Torino ricorda la beata Maria degli Angeli

Mostra al Museo del Duomo, libro e celebrazione il 18 dicembre a Moncalieri. Il ricordo della santa 

Parole chiave: torino (730), savoia (3), carmelitane (1), chiesa (665), assedio (2), santità (15)
Torino ricorda la beata Maria degli Angeli

Nel trecentesimo anniversario della scomparsa di Marianna Fontanella (1661-1717), divenuta carmelitana scalza con il nome di Maria degli Angeli. Il Museo Diocesano dedica una mostra a una singolare figura femminile torinese.  L’esposizione aperta fino all’11 febbraio 2018, con i seguenti orari mercoledì dalle 15 alle 18 e da venerdì a domenica dalle 10 alle 18. ne ripercorre la vita, la devozione ed il culto che si irradiarono in primo luogo nell’Ordine Carmelitano subito dopo la sua morte e si svilupparono ed intensificarono a mano a mano con lo svolgersi del processo di canonizzazione di Maria degli Angeli, che iniziò già nel 1720. Fu prima proclamata serva di Dio, poi come Venerabile dopo la dichiarazione dell’eroicità delle sue virtù da parte di Pio VI il 5 maggio 1778 e beatificata il 25 aprile 1865 da parte di Pio IX. Del 1729, pochi anni dopo la morte, è la sua prima biografia. Le sue venerate fattezze si diffusero naturalmente attraverso le sue immagini incise e i dipinti, ma anche con immaginette, preghiere, incisioni, litografie, che giungevano più facilmente ai fedeli.

Per onorarne la memoria le monache di Moncalieri hanno pubblicato, presso la casa Editrice San Paolo, il nuovo moderno profilo “Io sarò carmelita. Marianna Fontanella, Beata Maria degli Angeli”, a firma di Maria Teresa Reineri. 

Marianna Fontanella vede la luce a Torino il 7 gennaio 1661, undicesima nascita in seno a una famiglia nobile, agiata e religiosa, che ne conterà complessivamente tredici tra maschi e femmine. Come ultima bambina è, secondo consuetudine, destinata al matrimonio e affidata per l'educazione alle cure di un precettore che vive in casa. Singolare la passione per il ballo in cui eccelle e che la fa brillare in società dove ama esibirsi.

La prima Comunione segna una svolta decisiva nella sua esistenza. Guidata  sapientemente a una vita di intensa orazione dal suo direttore spirituale, si distacca a poco a poco dalle frivolezze che le hanno fino ad allora riempito la vita.

A seguito della prematura morte del padre, il 30 novembre 1668, Maria Tana, la madre, assume la tutela dei figli e il carico di monacare le prime cinque sorelle. Proprio durante la gita a Saluzzo nel luglio 1674 per assistere alla vestizione di una di queste, Marianna, con uno strattagemma, entra nel monastero cistercense di Santa Maria di Rifreddo e vi resta fino al gennaio del 1676: la esperienza spirituale che vive non la soddisfa e, delusa, ritorna in famiglia nei primi giorni del gennaio 1676.

Nel maggio dello stesso anno, durante un’ostensione della Sindone, matura la decisione di farsi carmelitana scalza. Vinta l’opposizione della famiglia, entra il 19 novembre 1676 nel monastero di Santa Cristina e prende il nome religioso di “Maria degli Angeli”. L’anno successivo pronuncia i voti solenni. Segue un periodo (circa quattordici anni) di lunghe prove interiori, accompagnate da straordinarie grazie mistiche. Alla fine del 1689 cessano le dolorose "purificazioni". Ha acquisito una grande maturità umana e spirituale, un perfetto equilibrio interiore che traspare da tutto il suo comportamento. I Superiori le affidano, nonostante la giovane età, ha solo trent’anni, l'educazione delle novizie. Si rivelerà una maestra d'eccezione, soprattutto perché sa insegnare “vivendo”.

Nel 1694 è eletta per la prima volta priora, carica che ricoprirà altre tre volte. Nel 1695 ottiene, con l’appoggio di Madama Reale Giovanna Battista, che le autorità civiche eleggano san Giuseppe compatrono di Torino, assicurando che cosi avrà fine la guerra contro la Francia di Luigi XIV, guerra che da sei anni devasta il ducato sabaudo. La pace di Vigevano, firmata nell'ottobre 1696, le dà ragione.

Pronostica la nascita del principe ereditario Vittorio Amedeo Filippo Giuseppe che vede la luce nel 1699, dopo quindici anni di attesa, e del fratello Carlo Emanuele, due anni dopo, tutte grazie che attribuisce all’intercessione di san Giuseppe. Nel 1703 fonda a Moncalieri un nuovo Carmelo che intitola proprio a san Giuseppe, il santo più amato. Non avrà però mai la possibilità di trasferirvisi: il duca Vittorio Amedeo II, che pure ne ha concesso l’erezione, non permette l’allontanamento dalla città della sua più ascoltata consigliera.

Durante l’assedio di Torino nel 1706, rassicurata da due successive visioni della Madonna, esorta il popolo e i soldati a tener duro perché, alla festa di Maria Bambina, l’otto settembre, Torino vedrà la vittoria. E' rimasta famosa la sua frase, ripetuta sui bastioni e in città dal beato Sebastiano Valfré: “Alla Bambina vinceremo. La Bambina sarà la nostra liberatrice”. Le dame di Corte, che entrano in monastero al seguito di Madama Reale o della duchessa Anna per unirsi alla preghiera delle monache, sono spettatrici curiose, e pettegole. delle sue estasi frequenti. Personaggi illustri del clero e dell'aristocrazia, ma anche umili popolani, conferiscono con lei per sottoporle problemi spirituali e materiali.

Madama Reale, la duchessa Anna e lo stesso duca, poi re, Vittorio Amedeo II hanno con lei un rapporto privilegiato, come dimostra la corrispondenza che si conserva all’Archivio di Stato di Torino. Sarà maestra anche per le monache di Moncalieri cui scriverà lettere di grande maturità dimostrando la modernità del suo pensiero.

Altro fatto singolare è la previsione della peste bovina che colpisce il Piemonte negli anni 1713-1715. Il carmelitano padre Michele di Santa Teresa testimonierà al Processo come la Madre avesse avuto la visione di Gesù pronto a colpire i peccatori con la peste e che Lei, appellandosi alla misericordia divina, fosse riuscita a far convertire quel giusto castigo in un altro meno devastante.

Le consorelle nel 1717 ne vorrebbero la rielezione a priora consce delle sue eroiche virtù che illuminano ogni atto della sua giornata, ma il fisico, naturalmente delicato, macerato da mortificazioni e penitenze quotidiane, va spegnendosi. Chiude gli occhi alla vita terrena il 16 dicembre 1717 nel cinquasettesimo anno di vita, quarantunesimo di religione. La sua fama di santità è tale che, alla notizia della morte, i torinesi si riversano come un fiume in piena verso Santa Cristina (“la folla si accalcò con tanta ressa che fu necessario mandare un corpo di guardie per regolarne l'afflusso, dopo che era addirittura crollata la balaustra dell’altar maggiore sotto l'urto della fiumana che avanzava”) per venerare la salma, porgere oggetti da far toccare al suo corpo, ottenere frammenti di qualche cosa che le sia appartenuto.

La salma inumata nel sepolcreto delle monache sotto il coro grande sta in loco fino al 1802, quando per le leggi napoleoniche che chiudono il Carmelo, è trasferita nella chiesa di Santa Teresa di Torino, dove tra alterne vicende resta fino al 1988 per la definitiva collocazione nel monastero di Moncalieri. La causa di beatificazione, iniziata già nel 1720, si conclude solo il 25 aprile 1865 a firma di papa Pio IX.

Il 18 dicembre con una solenne funzione nel monastero carmelitano di “San Giuseppe della Madre di Dio” a Moncalieri (Torino) si chiuderanno le celebrazioni che hanno commemorato il trecentesimo anniversario della morte della beata Maria degli Angeli, prima torinese e prima carmelitana scalza italiana a essere elevata agli onori degli altari. La “peregrinatio” delle sue reliquie da Moncalieri ha toccato tre chiese torinesi a Lei strettamente congiunte: Santa Cristina, chiesa superstite dell’antico monastero dove visse, Santa Teresa, in cui fu salvata e custodita per centocinquanta anni la sua salma, infine la basilica di Maria Ausiliatrice dove aleggia san Giovanni Bosco che a Maria degli Angeli fu devoto e di cui scrisse una biografia in occasione delle beatificazione. 

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