Rivoli, 90 telecamere per la sicurezza

Intervista al Sindaco Franco Dessì: "E' il più importante progetto del piano periferie, che in tutto vale 7 milioni di euro". È imponente la rete della carità che le sette parrocchie di Rivoli (Unità pastorale 36) hanno messo in campo in sinergia con Comune e servizi sociali 

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Rivoli, 90 telecamere  per la sicurezza

di Andrea Ciattaglia

Rivoli si candida ad essere la città più videosorvegliata della cintura torinese, una delle più attrezzate d’Italia per il controllo ottico del territorio.

Il più corposo progetto presentato dal Comune al Governo all’interno del Piano periferie (le cui risorse vengono date dagli uffici tecnici dei Comuni dell’area metropolitana torinese in arrivo per i prossimi mesi, forse già entro la fine dell’anno) è quello di «un sistema di videosorveglianza costituito da 90 tra telecamere e controlli dei varchi d’accesso alla città, la cui installazione costerà un milione e 525 mila euro, richiesti interamente allo Stato».

Il Sindaco di Rivoli, Franco Dessì, riassume così le caratteristiche dell’apparato di fotocellule, telecamere e centraline che al momento è al livello di «studio di fattibilità» ma, secondo il primo cittadino, «viene richiesto dai rivolesi come intervento prioritario».

Sindaco Dessì, Rivoli è così insicura da avere bisogno di una mappatura totale del territorio attraverso telecamere?

Si tratta soprattutto di una questione di percezione della sicurezza; i dati in realtà segnalano Rivoli come città in linea, se non lievemente al di sotto, degli indici di criminalità e di reati diffusi commessi. Eppure il bisogno di protezione, che dissuada i malintenzionati dal compiere borseggi, furti, atti di vandalismo, è forte.

Non rischia di essere un’operazione di consenso, più che di reale necessità?

La richiesta c’è, inoltre il sistema di sorveglianza ha una sua regione anche come controllo di accesso ai varchi cittadini: abbiamo una zona pedonale che va valorizzata per tutti i rivolesi, il commercio, le attrattive storico-artistiche. Personalmente penso che quello della riqualificazione degli edifici storici e del loro utilizzo a fini turistici sia una opportunità importante, fatte salve le funzioni obbligatorie del Comune, che ovviamente vanno mantenute e finanziate. Ma, se guardiamo al ‘da fare’, ne abbiamo per vent’anni…

Si fa per dire…

No, abbiamo recentemente terminato l’analisi del fabbisogno della città che ammonta ad 83 milioni di euro. Rivoli ha in questi anni una capacità di autofinanziamento - senza aprire nuovi mutui, perché siamo impegnati nel rientro da indebitamento passato -  di 4 milioni e mezzo di euro. Il calcolo è presto fatto. Il Piano periferie dà uno slancio d’avvio ad alcuni interventi.

Quali saranno, nel dettaglio?

Una parte del piano, 950 mila euro, prevede la riqualificazione di viabilità e parchi, interventi diffusi su tutta la città; poi l’ammodernamento e manutenzione straordinaria degli edifici scolastici: la scuola media di via Gatti 18 e le quattro scuole dell’infanzia. Nel complesso il Piano per Rivoli vale 7 milioni e 420 mila euro, di cui 876 mila euro direttamente a carico del Comune, 2 milioni 553 mila euro di cofinanziamento dei privati attraverso gli oneri di urbanizzazione e 4 milioni richiesti tramite il bando nazionale.

Oltre quelle interessate dal Piano periferie, ci sono aree di trasformazione della città, altre periferie urbane sulle quali sono previsti interventi concreti?

Su questo fronte è in corso la variante strutturale al Piano regolatore della città che seguirà lo stesso principio in atto da anni: conservazione del suolo agricolo e consumo di aree libere ridotto al minimo, sotto lo 0,5 per cento annuo. Le riqualificazioni urbanistiche potranno interessare piccole ex aree produttive abbandonate, ma sono esclusi grandi interventi. Rimane poi vivo, nel senso che le autorizzazioni sono da tempo state concesse, il progetto del nuovo insediamento a Cascine Vica, via Orsiera: i privati, complice la situazione economica e del mercato immobiliare, non hanno ancora dato il via alle costruzioni.

DSC_3537 Massimo Masone

Parrocchie, solidarietà in rete

di Stefano Di Lullo

È imponente la rete della carità che le sette parrocchie di Rivoli (Unità pastorale 36) hanno messo in campo negli ultimi anni in sinergia con il Comune e i servizi sociali per dare risposte alla crisi e all’emergere delle «nuove povertà». 

Tutto partì con la fondazione del Mantello di San Martino, il centro caritativo nato presso l’omonima parrocchia (in piazza San Martino) che, gestito dalla Caritas rivolese, accoglie otto senza fissa dimora nel dormitorio e circa venti persone di famiglie in emergenza abitativa della città in alloggi dedicati.

«Dapprima abbiamo unito le forze come comunità parrocchiali che operano nella stessa città», dice don Giovanni Isonni, parroco di Santa Maria della Stella e San Martino e moderatore dell’Up 36, «poi abbiamo strutturato una collaborazione con l’amministrazione comunale. Il mondo del volontariato deve sapersi mettere in rete con le realtà del territorio perché l’impegno sia efficace: l’unica strada per andare oltre l’assistenzialismo è proprio quella di strutturare progetti che portino ad una ripresa reale e all’autonomia delle persone».

Ed ecco la nascita di Casa Cappello (via alla Parrocchia 2), la struttura comunale gestita dalla parrocchia San Martino e dal Cis (Consorzio servizi socio-assistenziali) per le famiglie che hanno perso improvvisamente la casa.

«In rete col Comune», evidenzia don Isonni, «cerchiamo di strutturare un percorso che restituisca l’autonomia a chi è rimasto senza un tetto nel più breve tempo possibile».

Da un anno è attiva, inoltre, «Casa Sagum», un alloggio a Cascine Vica (in via Tevere) ristrutturato grazie al Mantello e al Cis, che ospita donne sole con bambini. La struttura può accogliere fino a quattro nuclei famigliari in una formula di semi autonomia con spazi in comune.

Infine a «Casa Mia» dall’ottobre 2015 sono accolti dieci migranti: la risposta di Rivoli all’appello rivolto dall’Arcivescovo Nosiglia. Il progetto di accoglienza è portato avanti insieme con l’Ufficio per la Pastorale migranti della diocesi.

Dallo scorso gennaio, inoltre, le parrocchie, insieme alla comunità Masci (Movimento adulti scout) del gruppo Agesci «Rivoli 2», hanno intensificato l’impegno verso le oltre 500 famiglie seguite dalla Caritas rivolese mettendo il pane per chi fa più fatica «sul muricciolo». «Il pane sul muricciolo» è, infatti, il nome della bottega solidale aperta in via Collegiata Nuova, presso la Stella, dove sono disponibili generi alimentari di prima necessità ma anche prodotti per la pulizia e l’igiene. Semplice il meccanismo per «fare la spesa»: i gruppi caritativi delle parrocchie individuano le famiglie più in difficoltà e distribuiscono loro dei buoni con cui possono acquistare i prodotti. «In questo modo», spiegano i volontari, «cerchiamo di ribaltare la logica della normale ‘borsa’ distribuita ai bisognosi: sono loro stessi a scegliere come usare il credito a disposizione, in un ambiente che garantisce accoglienza e riservatezza».

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