Ferrovia dell'aeroporto, l'occasione per ripensarci

Cinque avvisi di garanzia per tangenti nell'appalto del contestatissimo tunnel di corso Grosseto. Esistono progetti alternativi, da rispolverare

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Ferrovia dell'aeroporto, l'occasione per ripensarci

Se venisse confermato il pagamento di tangenti nell’appalto dei lavori del futuro tunnel di corso Grosseto (rifacimento di 3 chilometri di ferrovia verso l’aeroporto) «sarebbe opportuno annullare la gara e partire con un nuovo bando, con un progetto completo e ben fatto». Questa dichiarazione del segretario regionale del Pd Davide Gariglio – rilasciata lo scorso week end a un quotidiano torinese, dopo la notizia di 5 avvisi di garanzia – non si limita a chiedere legalità, ma propone di ridiscutere il progetto ferroviario.  Il tunnel di corso Grosseto è un’opera contestatissima, approvata senza dibattito in Consiglio comunale; un’opera da 131 milioni, promessa 13 anni fa e ancora ferma sulla carta.

Le Amministrazioni che idearono quel tunnel nel 2002 (Chiamparino in Comune, Ghigo in Regione) intendevano dirottare la ferrovia dell’aeroporto dagli attuali binari di via Stradella a corso Grosseto, per arrivare a collegarli con il Passante Ferroviario. I tempi eterni dei preliminari, che oggi si incagliano nelle secche dell’inchiesta giudiziaria (tangenti risalenti all’era Cota), congelarono ogni ragionamento alternativo sulle politiche di trasporto nell’area nord di Torino. In particolare, in  questi 13 anni, il miraggio di corso Grosseto ha messo sotto silenzio l’esistenza di una possibile, molto sensata  alternativa per il potenziamento della linea dell’aeroporto: la presenza di binari abbandonati alle porte del centro storico (corso Giulio Cesare) i quali, con interventi più contenuti sul fronte dei costi, potrebbero essere raccordati alla ferrovia perché si spinga nel cuore della città, come accadeva in passato, in una sorta di nuova linea di metropolitana fra Torino e Caselle.

L’attenzione della magistratura sulla procedura d’appalto (risulta indagato anche l’ex assessore regionale ai Trasporti Barbara Bonino, An) offre un’occasione per ripensare gli scenari generali. I gruppi Cinque Stelle e Pd hanno chiesto di sospendere l’assegnazione dei lavori, si appuntano sui problemi interni al progetto di corso Grosseto, ma non sbaglierebbero ad allargare la riflessione. A detta di vari osservatori non si tratta di scartare per sempre la galleria di corso Grosseto (può restare opportuno collegare il Passante Ferroviario) ma di rispolverare i binari di Porta Palazzo, colpevolmente dimenticati. Questi binari esistono già, costituiscono un corridoio di metropolitana già quasi pronto: perché lasciarlo alle ortiche? Il progetto di corso Grosseto ha tempi sempre più lunghi e incerti…

Il recupero dei binari di Porta Palazzo non escluderebbe il tunnel di corso Grosseto: potrebbe precederlo in ordine di tempo ed eventualmente affiancarlo, in futuro, evitando che l’intero traffico dei treni diretti alla periferia nord, a Caselle e al Canavese intasi il Passante Ferroviario. Sono state studiate varie ipotesi per ripristinare i binari abbandonati (molto attivi su questo fronte appaiono Legambiente, il movimento Cinque Stelle e vari comitati di cittadini) ma sono sempre mancate le sponde politiche. Che stiano finalmente arrivando le condizioni per ripensarci?

Sul piano tecnico, il ripristino dell’asse via Stradella-Porta Palazzo esigerebbe una sola variante – fondamentale - rispetto ai disegni del tunnel di corso Grosseto: ha bisogno che a Madonna di Campagna, nello snodo di corso Potenza, l’eventuale tunnel di corso Grosseto e dei connessi sottopassi per auto non recida l’attraversamento degli attuali binari diretti in via Stradella. Nelle carte è previsto che vengano messi in disuso e segati, interrotti; ma è proprio dalla sopravvivenza dell’attraversamento ferroviario verso via Stradella che dipende la possibilità di collegare Caselle a Porta Palazzo. La battaglia parte dunque di qui: dalla difesa del nodo ferroviario di corso Potenza.

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