Torino contro l'azzardo, il Tar dà ragione al Comune

La sentenza – respinti i ricorsi delle sale gioco contro l’ordinanza della giunta Appendino che limita l’apertura delle slot ad 8 ore al giorno 

Torino contro l'azzardo, il Tar dà ragione al Comune
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A Torino può tornare in vigore l’ordinanza della Giunta Appendino che limita ad otto ore l’apertura delle sale slot machine e dei video lottery. 

Il Tar del Piemonte l’11 luglio ha, infatti, respinto i ricorsi presentati da quattro società concessionarie di gioco d’azzardo legale e da alcuni esercenti contro le limitazioni stabilite lo scorso ottobre dal sindaco Chiara Appendino come applicazione della legge regionale 9/2016 «Norme per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d'azzardo patologico» che limita gli orari di apertura delle sale slot per arginare gli effetti catastrofici che il gioco causa sui cittadini e il territorio.

L’ordinanza era stata sospesa lo scorso gennaio in seguito alla decisione del Consiglio di Stato che si era espresso a favore di un appello contro il provvedimento.

I giudici amministrativi nella sentenza della scorsa settimana evidenziano come «la realtà regionale piemontese sia caratterizzata da una accentuata propensione delle amministrazioni comunali ad affrontare e disciplinare, a livello locale, il fenomeno del gioco d’azzardo patologico, la cui rilevanza e pericolosità a livello sociale e sanitario non può essere seriamente messa in discussione». Hanno così ritenuto legittima l’ordinanza che può  dunque essere applicata.

E che la legge porta benefici lo provano i dati. In Piemonte, dove nel 2016 secondo il rapporto dell’Aams (Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato) sono andati in fumo 5 miliardi di euro nel gioco d’azzardo, il gettito di denaro per le sale slot è diminuito, in controtendenza con l’andamento nazionale, dell’1,6% dopo un’avanzata costante registrata negli ultimi dieci anni. La spesa in Piemonte per le slot ammonta nel 2016 a 3 miliardi e 709 milioni anziché 3 miliardi e 770 milioni del 2015.

Per il dottor Augusto Consoli, neuropsichiatra del SerT (Servizio dipendenze) dell’Asl di Torino, intervistato da «La Voce e il Tempo» sul numero del 25 giugno 2017, «è un segnale positivo, in quanto il trend non si era mai arrestato». «Questo aspetto», prosegue Consoli, «è certamente legato all’applicazione in 150 comuni piemontesi della legge regionale 9/2016 che limita gli orari di apertura delle sale slot. Un dato che ci dice che è possibile un’azione per arginare il fenomeno puntando proprio sul restituire l’equilibrio alle persone in modo che possano riprendere in mano la propria vita. A mio parere è sbagliato l’atteggiamento di demonizzare il gioco in assoluto, non serve una legge riduttiva, ma si tratta di sensibilizzare i vari livelli del contesto istituzionale verso una prevenzione strutturale essenziale basata appunto sul mettere dei paletti per tutelare i cittadini». 

Dal gruppo regionale del Movimento 5 Stelle, dopo la sentenza del Tar, giunge l’appello alla Regione Piemonte perché si investano risorse per favorire il piano integrato regionale contro il gioco d’azzardo previsto dalla legge 9/2016 e non ancora applicato.

«È una buona legge», sottolinea Giorgio Bertola, consigliere regionale del M5S, «i numeri allarmanti del gioco d’azzardo in Piemonte, in costante crescita, indicano l’urgenza del piano integrato regionale per i Comuni piemontesi, che doveva essere approvato entro 90 giorni (agosto 2016) dalla Giunta Chiamparino».

La decisione del Tar ha nuovamente scatenato le proteste dei baristi e dei proprietari di sale giochi che lamentano misure troppo drastiche da parte del Comune «che mettono a repentaglio posti di lavoro». «Saremo costretti a licenziare da subito», dicono.

Mentre il dibattito prosegue in Città e in Regione la piaga dell'azzardo azzardo continua la sua avanzata inesorabile che travolge ogni anno vittime che sono spesso i cittadini più vulnerabili e fragili.

I 5 miliardi e 127 milioni di euro bruciati nel gioco in Piemonte nel 2016 nascondono, infatti, dietro di sé migliaia di persone e famiglie «normali» che ogni anno vedono andare in fumo nelle macchinette tutta la loro vita. Nel 2016, secondo il rapporto dell’Aams nella regione piemontese sono stati spesi 67 milioni in più rispetto al 2015 con un incremento generale dell’1,3% a fronte delle cifre nazionali che si attestano a +4,9%. Cifre da capogiro, come se ogni piemontese, bambini compresi, avesse scommesso oltre mille euro in un anno.

Anche la Pastorale della Salute della diocesi di Torino accoglie con favore la decisione del Tar e il provvedimento del Comune.

«Con l’ordinanza», sottolinea Ivan Raimondi, vicedirettore della Pastorale della Salute, «le istituzioni prendono coscienza ed evidenziano alla cittadinanza i rischi del gioco patologico, che attraverso una struttura che incentiva l’azzardo, provoca ripercussioni gravi sui cittadini più fragili che vedono nelle macchinette una scorciatoia illusoria nei problemi della propria vita». La diocesi di Torino è, infatti, da anni impegnata a tutto campo a contrasto del fenomeno. Dal 2011 la Pastorale della Salute e la Caritas diocesana promuovono due sportelli d’ascolto e accompagnamento in corso Mortara 46/c a Torino, di cui uno a disposizione delle famiglie che vivono il disagio psichico e per chi è caduto nel tunnel del gioco d’azzardo patologico. Da alcune settimane attraverso nuovi numeri di telefono il servizio «Lu.Me» è attivo da lunedì a venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18 al seguente numero di cellulare: 392.9367622. 

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