"Cristiani inquieti" verso le elezioni, due assemblee a Torino

Dopo l'incontro del 15 gennaio la seconda autoconvocazione mercoledì 31 in via Saccarelli, 8 al Salone San Donato. Ecco il documento 

Parole chiave: irrilevanza (1), politica (133), cristiani (70), parlamento (19)
"Cristiani inquieti" verso le elezioni, due assemblee a Torino

Lunedì 15 gennaio si è tenuto a Torino in auto convocazione, ospitato nei locali dalla Gioc, un incontro tra cristiani politicamente impegnati o anche «solo» culturalmente interessati alla res pubblica, appartenenti in genere alle famiglie politiche del cattolicesimo popolare, del cattolicesimo democratico e del cristianesimo sociale. Molti i presenti. L’incontro è stato «innescato» da una lettera scritta a titolo personale dagli autori del presente articolo, definitisi «cristiani inquieti». Un’inquietudine dettata dal clima di sfiducia, disimpegno e disaffezione, se non di rabbia, che si avverte nel Paese nei confronti della politica e delle istituzioni, un Paese ancora provato, pur tra luci da non sottovalutare, dalla più profonda crisi sociale dopo il II conflitto mondiale.

C’è obiettiva difficoltà della politica, in un contesto di «cambiamento d’epoca», a trovare soluzioni giuste, efficaci, durature, ambientalmente, socialmente e economicamente sostenibili, ai problemi di una società liquida, complessa, che esalta oltre misura l’individualismo e la libertà individuale, il diritto di avere diritti, spesso non fondati su doveri, e che sta ponendo in discussione il valore della «responsabilità» verso l’altro e verso la comunità nazionale.  Per questo è preoccupante, con possibili rischi di tenuta delle stesse istituzioni democratiche, la sindrome da «distruzione-creatrice», animata da populismi xenofobi, sovranisti, se non peggio, che si sta manifestando nella campagna elettorale, una sindrome, quella della «distruzione-creatrice», che non può che preparare macerie specie per «i sempre periferici» (poveri, giovani …) e che nutre, si fa per dire, l’elettorato attivo di antiscienza, fake news (su migranti, ius soli ecc.), promesse mirabolanti, nonché dell’idea che vuole la cosiddetta casta politica solo vizi e la cosiddetta società civile solo virtù. Noi cittadini sappiamo per primi che non è così.

Nella lettera, si evidenziavano ancora: a) le gravi conseguenze connesse con la lontananza dei cristiani (compresi molti di quelli «impegnati» ad intra) dalla politica, di recente definita dal Papa «come servizio inestimabile di dedizione per il conseguimento del bene comune della società»; b) la necessità, ribadita nell’incontro del 15 gennaio, di un’apertura da parte delle comunità ecclesiali a svolgere un compito di discernimento e analisi, accettando la pluralità di pensieri e proposte, e di un deciso rinnovo delle «occasioni» di formazione all’impegno politico; c) la ricchezza del patrimonio culturale del cattolicesimo popolare, democratico e sociale, che trova la sua fonte nel pensiero sociale della Chiesa.

La lettera comprendeva una parte, come dire, più politica in cui si auspicava la ricerca dell’unità delle forze democratiche di centro-sinistra e di sinistra nelle prossime elezioni politiche, nel segno del radicamento nella Costituzione repubblicana, nata dalla lotta di liberazione e chiaramente di matrice personalista. Si attribuiva, in tale contesto, un ruolo centrale al Partito Democratico, un’affermazione, questa, certo opinabile ma che richiama almeno il fatto della non equivalenza in democrazia delle scelte politiche.

In chiusura, nella lettera si affermava che il futuro democratico del Paese non può prescindere dal contributo di pensiero e azione dei cristiani impegnati in politica, nella consapevolezza dell’importanza dei valori creduti e professati ma pure del rilievo fondamentale nel concreto agire politico dell’etica della responsabilità, cioè della responsabilità per le conseguenze degli atti. Perché, infine, non ricordare che il Papa chiede di continuo a noi cristiani «di non farci rubare la speranza»  e di non smettere di impegnarci per «la costruzione di una società più giusta, più fraterna, più solidale»?

Il secondo incontro, sempre in autoconvocazione, del «gruppo» si terrà a Torino il 31 gennaio alle 18 presso il Salone San Donato, via Saccarelli 8.

Intanto  al Polo del '900 la Fondazione Donat-Cattin venerdì 26 gennaio alle ore 17.30 nella sala didattica del Polo del '900, via del Carmine 14, il libro di Giorgio Merlo "Cattolici senza partito?". Intervengono con l'autore Guido Bodrato, Mons. Derio Olivero vescovo di Pinerolo, Miguel Gotor, Michele Vietti. Modera il dibattito Luca Rolandi.


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