Carmagnola: città e borghi alla sfida dell'integrazione

Focus - Vocazione agricola e "Periferia urbana" sullo sfondo di una società sempre più multietnica. Intervista al Sindaco Ivana Gaveglio

Parole chiave: Carmagnola (5), periferie (28), provincia (7), viaggio (29)
Carmagnola: città e borghi alla sfida dell'integrazione

Situata nell’area sud di Torino, al confine con la Provincia Granda cuneese, Carmagnola attraversa un periodo di trasformazione. Costumi e tradizioni tenuti in alto da cittadini e borghigiani incrociano il cambiamento indotto da una società sempre più multietnica e dalle nuove generazioni, mentre l’esperienza secolare delle aziende agricole e degli storici esercizi del territorio prova a convivere con grandi e moderni insediamenti commerciali. Sullo sfondo una periferia ‘urbana’ che muta e una ‘sociale’ che si diffonde. Ne parliamo con Ivana Gaveglio, da poco più di un anno primo cittadino della «città del Peperone».

Sindaco Gaveglio, quali aree di Carmagnola si possono definire di «periferia», sia dal punto di vista urbanistico che dal punto di vista sociale?

Individuare la periferia urbana della città non è semplice: il termine fa riferimento alle zone di confine e ai margini del territorio, spesso con una connotazione negativa. Carmagnola si contraddistingue invece per una forte presenza di vita anche nei suoi borghi, geograficamente più decentrati ma molto attivi. Sono nuclei dell’attività agricola e ricchi di tradizione grazie all’impegno storico dei borghigiani. Guardando invece alla periferia sociale, le aree da accompagnare maggiormente coincidono con le vie di accesso al centro: la più estesa e importante è la zona di via Torino, a nord della città. Ma anche qui non è facile ragionare per blocchi ben precisi: la recente crisi ha incluso nella periferia sociale nuove aree e fasce di popolazione.

Soffermiamoci allora sull’area di via Torino, zona densamente abitata e allo stesso tempo molto trafficata, vista la sua posizione tra il centro e borgo Salsasio, nonché collegamento con il capoluogo. Come si presenta al momento?

È da sempre l’area che ha raccolto di più la nuova migrazione. Purtroppo qui persiste anche un problema abitativo, non a caso esiste un’alta concentrazione di case Atc. Stiamo lavorando per rendere questa via sempre meno un luogo solo di passaggio per auto e mezzi pesanti, ma terreno di rilancio. In questo senso, il progetto di riqualificazione della vicina area ex Teksid darà un forte impulso: la nuova azienda Molino Chiavazza ha garantito uno sforzo per finanziare un tratto di strada alternativo, che alleggerirà il traffico su via Torino. Porterà anche nuova occupazione e ricadute positive sul territorio. Dal gennaio prossimo inoltre verranno avviate una serie di attività nel vicino quartiere di case popolari di via Castagnole: saranno promosse dall’Ufficio politiche sociali e saranno impegnati due giovani del servizio civile volontario.

Carmagnola si contraddistingue anche per una storica e diffusa presenza nomade sul territorio: quali sono i rapporti con questa minoranza?

Da generazioni abbiamo una presenza rom e sinti, dislocata in quattro campi nomadi con singoli regolamenti. Gli agglomerati sorgono nelle zone periferiche di via Cappellino, via Pramorano, via Agnelli e nella cosiddetta zona Ceis. Ancora oggi si lavora sull’integrazione costante, poiché deve essere un tessuto che cresce insieme. Alcuni di loro, ad esempio, hanno lasciato i campi nomadi e preso residenza fissa.

Quali sono al momento le emergenze sociali più importanti? Su quali opere il Comune si sta spendendo maggiormente?

La città ha subito gli effetti della crisi, a cominciare dall’aumento della disoccupazione. Come Comune abbiamo attivato alcuni cantieri di lavoro e promosso opportunità di occupazione per cittadini e soggetti in difficoltà. Al momento siamo impegnati su più fronti con progetti indirizzati a tutta la comunità. La recente emergenza smog ha riacceso i riflettori sulla questione della mobilità sostenibile: stiamo attivando progetti che valorizzino il movimento dolce e tutelino la salute dei cittadini. Abbiamo aderito al programma del semaforo sulla qualità dell’aria e avviato lavori per l’aumento delle piste ciclabili. Per quanto riguarda le emergenze sociali lavoriamo in rete con il Cisa 31, il tavolo anziani, la consulta giovanile, le scuole laddove sorgano fenomeni di esclusione sociale, le associazioni di volontariato e le parrocchie.

Sono tante le realtà che operano per le periferie: le parrocchie e il variegato mondo del volontariato. Qual è il rapporto con questi soggetti?

La città vanta molte associazioni e sette parrocchie, attorno a cui ruotano centinaia di volontari. Il Comune si mette a disposizione fornendo locali, concedendo contributi e accompagnando il loro lavoro. Ad esempio, sarà presto aperta Casa Roberta, grazie agli sforzi di città e dell’associazione Oami. In collaborazione con la parrocchia Collegiata, inoltre, siamo riusciti a garantire anche quest’anno il servizio di distribuzione pasti con le eccedenze alimentari delle mense cittadine e il dormitorio notturno per senzatetto in oratorio. 

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