Settimo: le periferie sono una ricchezza

Viaggio nei centri della cintura torinese. Sfiorato il sogno di capitale della cultura 2018, la città punta su commercio e sanità. Parla il sindaco Fabrizio Puppo. Le cinque parrocchie cittadine investono a tutto campo sui giovani e gli oratori. 

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Settimo: le periferie sono una ricchezza
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di Emanuele Franzoso 

«Settimo, bella da vivere», dice il motto della città a sette miglia da Torino, direzione nord, che si sta avvicinando a quota 50 mila abitanti. Un tempo era abitata da lavandai e contadini, da anni è caratterizzata da una forte vocazione industriale, ma anche culturale. Da qualche mese è sorto un polo del lusso, a pochi metri da dove sono ospitati richiedenti asilo, ma la città convive bene anche con questi contrasti. Quest’anno Settimo Torinese ha sfiorato il sogno di diventare capitale italiana della Cultura 2018, vinto poi da Palermo. Abbiamo intervistato il sindaco, Fabrizio Puppo.

Settimo non si è scoraggiata dopo la mancata vittoria - di un soffio - come capitale italiana della Cultura ed è attivissima da sempre nel promuovere questo ambito. Quali sono gli aspetti a cui state facendo maggiore attenzione?

La candidatura è stata il frutto di un lavoro di trent’anni di amministrazione in continuità. Una ricetta articolata, ma anche semplice: la stabilità politica crea equilibrio e in questi anni ha consentito di lavorare in continuità coi progetti precedenti. Se negli anni Ottanta Settimo era tristemente nota come il luogo in cui da Torino si andava a comprare la droga, oggi non è più così: ha uno dei centri pedonali più importanti del torinese, un’importante biblioteca, tra le più grandi del Piemonte, un ecomuseo, la Casa della musica e 200 associazioni attive sul territorio. Una città viva e bella da vivere.

Quante risorse del Bilancio comunale si investono nel sociale? Sono attivi progetti mirati?

Definire l’esatta spesa è complicato, ma possiamo dire che si aggira intorno ai 6 milioni di euro su un bilancio che pareggia intorno ai 40. I capitoli di spesa riguardano affitti assistiti, cantieri lavoro, welfare e servizi per le persone con disabilità.

È attiva anche una mensa sociale? Quante persone coinvolge?

Nel centro territoriale di protezione civile «Teobaldo Fenoglio», dove sono accolti anche i migranti, è attiva una mensa sociale che deriva proprio dall’economia di scala del Centro, a cui ogni giorno accedono 40 persone disagiate.  

Sindaco, come state gestendo l’accoglienza, la fase di integrazione e le risorse derivanti dall’attività pro migranti?
Abbiamo ricevuto dal governo 480 mila euro una tantum in osservanza di una mozione che prevede risorse ai comuni attivi nell’accoglienza. Le risorse vengono ridistribuite su sociale e città: da un lato, per progetti rivolti ai meno abbienti; dall’altra, destinati alla riqualificazione del parco tra Settimo e San Mauro, danneggiato dall’alluvione.
Può farci qualche esempio di progetti sociali finanziati grazie a questo contributo?
Oltre ad attività di volontariato rivolte ai profughi e ad altri progetti per favorire integrazione e inclusione, come le borse di studio, abbiamo deciso di impegnare 100 mila euro per l’emergenza abitativa, riqualificando alloggi Atc, che verrebbero abitati da una dozzina di famiglie attualmente ospitate in residence che oggi costano alla Città 300 mila euro l’anno. Il risparmio, notevole, potrebbe essere una risposta più efficace all’emergenza abitativa.

La crisi lavorativa a Settimo sta presentando un conto salato, come lo giustifica? Contemporaneamente è stato inaugurato un ampio outlet del lusso...

La situazione è difficile nel Nord Ovest, Settimo ha comunque una discreta vocazione artigianale e sul suo territorio insistono aziende come Pirelli, Lavazza, Oréal, che assumo ancora. Poi abbiamo avuto la crisi Armani, frutto di una scelta di delocalizzazione nell’Est europeo. È presto per fare bilanci sul polo del lusso, ma le previsioni parlano di almeno 700 posti di lavoro e un po’ di indotto (alla luce di un futuro ampliamento): una ricaduta occupazionale non ancora percepita soprattutto perché, nella fase iniziale, i negozi tendono a portare personale già attivo in altre sedi e, solo in un secondo momento, ad assumere nuovi dipendenti che vivono sul territorio. Per fare un esempio, i pizzaioli dell’outlet prima lavoravano in quello di Serravalle, ma il processo seppur graduale è partito.

Anche le partecipate sono in difficoltà. Penso alla società di servizi Global e ai suoi dipendenti…

Purtroppo sì, ma stiamo seguendo la vicenda e nell’ultimo bando di gara per il teleriscaldamento è stata presentata un’offerta in cui è previsto anche l’impegno di riassumere le 27 maestranze.

Come sta andando l’esperienza dell’Ospedale civico di Settimo?
Stiamo procedendo per l’accreditamento definitivo, che segnerà la fine della fase sperimentale. L’ospedale sta crescendo, partiranno a breve ambulatori specialistici con medici primari. Questo era uno dei punti del mio programma, propedeutico a un secondo: un Centro di primo soccorso che possa sgravare gli altri ospedali nei codici bianchi e verdi, e ottimizzare le tempistiche come già avviene per le altre attività dell’ospedale a livello di riabilitazione.

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Parrocchie, giovani al centro

di Stefano Di Lullo

Le cinque parrocchie di Settimo Torinese negli ultimi anni operano insieme per il rilancio della città post-industriale con iniziative pastorali comuni, ma anche in dialogo con l’amministrazione comunale, a sostegno del welfare, dei giovani e delle famiglie.

In particolare le comunità parrocchiali (Unità pastorale 28) hanno scelto di investire a tutto campo sui giovani. I sei centri giovanili delle cinque parrocchie settimesi (San Giuseppe Artigiano, San Vincenzo de’ Paoli, San Pietro in Vincoli, San Guglielmo Abate in frazione Mezzi Po, Santa Maria Madre della Chiesa con due oratori, Santa Maria e Ss. Trinità) dal 2015 sono uniti nel coordinamento «Oratori di Settimo» a cui siedono i parroci, i responsabili degli oratori, dell’Agesci, della Gioc, di Azione Cattolica con lo scopo di unire le forze e  le realtà giovanili parrocchiali per costruire una Pastorale giovanile cittadina, che si faccia carico dei problemi reali che vivono i ragazzi.

Gli «oratori di Settimo» in particolare hanno avviato una collaborazione con il Centro Fenoglio che, gestito dalla Croce Rossa, ospita i migranti attraverso il piano Sprar di Prefettura e Comune.

Tra i numerosi rifugiati c’è un certo numero di ragazzi maggiorenni che frequentano percorsi di formazione in città. «Cerchiamo dunque di accompagnarli», afferma don Antonio Bortone, parroco di San Vincenzo e San Pietro in Vincoli «oltre la scuola cominciando dagli oratori, in modo che si inseriscano appieno nel tessuto sociale e possano costruirsi un futuro».

Alcuni di loro si uniranno agli animatori che presteranno servizio nelle attività dell’oratorio estivo a giugno e luglio. «Non si tratta di un progetto», sottolinea don Bortone, «ma dell’azione educativa ordinaria degli oratori e della Pastorale giovanile chiamati ad accogliere e prendersi cura di ogni giovane».

Nelle parrocchie San Vincenzo de’ Paoli e San Pietro in Vincoli ci si prepara ad avviare dal prossimo autunno un nuovo Centro d’ascolto che accompagni le famiglie nella fragilità a tutto tondo andando oltre gli aiuti imminenti.

In questi mesi è partita la fase di formazione dei volontari con il supporto della Caritas diocesana.

«Settimo è una città viva», sottolinea don Teresio Scuccimarra, moderatore dell’Up 28 e parroco di San Giuseppe Artigiano, «gente laboriosa che oggi porta i segni della crisi. L’attività produttiva ha tenuto, ma si è ridimensionata, le assunzioni sono ferme da anni. Come comunità abbiamo reagito. Con le parrocchie cittadine dal 2013 abbiamo iniziato un cammino per lavorare insieme con un Tavolo di lavoro strutturato.  Dallo scorso autunno è attiva la Commissione dell’Agorà del sociale di Up costituita su impulso dell’Arcivescovo che opera in sinergia con l’Ufficio per la Pastorale del Lavoro della diocesi con al centro il tema dei ‘neet’ particolarmente urgente a Settimo». La commissione riunisce parrocchie associazioni cooperative sociali del territorio. 

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