L'ultima meraviglia dei fratelli Taviani

MARAVIGLIOSO BOCCACCIO (Italia, 2015), Regia: Paolo e Vittorio Taviani, con Jasmine Trinca, Paola Cortellesi, Carolina Crescentini

Parole chiave: recensioni (9), film (67), cinema (39)
L'ultima meraviglia dei fratelli Taviani

 

Un tempo solo pronunciare “Boccaccio” o citare il “Decameron” evocava immagini e situazioni licenziose, proibite e chi peggio vuol definire, peggio definisca. Tuttavia, per “Maraviglioso Boccaccio” di Paolo e Vittorio Taviani – 83 e 85 anni, tanto per la cronaca e decisi a continuare a fare film senza pantofolarsi – le cose sono ben diverse, certo lo spirito boccaccesco c'è, ma è raccontato come deve essere, con grazia e poesia e tanta attenzione ai sentimenti.

Si può dire che quasi ogni immagine è un quadro, preciso, studiatissimo e splendido, trionfante nell'uso del colore che i due registi e sceneggiatori abilmente sottomettono alla loro fluidità narrativa e al loro stile. Il risultato è straordinario nella precisione scenografica e storica, tanto che il film potrebbe avere una corretta funzione didattica e pure come prova innegabile delle bellezze d'Italia, artistiche e ambientali, un patrimonio inestimabile. Infatti il film è stato girato in Toscana, in molte affascinanti location tra cui Piazza del Duomo a Pistoia, il castello di Spedaletto, Villa La Sfacciata, Piazza Grande a Montepulciano, e in Lazio: la Basilica di Sant'Elia, il castello di Montecalvello, l'Abbazia Sant'Andrea in Flumine, il castello Odescalchi. Tutti luoghi familiari da sempre ai Taviani, che li hanno scelti per essere sfondo a cinque novelle secondo loro esemplari: “Messer Gentil de' Carisendi e Monna Catalina”, “Calandrino”, “l'amore tra Ghismunda e Guiscardo, osteggiato dal padre di lei, il duca Tancredi di Salerno”, “La badessa”, “Federigo degli Alberighi”, quest'ultima probabilmente la più bella e delicata perché raconta del nobile Federigo che dilapida il patrimonio per dimostrare il suo amore a Monna Giovanna che lo ignora, fino a quando la vita le farà capire l'altissimo valore morale del timido e rispettoso innamorato, tanto che vorrà sposarlo, malgrado lui sia ormai povero e stracciato.

Da non dimenticare: siamo nel 1348, la peste infuria a Firenze (e non solo) e dieci giovani belli e pieni di vita, scrisse il Boccaccio, si rifugiano in una villa di campagna e, per dieci giorni, ingannano tempo e timori raccontandosi storie, isolati dal contagio. Forse proprio negli intermezzi del quotidiano dei giovani, tra una storia e l'altra, si rivelano molti aspetti della genialità dei Taviani. Maraviglioso...

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