Torino, a scuola la narrazione contro il terrorismo

Un gemellaggio nato con istituti spagnoli e italiani che hanno lavorato sulla tragedia dell'attenato alla stazione Athoca di Madrid. Ora Il progetto sbarca nelle scuole di Torino conun workshop internazionale venerdì 21 pomeriggio e sabato 22  mattina nel quale saranno presentati i risultati finali con dibattito tra gli studenti

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Torino, a scuola la narrazione contro il terrorismo

Non si capisce bene che cosa possa portare un giovane occidentale ad imbarcarsi per il Medio Oriente per arruolarsi nelle file dell’ISIS o ad aderire ad un gruppo di nostalgici neonazisti. Fanatismo religioso o politico? Voglia di avventure? Gusto per il pericolo? Contestazione del mondo di vivere occidentale? Crisi esistenziale giovanile?

Forse un po’ tutti questi aspetti insieme, e forse con alcuni di essi si potrebbe dialogare, ma bisognerebbe prima riuscire ad instaurare un “contatto” con il nostro giovane. Agganciarlo, interessarlo a noi che non facciamo della violenza un credo.

Ecco, come si fa a rendere la non violenza seduttiva? Da sempre la violenza ha esercitato un fascino notevole. Il male si racconta, si fa leggere, attira: thriller, noir, film su mafia, film di guerra, su bande di criminali, morti, esplosioni, sangue, horror, ecc. Il bene invece normalemente non ha intreccio, è fondamentalmente un po’ noioso.. Anche il cattolico Manzoni ha dovuto creare un turpe desiderio nel signorotto Don Rogrigo per far partire e mandare andare avanti gli I promessi sposi per centinaia di pagine. Avesse raccontato solamente “gli sposi” si sarebbe probabilmente fermato presto, a meno che non avesse messo in scena un tradimento, un femminicidio ecc,, ma chiaramente Manzoni non era il tipo (per nostra fortuna).

Tolstoj è stato ancora più esplicito e ha dichiarato tutto subito nel famossissimo (e così bello) incipit della sua Karenina: “Tutte le famiglie felici sono simili, ma ogni famiglia infelice è infelice a modo suo”, e giù pagine di grande fascino su come Anna si muove dentro questa fondamentale costatazione.

Allora è chiaro che “contro-narrare” qualcosa di uguale e contrario alla potenza che esercita la violenza degli atti terroristici – perché è di questo che stiamo parlando – è un’impresa ardita e nuova, allo stesso tempo.

L’Unione europea si è accorta però di dover tentare una risposta al problema dei nostri giovani affascinati da siti Web, da pagine su Facebook, da tweet che inneggiano ad armarsi e compiere attentati. La sfida è stata raccolta dalle associazioni vittime del terrorismo spagnola, inglese, francese e italiana. Quest’ultima poi è stata la promotrice di un bel progetto nelle scuole di Torino e i risultati finali saranno ora dibattuti durante un workshop internazionale (venerdi 21 al pomeriggio e sabato 22 alla mattina a Torino).

Dopo i saluti del sindaco Fassino, del vicepresidente del Consiglio regionale Boeti e del Presidente dell’associazione vittime del terrorismo italiane Notaristefano, verrà illustrata da Luca Guglielminetti la problematica della contro-narrazione al terrorismo niente affatto scontata: non si può usare lo stesso linguaggio del “nemico”, distruzione e violenza, seppur per raccontare il contrario, ma bisogna partire da altri storytelling basati invece sulle testimonianze delle vittime e non aver paura di ironizzare sui messaggi dei terroristi.

Seguirà, Marinella Principiano, l’esperienza della scuola Steiner di Torino che ha portato avanti il progetto annuale di realizzare dei video di contro-narrazione, e quindi un collegamento via skype con gli USA per dar voce alle vittime dell’11 settembre e con loro discutere di strategie contro-comunicative e di prevenzione. Serrano (Spagna) e Prosperini (Francia) analizzeranno nel dettaglio i risultati del progetto realizzato in Italia con le scuole. Sabato mattina invece i lavori saranno improntati alla discussione tra espertiDopo i saluti di Giovanna Pentenero, assessore all’istruzione del Piemonte, e di Elena Piastra, vicesindaco di Settimo torinese, prenderanno la parola e discutteranno tra loro esperti su i gruppi religiosi estremistici (Cristina Caparesi) e sulla “importazione/esportazione” di terrorismo in Italia (de Divitiis), la giornalista Andreja Restec sul rapporto dei media e i rapiti dall’ISIS,mentre il rappresentante del nostro Ministero dell’istruzione (Emiliano De Maio) dialogherà con Fondazione perla Scuola- Compagnia di San Paolo (Claudia Mandrile) sui possibili percorsi di formazione nelle scuole e tra docenti.

Alla fine Gianni Ferrero, che ha partecipato attivamente al progetto nelle scuole realizzando con la sua azienda una piattaforma dedicata (http://www.c4c-project.org) individuerà le ragioni e i metodi per continuare questa eperienza, quanto mai necessaria per i giovani, per la scuola, per gli europei tutti, e non solo.

Per informazioni: info@c4c-project.org

Tutti i lavori potranno essere anche seguiti in streaming

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