Di chi è la colpa lo si scopre in un denso noir

CHI E' SENZA COLPA                                              
(USA, 2014)
regia: Michael R. Roskam con Noomi Rapace, Tom Hardy, James Gandolfini.

Parole chiave: noir (1), film (67), recensione (32), cinema (39)
Di chi è la colpa lo si scopre in un denso noir

Atmosfere inquietanti, sia nella luce del giorno che nelle tenebre notturne, pervadono le strade di Brooklyn gelide nel periodo natalizio, in cui si muove gente normale che va viene lavora bada ai fatti suoi, gente di ogni età che potrebbe sembrare rassicurante e invece simboleggia chi ignora o vuole ignorare gli orrori che la circondano, in questo caso quelli che fanno capo al pub del cugino Mav, un locale che non è più suo: il nuovo padrone è uno spietato criminale ceceno con banda di assassini al seguito. E la polizia che fa? C'è, indaga e sembra sappia tutto, ma senza prove ha le mani legate.

Questo è l'ambiente di “Chi è senza colpa”, diretto da Michel R. Roskam, trasposizione cinematografica del racconto breve “Animal Rescue” di Dennis Lehane che è anche cosceneggiatore e poi ha scritto il romanzo “The Drop” tratto dal film, che, per dirla in sintesi, è semplicemente un noir nudo e crudo, con qualche scena da macelleria, una commedia psicologica un poco confusa sugli aspetti controversi dell'innocenza, in rapporto a ciò che dovrebbe essere considerato colpa nell'esistenza di un'umanità dolente e priva di senso morale.  Nel pub, frequentato dalla gente del quartiere vociante e festosa in una penombra in cui risaltano dettagli di visi, di boccali di birra, dell'arredo e così via, lavora il barman Bob Saginowski, sempre calmo e gentile, che serve e scambia parole neutre, esegue ogni mansione senza rifiutarsi o, peggio, contestare, insomma è un uomo tranquillo che non va in cerca di guai, un solitario apparentemente timido che però è meglio non far arrabbiare.

Mav (James Gandolfini a pochi mesi dalla morte, avvenuta a Roma il 19 giugno 2013) vorrebbe tornare in sella, ha i suoi giri da balordo mafioso del tempo che fu, è uno sconfitto che non vuole rendersene conto.  Come dire, un tran tran da poliziesco hard boiled, reso esplicito da un ottimo montaggio, stringente ma non frenetico.

Bob trova un cucciolo di pitbull ferito e buttato nell'immondizia – l'unico protagonista senza colpa nel film- e se lo porta a casa, lo tiene con l'aiuto di Nadia, giovane donna segnata da una vita difficile.  Bob non è più solo, ha un cucciolo da proteggere e, poco alla volta, comprende di essere innamorato di Nadia. Attorno a loro una realtà pericolosa che rivelerà coinvolgenti aspetti brutali.

Un film solo per un pubblico adulto e preparato a capirlo leggendo tra le righe.

 

                                                             

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