Ida e la Polonia una storia del secolo breve

IDA                                                                   
(Polonia,Danimarca 2013) Regia : Pawel Pawlikoswski

con Agata Trzebuchowska, Agata Kulesza, Dawid Ogrodnik

Parole chiave: ida (1), recensione (32), polonia (27), cinema (39), film (67), critica (16)
Ida e la Polonia una storia del secolo breve

 

Per chi non lo sapesse, lo diciamo subito: ”Ida” di Pawel Pawlikoswski ha preso l'Oscar 2015 come miglior film straniero, d'altra parte, come sempre, già quando uscì nel 2013 qualche buon profeta lo aveva predetto.  Misteri dei premi e dei festival, direbbe il cronista di lungo corso.

Tuttavia, passando oltre a qualsivoglia critica o polemicuccia, corre il dovere di sottolineare che è un premio meritato perché “Ida” è una commedia drammatica, storica, psicologica e sociologica fatta per bene e, malgrado le apparenze, con la religione cattolica ha ben poco a che fare, anzi, alla fine della fiera, il fatto che Anna/Ida sia una novizia è scarsamente rilevante nell'insieme della storia che, sempre come direbbe il cronista di lungo corso, appare come un pretesto allegorico con radici nell'ottocentesca “questione polacca”, anche precedente di secoli, in quanto la Polonia ha vissuto tempi difficili e controversi che, non lo si dimentichi, si sono riprodotti nel secolo scorso, prima e dopo la seconda guerra mondiale.  Forse, magari inconsciamente anche se appare incredibile, per queste ragioni il film è stato girato in bianco e nero, perché può utilizzare infinite sfumature di grigio, tutte riferite al racconto triste, malinconico e senza gioia.

Siamo nella Polonia all'inizio degli anni Sessanta, comunista e filosovietica.  Anna è una giovane novizia che presto potrà prendere i voti e la madre superiora saggiamente la manda a Varsavia, a conoscere la Zia Wanda, la sua unica parente in vita.  Infatti Anna, infante, era stata consegnata al convento in cui è cresciuta isolata e protetta.

Anna incontra la zia, rispettata funzionaria di partito e giudice temutissimo, tanto da essere stata soprannominata Wanda la sanguinaria.  Wanda ha passato i cinquantanni, è sola, fuma, beve, è depressa, teme la decadenza della vecchiaia.     Anna comincia a capire la vita e, con lei, parte alla ricerca delle tracce dei suoi genitori ebrei che, durante la guerra, avevano creduto di salvarsi affidandosi a una famiglia di contadini polacchi e invece avevano trovato la morte, derubati e assassinati, si era salvata solo la neonata Ida.

Anna/Ida recupera con la zia i resti dei suoi genitori: assieme li seppelliranno nel cimitero ebraico di Lublino. Anna/Ida è frastornata, il suicidio della disperata Wanda la costringe a confrontarsi con una nuova realtà, si trasferisce nell'appartamento della zia e decide di apprendere, a sue spese, il bene e il male di ciò che potrebbe attenderla.

Pawel Pawlikoswski, con uno stile essenziale e privo di retorica e a suo modo austero e semplicemente poetico, descrive uno straziente dramma intimo, simbolo delle incertezze di quella Polonia, rileva  la presenza dell'antisemitismo e suggerisce le ragioni della scelta di Ida, che torna Anna, rimette il velo e si rifugia a casa sua, in convento. Un film solo per un pubblico adulto e preparato.

                                                      

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