Si apre il 2018, Nosiglia con il Papa per migranti e rifugiati: "uomini e donne in cerca di pace"

Nella Messa di Mezzanotte nella Solennità di Maria Ss. Madre di Dio il 1 gennaio 2018 l'Arcivescovo di Torino ha rilanciato l'appello alla città "a garantire, attraverso un impegno corale, progetti di accoglienza e integrazione per chi fugge da guerra e miseria e chi vive nella fragilità"

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Si apre il 2018, Nosiglia con il Papa per migranti e rifugiati: "uomini e donne in cerca di pace"

Pubblichiamo il testo integrale dell'Omelia che l'Arcivescovo mons. Cesare Nosiglia ha pronunciato nella Messa di Mezzanotte del 1 gennaio 2018 nella Solennità di Maria Ss. Madre di Dio, Giornata Mondiale della Pace:

«Ti benedica il Signore e ti protegga. Il Signore faccia risplendere su di te il suo volto e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il suo
volto e ti conceda la pace»: con queste parole del Libro dei Numeri (6,24-26) la liturgia, che celebra oggi la festa della Santissima Madre di Dio, ci rivolge l’augurio
più bello per l’anno nuovo 2018 che abbiamo iniziato. Come sarà questo tempo che sta davanti a noi? Migliore o peggiore dell’anno appena trascorso? Non lo sappiamo, perché il futuro appartiene a Dio, ma siamo certi che sarà comunque un Anno Domini, cioè un anno del Signore, perché Egli cammina con noi e ci accompagna e ci precede passo, passo sulle vie della vita e della storia.
La benedizione di Dio, il suo volto che brilla su di noi, non sono un semplice augurio carico di speranze umane, spesso deludenti
e vane, ma una persona vivente: il Figlio eterno del Padre, Cristo Signore, che si è fatto carne nel grembo verginale di Maria e ha redento tutta
la nostra vita e la storia degli uomini dalla schiavitù del peccato e della morte, per sempre. Così ci ha spiegato l’apostolo Paolo nella seconda lettura: nella pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, per farci figli di Dio, ripieni del dono del suo Spirito, liberi dunque dalla schiavitù del peccato ed eredi del suo Regno di giustizia e di pace (cfr. Gal 4,4-7).
Rivolgo pertanto il mio AUGURIO DI BUON ANNO a tutti voi, con l’auspicio che sia un tempo in cui prevalga in ciascuno l’impegno
a VIVERE PIU' DENTRO CHE FUORI DI SE STESSI. La cultura, l’ambiente e LA PRASSI di vita CI SPINGONO sempre più A VIVERE FUORI DI NOI STESSI, perché ci stimolano a riempire le nostre giornate con il FARE, PRODURRE, programmare, agire… dimenticandoci del valore della nostra anima e delle RELAZIONI,
PRIORITARIE invece nel trovare il senso vero della vita e un rapporto positivo con gli altri, vicini o prossimi. Non sottovalutiamo dunque quel mondo interiore che è la sede dello Spirito Santo, che guida e orienta i nostri pensieri, i sentimenti e la vera e retta
coscienza, che ci permette di discernere ciò che è bene, giusto e santo per noi e lo è anche per tutti. Gesù Cristo ci esorta a custodire e curare il
nostro cuore, perché solo così anche i comportamenti e l’agire risulteranno efficaci
e produttivi di soddisfazione personale e di servizio generoso agli altri. È infatti dal cuore dell’uomo che vengono i cattivi pensieri, gli adulteri, gli omicidi, la violenza e la guerra ed è dal cuore dell’uomo che vengono il bene, la giustizia, l’equità e la pace e dunque l’amore che dà vera gioia.
La conversione del cuore, che è anzitutto opera di Dio e del suo Spirito, è dunque il traguardo verso cui dobbiamo orientare il nostro impegno di uomini,
di buoni cristiani e di onesti cittadini. Non dobbiamo mai dimenticarlo, quando intraprendiamo PERCORSI DI GIUSTIZIA E CARITA' verso i poveri
e quanti sono afflitti da situazioni di disabilità fisica o morale, culturale e sociale. Per questo, anche quando parliamo di servizio e di impegno nell’ambito
della carità verso i poveri, non intendiamo solo un agire comunque, senza motivazioni che partono dal cuore, dal voler amare ed essere amati,
dalla ricerca di quella gioia che nasce dal dono di sé e non dalla soddisfazione per il bene che vediamo apprezzato da chi lo riceve: è la gratuità a dover connotare il nostro servizio e farci compiere gesti e svolgere impegni di solidarietà verso chi soffre o necessita di quel
dono prezioso per la sua sussistenza che è l’AMICIZIA, PRIMA DEGLI STESSI BENI MATERIALI.
Senza inserire nella nostra carità solidale l’anima del nostro cuore che ama, anche in perdita, quanto facciamo risulta improduttivo di frutti e rischia di essere confuso con interesse e tornaconto personale. Per questo vale il principio più volte ribadito nel Vangelo, secondo il quale amare veramente significa condividere: per cui, chi dona riceve e chi riceve dona,in un interscambio di valori umani e spirituali che arricchiscono entrambi. È quanto ci ha insegnato con la Parola e l’esempio Gesù, che cammina con noi e vive le nostre stesse esperienze di ogni giorno. Il tempo che passa ed ogni suo momento sono dunque segnati dalla continua presenza
del Verbo di Dio: Egli è la nostra pace, perché ha abbattuto con la sua croce il muro di inimicizia e di peccato che esisteva tra Dio e l’umanità e che a sua volta generava innumerevoli altri muri di divisione tra gli uomini. Per questo, gli angeli hanno salutato la nascita del Salvatore come
fonte di pace per tutti gli uomini di buona volontà. È per questa certezza di fede che il Papa Paolo VI decise di proclamare il primo giorno dell’anno
Giornata mondiale della pace. Quest’iniziativa è andata sempre più consolidandosi nell’animo
e nella vita dei popoli e delle persone. La Giornata di questo 2018 è impostata sul tema scelto da Papa Francesco: “Migranti e rifugiati, uomini e donne in cerca di pace”. Il Papa ci invita ad abbracciare con misericordia tutti coloro che fuggono dalla guerra e dalla fame o che sono costretti a lasciare la loro terra a causa di discriminazioni, persecuzioni, povertà e degrado ambientale.
È necessario però essere consapevoli che aprire gli occhi alla sofferenza altrui non basta, se non ne conseguono opere e impegni concreti, che affrontino la loro situazione sul piano dell’ACCOGLIENZA e dell’INTEGRAZIONE. Lo sguardo da avere verso ogni migrante e rifugiato o povero è quello contemplativo, da rivolgere anzitutto alla nostra Città, per scoprire che Dio abita nelle sue case, nelle sue strade e piazze e per promuovere solidarietà e prossimità fatte di relazioni vere e fraterne. Tutto ciò esige un IMPEGNO CORALE da parte delle istituzioni
e del mondo civile  ed ecclesiale e, soprattutto,della convinzione che questo non E' solo doveroso, ma POSSIBILE,
anche oggi, in un tempo segnato dalla paura e dal timore, in cui tanti pensano forse che la pace sia di fatto un bellissimo ideale, ma irraggiungibile nel mondo.
La festa del primo giorno dell’anno è dedicata alla Gran Madre di Dio. Rivolgiamo pertanto la nostra preghiera a Maria, Regina della pace. È Lei che ci ha donato Cristo e ci precede sulla via della fede in Lui, mostrandoci come accoglierlo con amore e come annunciarlo a tutti. La Madre di Dio serbava nel cuore tutte le cose che le capitavano, meditandole, per capire come in ogni avvenimento, lieto o triste,
ci fosse comunque un disegno di Dio e la sua volontà. È questo l’atteggiamento di fede che siamo chiamati ad assumere di
fronte ai fatti, che segnano oggi la nostra vita e quella del mondo. Le vicende umane infatti sono opera nostra; ma in esse c’è comunque
la presenza del Figlio di Dio, che continua, con il suo Spirito, a suscitare in ogni uomo il desiderio della pace e dà a tutti la forza di attuarla.
Per questo, NON CI SCORAGGIAMO MAI, anche di fronte ad apparenti sconfitte, e guardiamo a questo ANNO NUOVO CON RINNOVATO SPIRITO DI FIDUCIA E
SPERANZA, perché sarà comunque un anno di grazia, in cui il Dio-con-noi continuerà a salvare l’umanità dal peccato e da
ogni male. Di questo Vangelo (“buona notizia”) dobbiamo farci carico
e diventarne ogni giorno di più testimoni».

+Cesare Nosiglia
Arcivescovo di Torino

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