Giustizia minorile in pericolo

Intervista alla dott.ssa Anna Maria Baldelli, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni del Piemonte e Della Valle d’Aosta

Parole chiave: tribunali (1), giustizia (15), minori (9)
Giustizia minorile in pericolo

Ago della bilancia dell’estenuante dibattito sulle unioni civili, che occupa in questi giorni le prime pagine dei quotidiani e le aperture dei Tg, c’è la «stepchild adoption», impronunciabile termine inglese sul quale perfino l’Accademia della Crusca ha sentito il bisogno di intervenire, suggerendo di tradurre «adozione del figlio del partner» o meglio «adozione del configlio». Si dibatte sulla situazione di 550 minori in tutt’Italia che vivono all’interno di una coppia omossessuale e ai quali, secondo i sostenitori del decreto Cirinnà, solo l’adozione del partner del genitore biologico potrebbe garantire un futuro sereno.

I giornali non parlano d’altro. Non fa altrettanto rumore, purtroppo, il dibattito parlamentare sulla riforma dei Tribunali minorili, che una proposta votata il 28 gennaio dalla Commissione Giustizia della Camera prospetta di abolire a vantaggio di un nuovo Tribunale «della famiglia» presso i tribunali ordinari, cui la giustizia minorile finirebbe accorpata presso «sezioni specializzate distrettuali» secondo un emendamento firmato dalla presidente della Commissione Donatella Ferranti (Pd) in nome della razionalizzazione delle spesa.

Qui in ballo non c’è la sorte di 550 minori - che certamente come tutti i minori hanno il diritto a crescere in una famiglia in grado di educarli e sostenerli nel cammino verso la vita adulta - ma di migliaia, molte migliaia di minori autori di reato che vivono in comunità (20 mila) o nelle carceri minorili (400), e la situazione di centinaia di migliaia di bambini in difficoltà o abbandonati per i quali si svolgono procedimenti civili, pratiche di adozione, tutela, affidamento, revoca della potestà genitoriale, affidi in caso di separazione o divorzio. Tutto questo e molto altro attiene alla giustizia minorile, penale e civile: i giudici che se ne occupano sono preoccupati che l’accorpamento ai tribunali ordinari finisce per essere un’anticamera della soppressione della giustizia minorile. Ne abbiamo parlato con Anna Maria Baldelli, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni del Piemonte e Della Valle d’Aosta.

Dottoressa Baldelli nella sua relazione pronunciata lo scorso 30 gennaio a Palazzo di Giustizia, durante l’inaugurazione del nuovo Anno giudiziario, ha espresso un forte disappunto riguardo la riforma del «Tribunale della famiglia» che prevede la soppressione del Tribunale dei minori e l’Ufficio della Procura per i minorenni. Con lei anche i suoi colleghi in questi giorni comunicano preoccupazione su questo accorpamento motivato dalla necessità di tagliare le spese…

Come accade in alcune Procure ordinarie deve accadere anche nelle Procure per i minorenni: dove non ci sono i numeri vanno accorpate ma vanno accorpate fra Procure dei minorenni e non fra Procure dei minorenni e Procure ordinarie perché confondere questi due uffici semplicemente con la creazione di un gruppo specialistico, come vorrebbe la proposta di riforma, significa che tutti faranno tutto dopodichè nessuno saprà più fare nulla. È indubbio che ci siano esigenze di razionalizzazione e di unificazione delle competenze: l’associazione dei magistrati minorili di cui faccio parte, aveva proposto un progetto - anche su sollecitazione del Governo - che non è stato neppure preso in considerazione. In ogni caso, se questa riforma si vuole fare, si abbia il coraggio di dire che la specializzazione non ci sarà più perché creando, come prevede la riforma, le Sezioni specializzate distrettuali, al giudice specializzato non arriverà più nulla di ciò che arriva oggi.

 

Cosa significa?

La nostra Procura in media ha più di 4500 procedimenti civili nuovi all’anno con 800 ricorsi: tutto il resto non si butta a mare ma si archivia perché il nostro ufficio fa dà filtro cercando di evitare che venga giurisdizionalizzata qualsiasi situazione di disagio. Questo significa che lavoriamo con i servizi, sollecitiamo la formulazione di progetti in base alle segnalazioni, promuoviamo collaborazioni con il territorio. Questo significa promuovere attività di prevenzione nella scuole, convenzioni con l’Università, con le associazioni perché possano offrire opportunità di sostegno e di educazione alle famiglie e ai ragazzi. E qui potrei citare numerosi progetti, ad esempio quello contro il bullismo o il progetto «Pippi» che sostiene la crescita dei bambini con famiglie in difficoltà proteggendoli con affidi temporanei, mantenendo

i legami con la famiglia d’origine. Tutto questo se passerà la riforma non ci sarà più perché la giustizia ordinaria non avrà più tempo per gli interventi sul territorio.

E allora dov’è il risparmio a lungo termine se alla base della razionalizzazione c’è la motivazione economica?

Non ci sarà perché questo significa che tutte le segnalazioni, senza l’opera di filtro che fa l’attuale Giustizia minorile -  diventeranno procedimenti in tribunale. E cioè tutti i genitori avranno la nomina di un difensore che verrà pagato dalla Stato e se questo è un risparmio…

Cosa proponete voi magistrati minorili?

L’unica possibilità – se la riforma deve essere fatta – è che si rispetti nella realtà la specializzazione: o si mantiene la Procura minorenni autonoma pur assorbendo il Tribunale con quelle caratteristiche di protezione (cioè nomina del Csm e organico previsto dal Csm), oppure viene assorbita dalla Procura ordinaria ma anche qui con un’organizzazione definita dal Csm e la nomina dei magistrati definita dal Csm perché altrimenti la specializzazione non ci sarà più.

Si spieghi meglio…

Una volta esaurita la specializzazione degli attuali membri del gruppo dei magistrati minorili chiunque potrà farvi parte e per i giovani magistrati non ci sarà più un trapasso di nozioni. Senza contare che se faccio parte di un gruppo specialistico non mi occuperò solo dei minori ma dovrò occuparmi anche di altro. Come magistrato ordinario, ad esempio, dovrò fare il turno arrestati sia per gli adulti che per i minori: ma lo sa che il 90% delle telefonate alla nostra Procura, giorno e notte,  riguardano bambini in pericolo? E se questi turni li dobbiamo fare tutti perché tutti saremo nell’ordinario non ci sarà più specializzazione… Noi come Procura abbiamo una competenza distrettuale che attiene al Piemonte e Valle d’Aosta: se passa la riforma saremmo assorbiti in una Procura che si occupa per gli adulti di reati che riguardano solo Torino e prima cintura. E gli altri?

Dunque come lei ha sottolineato nella sua relazione così verrà cancellata la cultura dei minori…

Vede, la nostra esperienza sui minorenni si fonda non solo su conoscenze teoriche ma sull’esperienza pratica e quotidiana che ha anche in alcuni casi significato sacrificio perchè sono consapevole che sono stati fatti errori e quegli errori li hanno pagati certamente i ragazzi e le famiglie. Tutto un patrimonio che con l’accorpamento all’ordinario verrebbe disperso, sacrifici inutili. Se ha un senso che qualcuno abbia pagato un costo per la nostra specializzazione, è importante che questo patrimonio non venga perduto. Perché se dobbiamo ricominciare ogni volta lo facciamo sulla pelle di minori.

Il Processo minorile, che tutta Europa ci invidia, è stato «copiato» da quello degli adulti perché funziona...

Esatto. Ad esempio l’istituto della messa alla prova è nato nella Giustizia minorile e poi trasferito in quella degli adulti per trasformare il reato in una opportunità di crescita a partire però da una assunzione di responsabilità. Quando un ragazzo viene messo alla prova siamo noi insieme ai servizi e al ragazzo stesso che costruiamo un percorso di reinserimento. Il percorso può essere una scatola che rimane vuota se non c’è l’attivazione di un processo e in questo momento storico nel quale le risorse sono assolutamente limitate la funzione della Procura dei minori è precisamente quella di promuovere la realizzazione di opportunità concrete. Un esempio, per citare un’esperienza della nostra Procura, è la convenzione che abbiamo stipulato con la Piazza dei Mestieri di Torino che ha aperto una sua sede gestendo il bar del Tribunale con i ragazzi che hanno frequentato alla «Piazza» i corsi di formazione professionale di ristorazione. E alcuni minori che hanno un procedimento penale e che sono in messa alla prova stanno frequentano i corsi alla Piazza. Oppure il recentissimo protocollo d’intesa che abbiamo sottoscritto come Procura – primo in Italia - con gli assessorati regionali e alla Sanità e alle Politiche sociali riguardo la vigilanza sulle comunità (187 in Piemonte) che ospitano i minori per contrastare i disservizi. O la procedura operativa che abbiamo predisposto per gestire le segnalazioni di minori dediti alla prostituzione…

Con quali risultati?

Secondo i dati del ministero, il 95% delle messe alla prova vanno a buon fine e la riprova è che il numero delle denunce è diminuito, così pure la recidiva. Questo è il risultato dell’immane lavoro di prevenzione su tutto il territorio nazionale che fa la Giustizia minorile e che non potrebbe farla – per ragioni di tempo – quella ordinaria. Per ottenere questi risultati occorre intervenite quando i bambini sono piccoli laddove già si manifesta il disagio (per incuria e inadeguatezza della famiglia) che, se non intercettato, diventa poi reato penale. Andando a ricostruire la storia di alcuni ragazzi infatti ci siamo resi conto che il disagio c’era già in tenera età. 

Ma se non si risparmia e se si rischia di interrompere un sistema che funziona perché  questa riforma?

In un momento come quello attuale nel quale indubbiamente bisogna porre attenzione a come spendere il denaro pubblico, è necessario razionalizzare. Questo è lo spirito della riforma che non può essere che condivisibile. Il problema è che si è ipotizzato un testo  senza tenere conto della realtà: come fa il Parlamento e il ministero a riformare una Procura della quale non sa quali siano le competenze? Nella più perfetta buona fede può pensare che sia semplice e fattibile ma nella realtà non è così  proprio perché le competenze civili (ad esempio l’opera di prevenzione sul territorio) non sono un optional ma sono proprio alla base della politica giudiziaria minorile. Perché, ripeto, se un bambino non lo soccorri quando ha bisogno, quando diventerà grande è molto facile che prenda una strada verso la delinquenza.

Se già oggi il mio ufficio, composto di sei persone (pochissime se si pensa che abbiamo in carico due regioni) dovesse essere assorbito nella Procura ordinaria di Torino –  un ufficio straordinario che io conosco bene perché ci ho lavorato per 8 anni -  vorrebbe dire assolutamente togliere la possibilità - come facciamo ora - di mettere in campo, oltre ai procedimenti a tutela dei minori, tutte le iniziative sul territorio che hanno valore educativo e preventivo.

Quando ci sono uffici con pochi carichi di lavoro la soluzione è quella di accorparli…

Certamente, d’altra parte non è pensabile che si possa accettare che una regione come la Sicilia abbia quattro Tribunali dei minorenni, la Puglia tre, la Calabria due e il Piemonte e la Valle d’Aosta un unico Tribunale, quando per numero di procedimenti civili e penali siamo secondi solo al Tribunale dei minorenni di Milano. Per dare un’idea di cosa ci occupiamo oltre al penale, l’intervento civile significa che il magistrato che è in turno arrestati, ad esempio, riceve la telefonata dove si segnala che c’è un neonato che i genitori vogliono portare via dall’ospedale in condizioni non compatibili con una dimissione. E quindi bisogna intervenire subito. Oppure un bambino che viene trovato solo per strada, oppure come è capitato qualche settimana fa – ed è un caso che ho portato d’esempio all’inaugurazione dell’anno giudiziario -  ci è stato segnalato il ricovero di una bambina di tre anni che aveva i genitali ustionati e un altro bimbo a casa con il papà tossicodipendente che verosimilmente era stato l’autore di quelle ustioni. Qui si deve intervenire immediatamente e noi siamo attrezzati a farlo. Ma se io sono impegnata con 50 arresti, come mi è capitato in un turno alla Procura ordinaria perché era stata fatta una retata, io non potrò dedicare a questi bambini l’attenzione che dedico oggi. E qui ritorna il discorso della prevenzione. Se io trovo subito una soluzione per quella bambina ustionata forse tra dieci anni quella ragazzina sarà salva. Questa è la giustizia minorile che ci apprestiamo a rottamare. Vogliamo questo per il nostro futuro e per quello delle nuove generazioni? 

baldelli-m
Tutti i diritti riservati

Documenti

archivio notizie

13/12/2017

Watergate, la forza della stampa e le dimissioni di Richard Nixon

Pagine di storia - Il caso che scosse gli Stati Uniti e nulla fu più come prima 

19/12/2016

Oafi fa del bene non solo a Natale

La pasticceria Racca per Oafi. Il ricavato dalla vendita dei panettoni a sostegno dei progetti di Oafi in Mozambico 

18/10/2016

Dieci anni dopo: Ratisbona e il dialogo tra le civiltà nel discorso di Benedetto XVI

Tre autorevoli esperti rileggono quell’intervento di papa Ratzinger che ancora oggi, a distanza di dieci anni, fa discutere e interroga dentro e fuori la dimensione teologica ed ecclesiale

29/09/2016

Nella terra dei "Like"

Una riflessione critica sul tema dei Social network e le relazioni virtuali