Torino sotto tutela

Il pronunciamento della Corte dei Conti sui bilanci della città. Scontro politico tra Fassino e Appendino

Parole chiave: corte dei conti (1), città (139), bilanci (13)
Torino sotto tutela

L’immagine del «nuovo» non basta. Se nei prossimi mesi l’Amministrazione Appendino non offrirà concretezza ai torinesi, si troverà ad arrancare. Se ne sono avvertite le prime avvisaglie con i fatti di piazza San Carlo. Se ne è avuta conferma lunedì scorso, quando la Corte dei Conti ha reso pubblica la propria relazione sul Bilancio comunale, un documento che ventila scenari di «pre-dissesto» per le finanze municipale, ponendole sostanzialmente sotto tutela per i mesi a venire. La Sindaca ha risposto con parole di rivalsa nei confronti del predecessore Fassino, indicato come il principale responsabile delle traversie finanziarie di Palazzo Civico, dell’assessore al Bilancio Sergio Rolando e della squadra (rinnovata) di assessori che l’affiancano.

Le opposizioni, pur con distinzioni tra centro sinistra (Pd) e centro destra (Forza Italia, Lega Nord e Lista Morano), hanno rimandato le accuse al mittente. Lunedì prossimo, nel dibattito in Sala Rossa che si preannuncia rovente nella sommatoria di temperature interna ed esterna, si misurerà la portata e la profondità delle critiche sollevate alla Giunta Appendino. Da Piero Fassino a Gianguido Passoni, ex assessore al Bilancio, al capogruppo di Forza Italia Osvaldo Napoli e al notaio Alberto Morano, stanno arrivando note che contestano le dichiarazioni di Appendino nel merito e nel metodo. Nel merito delle accuse, per esempio sul deficit di cassa, viene rilevato che a Torino proprio nel 2016 «la spesa corrente risulta in diminuzione e la riscossione di competenza accettabile e in miglioramento».

In una nota, per quanto di parte e non neutra, Gianguido Passoni ha osservato che la magistratura contabile riconosce come «a partire dal 2015, il Comune è stato in grado di recuperare in misura più che doppia rispetto alle attese le quote di disavanzo derivate dal maxi ammortamento dei crediti inesigibili».

Nel metodo, si contesta al Sindaco una linea ingenerosa verso Torino, una città che negli ultimi vent’anni, sotto l’incalzare dei cambiamenti socio-economici, è stata costretta a reinventarsi, esponendosi – da autentica metropoli – a rischi ed errori fuori dall’ordinario. Ancora di recente siamo intervenuti da queste colonne sui debiti contratti per le Olimpiadi e le infrastrutture di cui una città moderna si doveva necessariamente dotare per cambiare pelle, e non ci sembra utile ritornarvi sopra.

Ma l’attenzione è concentrata sulla parte finale del documento della Corte dei Conti. A quanti lo hanno letto non sfugge come esso, inequivocabilmente, ponga sotto tutela il Comune di Torino: entro il 30 settembre, condizione non negoziale, «alla luce dei rilevanti elementi di squilibrio accertati», scrivono i magistrati, Palazzo Civico dovrà predisporre «un articolato piano di interventi, valutando anche l’eventuale ricorso a quanto previsto dall’articolo 243 bis del Tuel», il testo unico degli enti locali. Alla fine di un percorso di controllo semestrale – pesante scacco d’immagine per il Comune - occorrerà avere un piano di rientro decennale, per la vulgata pre-dissesto.

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