Venaria, la qualità della formazione

Il centro conservazione e restauro: 250 studenti in dieci anni

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Venaria, la qualità della formazione

Un corso di laurea quinquennale in Conservazione e restauro dei Beni culturali. Con l’obiettivo di formare restauratori di alta qualificazione, secondo un’impostazione rigorosamente scientifica e aggiornata della professione che coniuga le abilità tecniche con gli strumenti delle discipline storiche.

Attivato in convenzione con l’Università degli studi di Torino, il corso, che ha ottenuto l’accreditamento della commissione tecnica mista Miur–Mibac (che opera a livello nazionale a garanzia dei criteri e del livello di qualità dell’insegnamento), è soltanto una delle diverse unità operative del Centro Conservazione e Restauro «La Venaria Reale» (via XX Settembre 18, tel: 011/4993011, www.centrorestaurovenaria.it, info@centrorestaurovenaria.it), nato nel 2005, che ha sede negli 8 mila mq all’interno delle scuderie alfieriane della Reggia. Ogni anno, sulla base di quattro differenti settori di specializzazione, vengono selezionati venti studenti. Gli ambiti di formazione riguardano i materiali lapidei e derivati, manufatti dipinti su supporto ligneo e tessile, materiali in pelle, ceramici, vitrei, organici, in metallo e leghe.

Tanti i laureati usciti con successo dal corso, che oggi collaborano con le più importanti istituzioni nazionali e internazionali: dalla Soprintendenza archeologica di Pompei, ai Musei Vaticani, al Museo Egizio di Torino, al Museo di Philadelphia, alle Residenze reali inglesi, al Getty Museum di Los Angeles. Le loro storie professionali sono quelle di molti altri ex colleghi di corso, attivato fin dal 2006, di cui si è appena festeggiato il decennale. Oltre 250, finora, gli allievi provenienti da tutta Italia che si sono affidati al Centro di Venaria per il loro percorso di studi, con percentuali di inserimento nel mondo del lavoro che viaggiano intorno al 90 per cento.

Ma la Scuola di Alta Formazione e Studio de «La Venaria Reale» organizza anche percorsi di perfezionamento post universitario, formazione continua e aggiornamento professionale, sotto la guida di un giovane staff di 50 persone. E a sostenerne l’attività didattica concorrono i sette laboratori di restauro (uno degli altri snodi fondamentali del Centro insieme ai laboratori di Imaging, i laboratori scientifici con tecnologie avanzate, la Biblioteca e il centro di documentazione), che si suddividono per competenze legate alle differenti tipologie di manufatto, in accordo con gli indirizzi attivati per il corso di laurea: dagli arredi lignei ai prodotti tessili, dall’arte contemporanea e i materiali sintetici ai dipinti su tela e tavola, da affreschi e tempere a stucchi e superfici architettoniche, da metalli, ceramiche e vetri a carta e supporto fotografico.

Sempre in collaborazione con l’Università di Torino, il Centro ha stipulato con la Soprintendenza speciale per Pompei, Ercolano e Stabia una convenzione triennale: tale accordo prevede una stretta collaborazione finalizzata ad interventi di restauro sia nell’area archeologica, sia su un ampio lotto di opere archeologiche trasferite nei laboratori di Venaria. «Nell’estate del 2016 è stato avviato un importante cantiere didattico dedicato alla Domus della Caccia Antica», afferma l’architetto Stefano Trucco, presidente del Centro Conservazione e Restauro «La Venaria Reale», «il progetto prevede la riapertura al pubblico dell’eccezionale complesso abitativo: in attesa del completamento dell’intervento, l’attività di restauro sarà condotta secondo modalità del “cantiere aperto”».

Sono state 53, finora, le commesse di restauro. «Alcuni interventi di particolare complessità e con svariate implicazioni metodologiche», dice Elisa Rosso, segretario generale del Centro, «sono stati affiancati da progetti interdisciplinari di studio, ricerca e approfondimento sulle tecniche esecutive, la storia e le condizioni conservative delle opere». Come nel caso della Galleria Carracci di Palazzo Farnese a Roma (Ambasciata di Francia), il Bucintoro dei Savoia del Museo civico d’arte antica di Torino (su cui sono stati condotti studi storici, tecnici e scientifici, oltre al rilievo 3d), la Crocifissione di Tintoretto dei Musei civici di Padova (su cui sono stati realizzati un video e una piattaforma multimediale di raccolta dei dati e delle elaborazioni maturate in corso d’opera a uso dei restauratori) e la Quadreria dell’Oratorio della Compagnia di San Paolo delle Collezioni Intesa Sanpaolo (oggetto di elaborazioni grafiche, ricostruzioni e video).

Un ulteriore esempio dell’attivismo del Centro di Venaria è dato dalla pluriennale campagna di schedatura conservativa, studio, documentazione e restauro sugli oggetti della Collezione storica del Compasso d’Oro della Fondazione Adi di Milano, «dove la collaborazione tra restauratori e personale scientifico», prosegue il segretario generale Rosso, «ha supportato le necessarie ricerche sui materiali, mentre il supporto del Centro di documentazione ha consentito di condurre attività di ricerca e ricostruzione storica e di affiancare la creazione di una banca dati ad hoc con specifici criteri di classificazione e lessicalità».

I risultati dell’impegno profuso negli anni passati dal Centro nella definizione di buone prassi per la conservazione preventiva applicata alle dimore storiche, dalle residenze sabaude alle ville del Fai, hanno portato alla creazione di una partnership internazionale nata in sede di una candidatura europea e consolidatasi intorno a comuni obiettivi di condivisione e ricerca. «Il Centro di Venaria Reale, insieme al Castello di Versailles, al Palazzo di Wilanòw in Polonia e all’Arre–Association des résidences royales européennes, ha infatti siglato nel giugno 2015 una convenzione volta all’elaborazione di un protocollo per la gestione della conservazione preventiva nelle residenze storiche europee», precisa il presidente Trucco. E recentemente è stata attivata una collaborazione con i Musei vaticani nell'ambito del più ampio «Vatican Coffin Project», dedicato allo studio di preziosi sarcofagi lignei.

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