Orbassano: mobilità e cultura nel futuro della città

Città metropolitana: intervista al Sindaco Eugenio Gambetta. La parrocchia più grande della diocesi a fianco di giovani e famiglie  

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Orbassano: mobilità e cultura nel futuro della città

di Andrea Ciattaglia

A meno di venti chilometri dal centro di Torino, il Comune di Orbassano (23mila abitanti in un territorio di 22 chilometri quadrati) è destinato nei prossimi anni, forse decenni, ad essere toccato da trasformazioni urbanistiche e delle reti di trasporto che interesseranno tutta l’area metropolitana, prima tra tutte la linea Fm5 del sistema ferroviario metropolitano, che dovrebbe collegare la cittadina al centro del capoluogo, con una nuova linea che dall’ospedale San Luigi, passando per lo scalo merci si diriga verso l’area commerciale delle Gru e prima di innestarsi nel Passante metropolitano - direzione Porta Susa - fermi nella futura stazione San Paolo, poco prima del bivio Pronda. «Il progetto di collegamento al Passante metropolitano è un importante asse di sviluppo della mobilità per i cittadini di Orbassano: si gettano in questi mesi le basi di una fondamentale linea di trasporto, capace di avvicinarci alla città» riconosce il sindaco, Eugenio Gambetta, che il giornale intervista nella seconda tappa sulle periferie della città (intesa anche come area metropolitana).

Sindaco Gambetta, quali sono i temi più importanti sui quali viene sollecitato dai cittadini in ambito di disagio o di segnalazioni di intervento?

Insieme al lavoro una delle prime emergenze è la sicurezza urbana percepita dagli abitanti. Anche per l’invecchiamento della popolazione, alcuni luoghi, anche del centro città, non sono percepiti come sicuri: è il caso dei parchi cittadini, nei quali resistono sacche di degrado.

Come siete intervenuti sul miglioramento della qualità degli spazi urbani?

Diversi progetti di riqualificazione urbana hanno interessato Orbassano negli anni scorsi: con i «contratti di quartiere» 2 e 3 è stata recuperata l’area ex industriale dell’autocentro con un insediamento di esercizi commerciali della grande distribuzione, abitazioni e servizi. È stata una importante occasione di recupero del contesto urbano degradato, che ha portato alla città anche una nuova biblioteca civica negli stabili di via dei Mulini.

Ci sono altre aree che avete in programma di trasformare per migliorarne la vivibilità?

Ci sono punti della città che sono interessati già ora da interventi di trasformazione, ma a differenza di altri Comuni della cintura torinese, Orbassano ha un tessuto urbano piuttosto compatto, perciò non ci sono periferie degradate in contrapposizione ad un centro senza problematiche. L’area dell’ex autocentro interessata negli anni scorsi dalle più grandi trasformazioni del nostro Comune, per esempio, è a pochi passi dal centro storico.

Diceva di interventi in cantiere…

È iniziato da pochi giorni lo spostamento del municipio dall’attuale sede ai locali della ex scuola Leonardo da Vinci di viale Regina Margherita. Si tratta di uno spostamento che libererà locali per la trasformazione progettata con gli interventi del Piano periferie nazionale.

Anche voi, come tutta l’area metropolitana torinese, attendete che nell’anno si sblocchino i finanziamenti del Piano periferie del Governo. Nella lista dei 96 progetti che riguardano i centri della cintura torinese (poco meno di 40 milioni di euro in totale), figurano anche due cantieri in progetto a Orbassano. Quali sono nel dettaglio gli interventi messi in agenda?

Sono state richieste risorse per un totale di 3,3 milioni di euro. Due i recuperi importanti in programma: quello dell’ormai superato edificio del municipio, che diventerà spazio polivalente della città, e del campanile della piazza centrale, di proprietà del Comune, che sarà interessato da notevoli interventi di manutenzione esterni e interni. Poi avvieremo con le risorse governative anche la ristrutturazione dell’ex complesso del Cottolengo di via Nazario Suro, interessato finora da manutenzioni limitate, legate alla presenza di associazioni che hanno sede operativa nei locali. Vorremmo che, dopo un intervento complessivo che recuperi anche la cappella interna, con gli affreschi originali, la struttura diventasse il polo culturale della città.

Ci sono collaborazioni avviate con gli altri Comuni della cintura Sud?

Sì. Le più importanti riguardano il parco di Stupinigi e i percorsi ciclabili. Con Candiolo e Nichelino (e in sede più allargata anche Beinasco, None e Vinovo) stiamo facendo pressione sulla Regione per la fruizione del Parco da parte dei cittadini. Occorre, per fare sì che ciò avvenga, che sia completata la circonvallazione di Borgaretto, per permettere accessi al parco da qualunque parte. I percorsi, un tempo carrozzabili, ora interdetti al traffico delle auto, all’interno del Parco di Stupinigi, devono diventare effettivamente luogo di incontro e di fruizione da parte dei cittadini. Ad esse occorrerà poi collegare un sistema di piste ciclabili che colleghi tutti i centri che sorgono attorno all’area verde.

DSC_0278 Massimo Masone

La parrocchia più grande della diocesi a fianco di giovani, famiglie, immigrati 

Per i ragazzi cinque "cortili", un unico oratorio 

di Stefano Di Lullo 

Orbassano: una città, un’unica parrocchia, la più grande della diocesi di Torino, che raggiunge i 27 mila abitanti con le frazioni.

Una comunità che porta evidenti i segni della crisi post-industriale; sono numerose, infatti, le famiglie che hanno risentito dei colpi della chiusura dello stabilimento Fiat di Rivalta.

«Come comunità», sottolinea il parroco della parrocchia intitolata a San Giovanni Battista, don Dario Monticone, moderatore dell’Unità pastorale 40 (che raggruppa anche Rivalta, Beinasco e la frazione Borgaretto), «dobbiamo rispondere alla piaga della mancanza di lavoro che perdura da molti anni. Conseguenza di una profonda ristrutturazione della grande industria e della crisi che dal 2008 ha travolto il nostro sistema economico». Sul territorio rimane attivo solo il polo produttivo industriale di Avio e Magneti Marelli che presenta non poche difficoltà. «In tutto questo i giovani», commenta don Monticone, «sono i più penalizzati». 

Molto attivi i gruppi caritativi che, in collaborazione con i servizi sociali e comunali, hanno creato una rete di solidarietà per dare risposte in particolare alle famiglie «normali» schiacciate dai pesi della crisi.

«Le richieste di aiuto di giovani e famiglie», sottolinea il parroco, «sono aumentate in maniera esponenziale negli ultimi anni». 

Presso il complesso comunale chiamato «ex Cottolengo» (in via Nazario Sauro 31) trova posto la «Cittadella della carità» dove hanno sede diverse associazioni cittadine impegnate a tutto campo nel sociale.

Fra esse la San Vincenzo parrocchiale che gestisce uno sportello d’ascolto lavoro e un centro d’ascolto per le famiglie in difficoltà di tutta la città, sempre affollatissimi.

«È sempre più difficile», dice il parroco, «raccogliere tutte le richieste, soprattutto indirizzarle e accompagnare le persone verso una reale autonomia e ripresa». Gli operatori che prestano servizio nei due punti di ascolto sono appositamente formati da percorsi proposti dalla Caritas diocesana.

La parrocchia da sempre è spalancata all’accoglienza di chi trova nella fragilità. Accanto all’oratorio parrocchiale, in via Cesare Battisti, c’è infatti la «Casa di Accoglienza» che dispone di sette alloggi per altrettante famiglie che hanno subìto uno sfratto per morosità incolpevole. Il servizio è gestito in rete con l’Ufficio Casa del Comune. Alcune famiglie prestano servizio per favorire l’integrazione delle persone accolte nella comunità.

«Abbiamo risposto all’appello all’accoglienza dei migranti», afferma don Monticone, «attraverso un progetto condiviso a  livello di Unità pastorale. Alcuni rifugiati sono infatti accolti presso le parrocchie di Rivalta».

Quella di Orbassano è una sola parrocchia ma «sparsa» e presente nell’intera città, punto di riferimento per giovani e famiglie: sette chiese, cinque oratori, quattro centri di catechesi, la scuola dell’infanzia parrocchiale. «Si cerca di offrire servizi nelle diverse zone cittadine», dice il parroco, «ma anche di trasmettere l’idea di un’unica comunità che cammina in una sola direzione come ‘famiglia di famiglie’».

A Orbassano è ben radicato l’investimento sulla Pastorale giovanile. Ci sono infatti cinque «cortili» e un solo oratorio. «L’unico oratorio di Orbassano», spiega don Dario, «si mette in gioco nella prossimità con la città: un luogo significativo aperto e libero ma anche abitato e custodito da educatori, animatori e adulti cui stanno a cuore tutti coloro che varcano la soglia, così come coloro che essi vanno a cercare nel sesto cortile: la piazza, intesa come attenzione alla città e a coloro che non sono vicini alla Chiesa».

I cinque «cortili» sono: l’oratorio presso la scuola dell’infanzia Don Giordano di via Filzi 12 (fra i primi oratori di Orbassano), quello della chiesa parrocchiale e poi i centri di Santa Maria, Pasta di Rivalta e Malosnà. L’oratorio centrale, presso la chiesa parrocchiale, è aperto tutti i pomeriggi con un’attenzione particolare ai giovani di frontiera, ai «neet» che vengono accolti e accompagnati.

Forte il legame della comunità con la dimensione della fragilità e della malattia grazie alla testimonianza dell’assistente religioso dell’ospedale San Luigi di Orbassano, don Luciano Gambino, che presta servizio in parrocchia. Don Gambino si occupa, inoltre, di seguire gli studenti di medicina del Polo universitario dell’ospedale, in collegamento con la Pastorale universitaria della diocesi, in un percorso sul senso del proprio lavoro nel rapporto col malato visto come «unicum».  

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