Resistenza e Costituzione

Il ruolo dei cattolici democratici nella Lotta di Liberazione nazionale

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Resistenza e Costituzione

Dallo scenario configurato dal secondo conflitto mondiale e dalla lotta di liberazione maturò e scaturì nel nostro Paese un intenso lavoro di riflessione e di elaborazione culturale e politica che, sia pure tra incertezze e contraddizioni, condusse alla fondazione della democrazia repubblicana. Il cammino compiuto in questo senso dall’Assemblea Costituente rappresentò la fase più significativa e determinante di tale progetto. Ad esso, nel proficuo confronto dialettico con altre componenti ideologiche, apportarono un contributo rilevante numerosi esponenti della cultura politica di matrice cattolica, specie là dove si definirono alcune strutture basilari dell’asse costituzionale. Concetti quali personalismo, pluralismo, garantismo rappresentarono presupposti fondamentali e imprescindibili nella costruzione del nuovo edificio costituzionale, che altre carte precedenti, quale specificamente lo Statuto albertino, non avevano previsto, ma che si rivelarono indispensabili dopo l’esperienza dello Stato dittatoriale. A distanza di settant’anni e dopo i molteplici dibattiti e interventi di revisione costituzionale attuati o in discussione continuano a conservare intatto il loro valore.

Con queste prospettive si confrontarono ambienti e settori del cattolicesimo politico piemontese.

Il Centro Studi Giorgio Catti, che prevede tra le sue finalità la ricerca storica e la valorizzazione dell’apporto dei cattolici piemontesi al movimento di liberazione dai totalitarismi fascista e nazionalsocialista e il loro contributo all’elaborazione della Carta Costituzionale che di questo impegno  rappresenta la più alta eredità giuridica e morale, intende proporre un percorso triennale di ricerca e di divulgazione volto a documentare, approfondire e valorizzare i molteplici contributi che la cultura cattolica piemontese elaborò e propose all’esame dell’Assemblea Costituente. Si tratta di far emergere le motivazioni etico-politiche che ispirarono queste istanze culturali, i riferimenti specifici, la dialettica interna, i rapporti con i differenti soggetti politico-ideologici. I 18 deputati eletti in Piemonte nelle liste della Democrazia Cristiana nelle 2 circoscrizioni e nel collegio unico nazionale fornirono una ricca mole di contributi, in parte ancora oggi scarsamente conosciuti o dimenticati, ma di notevole rilievo per competenza e progettualità.

Si pensi, ad esempio, al ruolo di Giuseppe Rapelli, che fece parte della Commissione dei 75, impegnata nella stesura del testo base della Costituzione, e in particolare della terza sottocommissione per i problemi economico-sociali. All’interno di questa fu relatore per le questioni attinenti l’ordinamento sindacale che portarono alla definizione degli articoli 39 e 40 della Costituzione. Oppure all’opera di Gustavo Colonnetti, firmatario di alcuni emendamenti sui temi dell’istruzione, della ricerca scientifica e della libertà delle istituzioni di alta cultura, tra i quali si può ricordare quello che divenne, con poche modifiche formali, l’articolo 9. O ancora, il sostegno e la diffusione all’interno dell’Assemblea degli ideali europeisti per opera di Enzo Giacchero.

Al di là dei singoli esponenti e dei loro specifici interventi, non va sottovalutata l’opera di informazione e di approfondimento esercitata da vari strumenti che ne favorirono la conoscenza in ambito locale, come i giornali di partito e i settimanali diocesani, le riviste specializzate e gli organismi associativi e culturali. Attraverso tali strumenti larghe componenti dell’opinione pubblica cattolica piemontese non solo poterono seguire con sostanziale regolarità i dibattiti dell’Assemblea e i risultati gradualmente conseguiti, ma vennero anche accompagnate nella riflessione su aspetti più generali legati alle funzioni e alle finalità della Carta costituzionale, dall’esperienza quotidiana della democrazia al ruolo dei partiti e delle istituzioni, dal valore delle autonomie alla natura e alle finalità dello Stato in ambito economico e sociale.

Un ulteriore aspetto, infine, va sottolineato: alcuni temi e prospettive che animarono il dibattito costituente trovavano solide radici nell’esperienza resistenziale e diretti richiami e riferimenti in questa direzione si susseguirono in  varie fasi dei lavori dell’Assemblea. Da questo punto di vista un contributo interessante, benché in larga misura ancora scarsamente noto e valorizzato, rappresenta la documentazione archivistica conservata nei fondi documentari del Centro Catti presso l’archivio della curia torinese. Il progetto pertanto offre altresì l’occasione per completare l’opera di riordino e catalogazione di tale materiale onde favorire il suo più ampio utilizzo e diffusione. A tale proposito il Centro Catti prevede sia la progressiva scannerizzazione dei fondi archivistici e il loro inserimento nel proprio sito in fase di costruzione sia l’esposizione e  divulgazione di documenti e parti significative in una mostra tematica da allestire in spazi cittadini adeguati e per un largo periodo di tempo nel corso del triennio.

In particolare, per quanto riguarda il 2016 il Centro Studi approfondirà i seguenti temi:

Informazione e sensibilizzazione delle varie componenti del mondo cattolico in Piemonte in vista delle elezioni dell’Assemblea Costituente, il suo ruolo, le sue finalità. I legami con l’esperienza resistenziale. I profili e le competenze dei candidati di fronte ai quesiti che si andavano profilando nella prospettiva del dibattito costituzionale. La questione istituzionale, la questione femminile e il ruolo della donna.  I rapporti tra ambito amministrativo regionale e panorama nazionale  e internazionale.

La ricerca, affidata a docenti universitari, giornalisti e studiosi, utilizzerà, accanto ai risultati consolidati dalla storiografia in materia, una documentazione meno conosciuta o scarsamente utilizzata, in parte inedita o di non facile reperimento, come quella rappresentata dalla stampa locale religiosa e politica o da fonti conservate in archivi pubblici e privati, a partire dai fondi propri del Centro, da quelli raccolti nel Museo del Carcere «Le Nuove» di Torino, nell’archivio regionale del Centro Italiano Femminile (Cif) e nell’archivio dell’Azione cattolica diocesana. Analoghe ricerche saranno condotte sulla documentazione conservata in altri fondi archivistici diocesani piemontesi.

Il progetto prevede infine uno o più appuntamenti annuali in forma seminariale e incontri con studenti delle scuole secondarie inferiori e superiori in ambito cittadino e regionale, per favorire la conoscenza e la valorizzazione dei temi affrontati, accanto alla pubblicazione dei più significativi documenti reperiti e utilizzati. 

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