Il prete amico don Remo Ghignone

Uno struggente e fraterno ricordo di un amico del parrocco di montagna

Parole chiave: prete (3), amicizia (1), montagna (26), chiesa (665)
Il prete amico don Remo Ghignone

Parafrasando il titolo del celebre libro di Bernanos “Diario di un curato di campagna”, chissà se don Remo Ghignone, parroco presso la comunità di Monastero e Chiaves, nella Valle del Tesso, scomparso la scorsa settimana all’età di 82 anni, avesse mai pensato di scrivere il diario di un parroco di montagna. E dire che gli elementi ci sarebbero stati tutti: l’amore verso questa valle alle porte di Lanzo, lontana dai grandi flussi turistici, e forse per questo contraddistinta ancora da quel tipico sapore unico e genuino di quei borghi montani rimasti intatti, il laborioso e silenzioso servizio perla Chiesa, in questa porzione di comunità, periferica, non solo nel senso geografico, ma sociale ed economico.

Dal 1969, anno in cui don Remo prese avvio nella valle del Tesso, il suo servizio sacerdotale e pastorale, niente fu più come prima, nelle comunità dei residenti borghigiani, ormai in parte svuotate dai costanti flussi migratori verso le vicine città della pianura ed il capoluogo subalpino, ma anche nel nascente fenomeno del turismo di villeggiatura, che avrebbe in parte ripopolato questa valle, almeno nel periodo estivo. Ecco don Remo era il parroco di entrambe le realtà, che spesso si fondevano, essendo i villeggianti, molto spesso, proprio i discendenti diretti, di quei padri e di quei nonni che avevano lasciato i borghi montani per cercare migliore fortuna in città. Dunque un legame silenzioso stringeva il vecchio con il nuovo, il passato con il presente. Don Remo lo aveva capito prima di molti altri. Come aveva compreso che l’antica Fede degli avi valligiani, poteva tranquillamente rinsaldarsi con le nuove generazioni di residenti e turisti. La messa quotidiana, funzione religiosa garantita nelle comunità principali ed in ogni cappella, disseminata lungo la valle, diventava così la possibilità per incontrare il sacerdote e l’Eucarestia. Le feste religiose, patronali, lo scenario ideale per conoscere i vecchi ed i nuovi residenti.

L’attenzione ed il recupero verso ogni manufatto artistico e religioso, testimone di una antica Fede rupestre, la cifra inscindibile per conoscere ed apprezzare questo sacerdote. Ogni cappella, chiesa, pilone votivo, fu interessato da opere di recupero e restauro, molto prima che nascesse quell’attenzione e valorizzazione del patrimonio sacro alpino. Don Remo si prodigò incessantemente nell’ottenere fondi e contributi per il recupero di quegli edifici religiosi. Dal Santuario di Marsaglia, fino alla più sperduta cappella in mezzo ai boschi. Ma la sua attenzione non era rivolta solo alle chiese di pietra, esso fu sempre un costante, a volte unico, punto di riferimento per quella comunità composta da tanti giovani, adulti, residenti e villeggianti. Generazioni di bambini a Chiaves, Monastero, Fornelli, ed in tanti altri borghi, sono cresciuti sotto le attenzioni ed il sorriso bonario di don Remo. Gli stessi che, giovedì scorso, numerosi, sono accorsi a salutare per l’ultima volta il don, sotto una coltre di neve, che non ha impedito una imponente partecipazione di fedeli, del posto e giunti da fuori. Una grande partecipazione per un grande sacerdote che aveva messo il suo cuore e la sua mente al servizio della chiesa e della sua comunità, per altri forse periferica, ma che per don Remo Ghignone è stata sempre al centro di ogni suo pensiero umano e spirituale.

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