzina 

Parole chiave: ex Moi (3), profughi (55), rifugiati (30), Torino (730), Roma (29)
Torino alla prova dei profughi

Girano numeri fuori controllo sui rifugiati politici nell’ex Villaggio Olimpico di Torino, via Giordano Bruno. Di qualche giorno fa è la notizia che ci risulta infondata –  diffusa da un quotidiano locale –  che i sotterranei delle palazzine nascondano 400 profughi in più rispetto agli 800 censiti nei mesi passati.  Secondo nostre fonti, che riteniamo attendibili,  i numeri sono più bassi, trovano riparo nei sotterranei meno di 100 persone:  la confusione di cifre non premia, anzi sembra boicottare il paziente lavoro del Comune, della Regione, della Prefettura, della Diocesi di Torino e della Compagnia di San Paolo per un vero conteggio e per una progressiva, incruenta ricollocazione delle persone titolari di protezione internazionale e umanitaria.

L’occupazione abusiva delle palazzine di via Giordano Bruno è motivo di forte tensione nel quartiere dei vecchi Mercati Generali: nessuno nega il problema ma l’esodo dei popoli è una tragedia epocale che Torino sta cercando di affrontare evitando la violenza andata in scena a Roma il 24 agosto durante lo sgombero di 400 profughi in miseria; sconcertante in quell’occasione la soddisfazione espressa da frange estreme della politica. Fra le voci di condanna alle «maniere forti» si è alzata quella del segretario di Stato Vaticano card. Pietro Parolin.

Il caos mediatico non aiuta. La vicenda dei profughi è una cosa ben distinta dall’immigrazione irregolare: riguarda rifugiati inseriti nei programmi di protezione, che l’Italia ha sottoscritto con l’impegno a trovare collocazione ai rifugiati. Le istituzioni  si muovono all’interno di questo quadro. La strategia torinese: liberare le palazzine di via Giordano Bruno mano a mano che gli enti locali e il terzo settore, coinvolto attivamente nel  programma, individueranno sistemazioni alternative, piccoli alloggiamenti, soluzioni che non riproducano più la concentrazione di centinaia di persone nello stesso luogo. I primi trasferimenti sono previsti quest’autunno. Il Comune offrirà alcuni alloggi e sta per varare un bando finalizzato all’emergenza abitativa che terrà conto anche dei profughi; la Diocesi metterà a disposizione 80 posti a turnazione per tre anni; la Compagnia di San Paolo stanzierà fondi a sostegno del piano complessivo di interventi.

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