Torino al ballottaggio - intervista a Piero Fassino

In vista del ballottaggio di domenica 19 giugno abbiamo intervistato il sindaco uscente di Torino Piero Fassino, 66 anni, ricandidato dal centrosinistra, che ha conseguito il 41,8% dei voti al primo turno nelle elezioni amministrative di domenica 5 giugno. Pubblichiamo, inoltre, le considerazioni di Fassino sul tema delle politiche per il Welfare, per il lavoro e l'immigrazione che abbiamo raccolto presso tutti i candidati sindaco alla vigilia delle elezioni

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Torino al ballottaggio - intervista a Piero Fassino

Il sindaco uscente Piero Fassino, 66 anni, ricandidato dal centrosinistra, ha conseguito il 41,8% dei voti: 160.023 preferenze personali. La coalizione di liste collegate nel voto per il Consiglio comunale ha ottenuto complessivamente 150.276 voti (41,8%). In dettaglio: Partito Democratico 106.818 (29,7%), Moderati 21.307 (5,9%), Lista civica per Fassino 14.898 (4,1%), Progetto Torino 7.253 (2%).

Piero Fassino, quale differenza dovrebbero cogliere i torinesi nella sua candidatura rispetto a quella di Chiara Appendino?

La prima differenza è rappresentata dai miei primi cinque anni al governo della città: tutti gli elettori possono valutare le cose che abbiamo fatto. La seconda differenza è l’articolazione di un preciso programma di governo per il prossimo quinquennio: obiettivi concreti, consultabili sul nostro sito internet. Chiara Appendino non ha alcuna esperienza di governo misurabile, né ha presentato un programma con obiettivi concreti.

Quali sono le cose che avete fatto?

Abbiamo ridotto di 600 milioni l’indebitamento del Comune. Abbiamo garantito la tenuta di tutti i servizi, dagli asili ai trasporti, dall’assistenza alla casa,  nonostante i tagli di risorse imposti ai Comuni dai governi di questi anni. Abbiamo continuato a investire sulla trasformazione della città; promosso con decisione la città dell’arte, della cultura e del turismo; affrontato sfide come l’emergenza sfratti e il nodo di campi nomadi, rispetto al quale abbiamo liberato senza traumi il campo di Lungo Stura. I pilastri del nostro programma per il prossimo quinquennio sono in primo luogo il lavoro, che possiamo finalmente tornare a far crescere visto che gli indicatori economici segnalano un quadro di miglioramento, dopo tanti anni di crisi. Secondo obiettivo: la sicurezza per tutti i cittadini. Terzo: la scommessa sulle nuove vocazioni della città (innovazione, ricerca, università…). Quarto: la rimarginazione delle ferite sociali prodotte da tanti anni di crisi economica chiedendo al governo  livelli adeguati nelle pensioni minime.

Quale ritiene che sia la principale ricchezza/risorsa della città?

Lo straordinario patrimonio di competenze, professioni, idee imprenditoriali, cultura, capacità di fare, sul quale Torino ha sempre poggiato la propria capacità di guardare avanti.

Il problema più grave?

La faticosa condizione delle fasce di popolazione a basso reddito, sui cui occorre concentrarsi per aiutarle e tornare a crescere tutti insieme.

Al ballottaggio Chiara Appendino cercherà di colmare e superare una distanza di 42 mila voti. Lei quali voti nuovi si propone di conquistare? I 70 mila della destra? I 25 mila della sinistra?

Chiedo il voto a tutti. Al centro-sinistra, naturalmente, ma anche agli elettori dei candidati che non hanno superato il primo turno. Mi rivolgo anche agli elettori Cinque Stelle: il nostro programma può parlare anche a loro. Infine esorto a votare tutti coloro che domenica scorsa non si sono recati alle urne.

Il Movimento Cinque Stelle si presenta come espressione della società civile, in alternativa alla politica tradizionale. Come valuta questo modo di porsi?

Nella nostra coalizione è presente una lista civica, premiata da molte preferenze. Al di là di essa, io ho girato e opero tutti i giorni a contatto con la società civile, e in questi anni  le persone che abbiamo nominato ai vertici delle istituzioni legate al Comune provengono dalla società civile; non personalità di partito, ma esponenti delle professioni, dei corpi sociali, che sono la forza di una metropoli come la nostra.

Queste le considerazioni di Piero Fassino sui temi del welfare, del lavoro e dell'immigrazione.

Domanda della Voce del Popolo: Le casse del Comune sono in rosso, anche i servizi di assistenza alle fasce deboli stanno scricchiolando. Quali prospettive per il Welfare?
Piero Fassino: In questi cinque anni di amministrazione, Torino è stata una delle poche città in Italia che, nonostante la riduzione di risorse e la crisi, ha difeso e rafforzato il sostegno e l’assistenza a famiglie, bambini in difficoltà, anziani e persone con disabilità, offrendo ogni anno oltre 500 tipologie di risposte sociali e sociosanitarie. Insieme agli Enti del Terzo Settore, alle cooperative, alle imprese, ai sindacati, alle associazioni di tutela, alla ricca e preziosa rete del volontariato, Torino ha rafforzato un modello di città solidale fatto di complementarietà di visioni e interventi, di costruzione di reti e di relazioni di comunità: un modello sociale e culturale di intervento a garanzia della continuità delle prestazioni ai cittadini, che è diventato un punto di riferimento.

Domanda della Voce del Popolo: Decine di migliaia di giovani senza lavoro a Torino, città in testa alla triste classifica della disoccupazione. Come intervenire?

Piero Fassino: Creare lavoro è il grande tema che ci consegna questo lungo periodo di crisi; intendiamo dare certezze a chi il lavoro l'ha visto insidiato dalla precarietà, a chi è rimasto senza lavoro per troppo tempo o lo ha vissuto in modo saltuario, a chi non ce l'ha e, in particolare, a una giovane generazione che non vede corrisposto il bagaglio di sapere e di conoscenza accumulato in anni di studio in una possibilità di occupazione.
Pochi giorni fa la Camera di Commercio ha diffuso i dati economici che fotografano il 2015 dell’economia torinese; dati che, pur non potendo parlare ancora di svolta, segnano senza dubbi segnali di positività: esportazioni +10,5% ed occupazione +1,9%.. Torino è pronta per agganciare questa ripresa: nei prossimi 5 anni avvieremo attività di sostegno e rilancio delle attività produttive e industriali, promuoveremo le attività terziarie, investiremo sul commercio di prossimità, punteremo sull’innovazione e sull’industria specializzata; riserveremo inoltre grande attenzione alla semplificazione e lavoreremo per rafforzare attività di marketing territoriale. Promuoveremo le azioni necessarie ad aprire il mercato del lavoro ai giovani, a sostenere la ricollocazione dei lavoratori in mobilità, a favorire percorsi innovativi di formazione professionale, a sostenere cantieri di lavoro e impieghi di utilità sociale.

Domanda della Voce del Popolo": Immigrazione, accoglienza profughi, campi nomadi: le cronache descrivono una Torino in emergenza. Quale risposte nel suo programma di governo della città?

Piero Fassino: L’emergenza non è torinese: il tema dell’immigrazione è mondiale ed è anche più urgente da quando, in molti punti del mondo, ardono nuovi e sanguinosi conflitti: i milioni di persone che fuggono dalle guerre lo fanno per cercare scampo alla morte o alla fame. Di fronte a questo nessuno può sentirsi escluso e tutti coloro che amministrano si trovano di fronte alla necessità, direi all’obbligo anche morale, di assicurare salvezza a chi fugge. Ovviamente questo deve essere gestito e inserito all’interno di un percorso che contemperi la capienza e le possibilità.Torino gestisce quotidianamente questa emergenza attraverso il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), la rete degli enti locali che per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo.

Leggi le interviste agli altri candidati sindaco

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