Mirafiori un quartiere in cerca d’autore

Intervista a Luisa Bernardini, presidente della Circoscrizione 2, che si estende da Santa Rita fino al confine di Nichelino. Il destino delle ex aree industriali è un grosso interrogativo

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Mirafiori un quartiere in cerca d’autore

Quindici anni fa, nel gennaio 2002, prendeva il via ufficialmente il progetto Urban 2, intervento largamente finanziato dalla Comunità europea dedicato alle aree periferiche delle metropoli che a Torino interessò il quartiere di Mirafiori Nord (per un’area di circa 25 mila abitanti, una superficie di più di due milioni di metri quadrati e un finanziamento di 42 milioni di euro). Sul territorio della Circoscrizione 2, a detta di molti interessato allora dal più riuscito intervento di qualificazione urbana realizzato in città, fa tappa il tour nelle periferie de «La Voce e Il Tempo».

Insieme alla Circoscrizione 8, la “vecchia” 2 è stata l’unica altra zona della città interessata dalla riforma del decentramento, che ha comportato la fusione con Mirafiori Sud. Luisa Bernardini, presidente della nuova Circoscrizione 2, che cosa ha significato questo passaggio?
Si è trattato, e si tratta ancora, di unire organizzazioni e amministrazioni che facevano riferimento a territori diversi (Santa Rita e Mirafiori Nord con 104 mila abitanti e Mirafiori Sud con 35 mila sparsi su un territorio vasto). Entrambi sono territori sui quali sono attive realtà aggregative, anche spontanee, interessanti e attive. Forse un po’ meno che nella Circoscrizione 8, ma anche qui le differenze tra aree della Circoscrizione sono importanti, se pensiamo che il territorio si estende da Santa Rita al confine con Nichelino.

Urban fu un progetto straordinario, il Piano periferie parte con meno pretese, ma forse con uguali necessità da parte del territorio…
Urban fu ai tempi un progetto capillare, di ampio respiro. Gli interventi in programma per il prossimo triennio devono dare il senso che si continua su quella strada, mantenendo i servizi in essere, riqualificando zone degradate, mantenendo vivi luoghi della città che quella trasformazione ha cambiato radicalmente. I bisogni che la popolazione ci esprime forse sono mutati, ma non sono diminuiti: un progetto di azioni immateriali (momenti pubblici, progetti di coesione sociale…) che ricalca ancora lo spirito di Urban è stato approvato da poco per l’area di via Poma e via Scarsellini (tra i corsi Orbassano e Siracusa).

Nel complesso, qual è il giudizio sul Piano periferie dell’amministrazione Appendino?
Il numero delle opere previste sul territorio della Circoscrizione 2 è consistente, anche se si tratta di piccoli interventi che, se non avranno seguito, lasceranno poche tracce durature. Ci sono delle questioni aperte che il Piano periferie non affronta e che i cittadini di alcuni quartieri sentono come pressanti, per esempio la questione della convivenza con il campo Rom di corso Tazzoli, o l’insediamento a Mirafiori Sud, anche se più ad andamento stagionale.

Il Comune ha richiesto proposte aggiuntive rispetto agli interventi programmanti. Quali avete proposto?
A Mirafiori Nord è necessario sostenere con investimenti di risorse e progetti la trasformazione del «C'entro anch'io» di via Ada Negri, nato come centro giovani e di servizi di prossimità, ma si sta evolvendo come polo culturale per altre fasce di età. Più a sud, è stata oggetto di richieste di intervento all’amministrazione centrale l’area del Parco Colonnetti/via Artom, con interventi di riqualificazione dell’impianto sportivo Robaldo e degli spazi del Cus Torino. Sull’area vicina alla Casa del parco sorge una pista da skate che deve essere rinnovata.

Una grossa area della Circoscrizione è occupata dallo stabilimento di Mirafiori, simbolo dell’epoca industriale della città, potenzialmente un intero quartiere da inventare per il futuro.
Le aree di Mirafiori non più utilizzate per la produzione potenzialmente sono luoghi di futuro sviluppo urbano, con politiche che interesseranno gli enti locali, dal Comune alla Città metropolitana, alla Regione. Ma ci vorranno risorse pubbliche e private per realizzare interventi sostenibili, di lunga durata. Per ora il destino delle aree è un grosso punto interrogativo, in una città in cui il rapporto tra industria e insediamento è cambiato e uno dei problemi ricorrenti che intercettiamo è la carenza di lavoro. Fino a trent’anni fa tutti i palazzi intorno allo stabilimento, sia a nord, che a sud, che lungo via Onorato Vigliani, erano abitati in gran parte da lavoratori Fiat. Oggi chi è rimasto di quei residenti è in pensione e il quartiere si è popolato di nuovi abitanti.

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