Sanità in rosso? «Il passivo nasce così»

Parla il Procuratore Giancarlo Astegiano; "Fino al 2015 si assegnavano risorse che non si erogavano"

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Sanità in rosso? «Il passivo nasce così»

Come si produce il passivo della Sanità piemontese? L’ultimo «tagliando» ai conti regionali, costituiti all’80 per cento da spesa sanitaria, porta la data del 1° luglio scorso: è contenuto nel «giudizio di parificazione» della Corte dei Conti rispetto al rendiconto regionale 2015.

Giancarlo Astegiano, Procuratore regionale della Corte, qual situazione avete accertato?

Il disavanzo complessivo della Regione al 31 dicembre 2015 è di 7 miliardi e 258 milioni di euro. Nel nostro documento diamo atto all’ente regionale di aver avviato passi importanti per fare ordine nei conti, a partire da un riaccertamento straordinario dei residui attivi e passivi.

Come si origina il debito?

Gran parte dell’imponente somma è frutto di continue mancate sincronie tra l’assegnazione di risorse e l’effettiva erogazione di esse. Se ad un fornitore, un ente pubblico, un consorzio, vengono assegnati (cioè messi in preventivo) 100 euro, quello farà prestazioni, che spesso deve fare nell’immediato, per tale somma. Se successivamente, al momento dell’erogazione, le risorse effettive si riducono a 80 euro, si genera un disavanzo: c’è una spesa già effettuata, non coperta da risorse.

È quello che avviene?

Sì. È avvenuto con le Asl e, proseguendo la catena, con i fornitori, che spesso sono creditori di secondo livello. Si è verificato anche di più: somme che avrebbero dovuto essere utilizzate per prestazioni sanitarie, sono state usate negli anni passati per altri ambiti, senza essere riallocate in Sanità nel bilancio consuntivo. È capitato che il fornitore cui erano stati promessi 100 euro, anziché prendere i già 80 euro insufficienti, ne ha visti arrivare 60…

foto astegiano

Cos’è mancato nella macchina amministrativa?

È mancata, ancora nel 2015, l’esatta definizione di entrate e uscite. In gergo tecnico questa operazione si chiama «perimetrazione», cioè lo stabilire i confini e l’entità delle risorse che avrò a disposizione e il loro ambito di spesa. Quella effettuata per il 2015 è parziale, non sufficientemente chiara e dettagliata e comunque non realizzata in sede di programmazione, anche se rispetto agli anni precedenti nel 2015 l’Amministrazione regionale fece del lavoro in questo senso. Sull’erogazione delle prestazioni da parte delle strutture private accreditate, per esempio, abbiamo riscontrato ritardi nell’approvazione dei tetti di spesa da assegnare alle stesse e dello schema contrattuale da sottoscrivere da parte delle singole aziende.

Possibile che questa situazione di disallineamento e mancato controllo sulla spesa sia durata così a lungo?

È dal rendiconto 2011 che la Corte dei Conti chiedeva all’Ente locale di non considerare come «attivi» i crediti palesemente inesigibili, per esempio molte somme di provenienza statale che le varie amministrazioni hanno continuato a segnare a bilancio e a spendere come risorse in arrivo e che invece si sono trasformate in passività una volta accertato che quei fondi mai sarebbero arrivati da Roma.

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