Sherlock Holmes e il mistero della tomba vuota/epilogo

7. Epilogo

I due rimasero a lungo in silenzio. Poi Watson esclamò”:

“By Jove, Holmes, che esperienza! E’ stato come se vedessi la scena svolgersi davanti ai miei occhi!”.

“Ma non dimentichiamo che nessun uomo ha potuto vederla, Watson. Del resto, è logico. La mente non l’avrebbe accettata e avrebbe smentito i sensi, negato l’evidenza. Che la Risurrezione sia avvenuta senza testimoni è un grande regalo per quelli come noi!”.

“Quelli come noi? Cosa volete dire, Holmes?”.

“Noi, fedeli devoti del metodo deduttivo. La mente razionale è, sì, incapace di accettare la visione di un fatto del genere, ma può ricostruirlo deduttivamente a partire dai segni e dagli indizi sulla scena dei fatti, dai racconti in parte divergenti e in parte consonanti di ciò che è avvenuto attorno all’evento principale … Non è forse ciò che abbiamo appena fatto?”.

“E con grande diletto, devo aggiungere! E non solo diletto: se non avete bisogno di me, Holmes, credo che farò un salto in chiesa”.

Holmes trasse l’orologio dal taschino del panciotto, lo consultò e disse:

“Niente in contrario, da parte mia. Ma temo che non farete in tempo …”

Prima che Watson potesse dare voce a una richiesta di spiegazioni, un’ancora accigliatissima Mrs Hudson si presentò alla porta del salotto, si sforzò di non guardare la bizzarra composizione della scena e annunciò con voce cupa:

“L’ispettore Lestrade di Scotland Yard”.

Sull’ultima sillaba l’ispettore irruppe nella stanza, quasi investendo la governante che si ritirava. Frenò di colpo per l’improvvisa semioscurità, evitando così di inciampare in uno sgabello e finire poco dignitosamente bocconi sul pavimento, e oscillò muovendo le braccia per compensare l’inerzia. Si guardò attorno aguzzando la vista e, individuati Sherlock Holmes e il dottor Watson, esclamò:

“Holmes! Watson! Venite con me!”.

“Buon giorno anche a lei, ispettore”, gli disse serafico l’investigatore.

“’giorno, Lestrade”, lo salutò cameratescamente il medico.

“Sì, sì, perdonate la mia scortesia, ma è una faccenda parecchio urgente. C’è qui sotto una vettura che ci attende”.

“In cosa possiamo esserle utili, ispettore?”, chiese Watson scostando le tende e riportando la luce del giorno nella stanza.

“Elementare, Watson”, disse con un sorriso Sherlock Holmes, e indicò con il pollice destro l’ispettore Lestrade. Seguendo la linea ideale che dal pollice di Holmes arrivava al funzionario di polizia, Watson ebbe la sua risposta: Lestrade teneva in mano una copia del Times col titolone “Il mistero della tomba vuota”, e l’immancabile sottotitolo: “Scotland Yard brancola nel buio”.

“Capisco”, disse il dottore.

“Siamo con lei, Lestrade”, disse Holmes afferrando cappello e bastone e avviandosi verso la porta. “Ah, Watson, sia cortese: uscendo preghi Mrs Hudson – capirà, immagino, perché preferisco non  farlo personalmente - di non rimettere in ordine questa stanza. Al nostro ritorno mi ci vorrei soffermare ancora un poco”.

“Sarà fatto”, rispose il dottore, prendendo a sua volta bastone e cappello e incamminandosi dietro a Holmes e Lestrade, che già scendevano per la scala di legno.

Sul pianerottolo si fermò un istante, volse lo sguardo verso il salotto e mormorò: “Ognuno ha un suo modo di andare in chiesa …”.