LINGOTTO 

Davanti alla Città della Salute sorgerà "l'Oratorio delle fragilità"

La parrocchia Assunzione di Maria Vergine nell'area di 5 mila metri quadri del vecchio oratorio in via Valenza 46 sta progettando l'avvio di una comunità che favorisca l'inclusione del quartiere. Negli spazi troveranno posto un centro diurno per autistici, luoghi per le attività parrocchiali e aggregative e un condominio solidale per disabili

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Davanti alla Città della Salute sorgerà "l'Oratorio delle fragilità"
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Riparte dalle nuove frontiere dell’oratorio e dall’attenzione alle fragilità la scommessa della parrocchia Assunzione di Maria Vergine, al fondo di via Nizza, sul quartiere Lingotto in trasformazione. Accade proprio laddove sorgerà il nuovo Polo ospedaliero della Città della Salute e della Scienza, davanti al grattacielo della Regione Piemonte, di fronte alla futura stazione metropolitana «Italia 61», dopo il prolungamento della linea 1 fino a piazza Bengasi.

La comunità guidata da don Geppe Coha, dopo mesi di confronto e studio fra i gruppi pastorali, in questi giorni presenta alla Chiesa torinese, al quartiere e alla città il progetto di completa riqualificazione dell’area di 5 mila metri quadri dove sorge il vecchio oratorio, di proprietà della parrocchia, in via Valenza 46, davanti al grattacielo e alla fermata della metro in funzione dal 2019.

L’opera, dedicata fin dall’origine al beato Sebastiano Valfrè, porta il nome provvisorio «VV46». Nell’ampia area, secondo il progetto in divenire, troveranno posto un centro diurno per ragazzi autistici, spazi polifunzionali per le attività pastorali parrocchiali e oratoriane (a disposizione anche dell’Unità pastorale 21 e della diocesi) e di aggregazione aperte al territorio. Potranno sorgere impianti sportivi, un’area gioco per bambini, locali per il teatro, laboratori vari e un «orto urbano condiviso». Ci sarà, inoltre, una cappella per il silenzio, la preghiera, l’incontro con Dio e tra credenti, anche di fedi diverse.  In questa nuova «piazza del Lingotto», luogo di passaggio, secondo le idee progettuali presentate, potranno poi essere aperti un bar, un punto di ristoro, una libreria, spazi informali di incontro, che offrano anche possibilità di impiego per persone disabili.

Come spiega la commissione di studio che ha curato il progetto preliminare con don Coha, «si tratta di una nuova idea di oratorio e ‘parrocchia in uscita’ capace di parlare alla gente di oggi» in un quartiere che si deve misurare con i temi del declino post-industriale che concentra in questa zona di Torino i grandi problemi delle periferie, a partire dalla disoccupazione, soprattutto quella giovanile, dalla dispersione scolastica, dai nodi e dalle tensioni create dall’immigrazione.

«Pensiamo», sottolinea il parroco don Coha, «che sia un'occasione unica per pensare e progettare coinvolgendo il più possibile la comunità parrocchiale, aiutando ad ampliare gli orizzonti per aprirsi a nuove forme di presenza ecclesiale sul territorio, a nuove modalità per vivere la carità, a stili di vita ispirati al Vangelo».

Ed ecco quindi un nuovo modello di oratorio a partire dagli impulsi della Lettera Pastorale dell’Arcivescovo Nosiglia «Maestro dove abiti?» e dai lavori dell’Assemblea diocesana dello scorso giugno sui giovani da cui emerge l’urgenza di un oratorio «aperto a tutti i ragazzi e giovani del territorio, al di là delle differenze. Un oratorio prima di tutto sulla strada che offra momenti da vivere in piazza o nei luoghi laici di incontro». E poi ancora la nuova sfida «di spazi e tempi per esperienze di condivisione di vita comune, come ‘casa’ che stia in feconda tensione con la ‘strada’».

Accanto a questa nuova immagine di oratorio, potrà poi, nel tempo, sorgere un «condominio solidale» per persone disabili, famiglie che hanno figli con disabilità, giovani che sperimentano l’autonomia, studenti disponibili a prestare servizio nella casa.

«VV46» vuole essere, in questo senso, «un segno», sottolinea don Coha, «per creare un luogo dove si sperimenti uno stile di co-abitare che va nella direzione di una ‘comunità alternativa’, prima di tutto un luogo di integrazione tra le famiglie con il quartiere e la città in grado di promuovere lo sviluppo sociale della persona con una particolare attenzione all’età giovanile».

Il titolo dell’opera indica, infatti, l’intento di «vivere» via Valenza trasformandola, appunto, da via anonima a piazza. 

La nuova opera rilancia la sfida avviata negli anni Cinquanta dall’allora giovane viceparroco don Paolo Gariglio, già parroco della Ss. Trinità di Nichelino, che con i giovani dell’epoca spianò il terreno poi messo a disposizione della parrocchia dalla Fiat e costruì una baracca in legno, lungo l’asse di via Caramagna, per le attività giovanili della nascente comunità nel quartiere operaio. Nel 2004 l’area fu definitivamente donata dalla Fiat alla parrocchia, che ora, dopo alcuni anni nei quali non è stato possibile utilizzare la struttura, intende rilanciarla.

Il progetto, ancora in una fase iniziale, sta nascendo dal dialogo in parrocchia, in sinergia con la Caritas diocesana e con tante altre realtà che apportano la loro esperienza.

In particolare nell’attuale struttura, dopo i lavori di ristrutturazione che sono già iniziati con il rifacimento del tetto, sarà accolto il centro diurno per ragazzi affetti da disturbo dello spettro autistico della Cooperativa Terra Mia fondata da don Domenico Cravero, che già in passato utilizzò i locali.

Per informazioni: tel. 011.6965802.  

stefano.dilullo@vocetempo.it

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