Sanremo, pensieri e parole

L'analisi dei testi delle canzoni vincitrici alla 67^ edizione di un festival dagli ascolti record 

Parole chiave: Sanremo (4), festival (14), musica (25), Italia (221), canzoni (4)
Sanremo, pensieri e parole

D’accordo, sono solo canzonette, ma il rito televisivo del Festival di Sanremo, per gli italiani, è una cosa seria. Una settimana, quasi, di televisione completamente monopolizzata, da Raiuno a tutte le altre che trasmettono, alludono, vi si appoggiano. Cantanti e artisti di varia caratura che puntano sul Festival per dare (nuova) lena a carriere altrimenti (quasi) dormienti. Promozione, business, passaggi tv. Appunto. Mega contenitore tv, audience, ma non cura e attenzione verso la canzone italiana. Quello è l’ultimo aspetto. È lo share che conta davvero. Molto poco la vendita dei dischi. Fatta così la tara alla «questione Sanremo», lanciamo uno sguardo giocosamente semiserio a quanto emerso dall’ultima edizione della kermesse, la sessantasettesima della sua storia, considerando almeno il podio dei vincitori della sezione «Campioni».

Primo posto: Francesco Gabbani, «Occidentali’s Karma». Il testo sembra scaltramente rubato a un certo Battiato d’antan, risciacquato nei flussi dell’Arno dell’easy elettropop contemporaneo, con allusioni e citazioni di Desmond Morris («La scimmia nuda»), Buddha, Eraclito («Panta rei»), il dubbio amletico, il Nirvana. Niente meno. È la critica, giocosa e dance, della pervasività del web che ottunde le menti della nostra contemporaneità. È la canzone che, nell’arco delle serate, ha raccolto i favori unanimi anche del pubblico in sala, che ha ballato allegramente al ritmo della musica, accompagnando le movenze della scimmia (un ballerino travestito da primate) che sempre ha affiancato in proscenio il cantante. Gabbani: furbo, sbarazzino e divertente. Giustamente vincitore.

Secondo posto: Fiorella Mannoia, «Che sia benedetta». Una delle signore della canzone d’autore italiana, ammirata e rispettata interprete di brani che sono saldamente nell’immaginario collettivo, si presentava a Sanremo come la vincitrice annunciata con una canzone di Amara (nome d’arte di Erika Mineo). Il dolore e gli sbagli della vita, le cadute le imperfezioni, «E se è voro che c’è un Dio e non ci abbandona/ Che sia fatta adesso la sua volontà». Una sorta di preghiera laica che invita alla perseveranza e ad apprezzare l’esistenza, che «per quanto assurda e complessa ci sembri […] è perfetta/ Per quanto sembri incoerente e testarda se cadi ti aspetta». Testo apprezzabile. Musica non particolarmente nuova nel suo andamento, un po’ già sentita (possiamo dirlo senza sembrare troppo irrispettosi verso la Mannoia?).

Terzo posto: Ermal Meta, «Vietato morire». Cantautore e compositore albanese naturalizzato italiano, l’artista ha presentato questa canzone che parla di violenze in famiglia, storia di un genitore che picchia il figlio e dell’altro che lo aiuta a capire «che l’amore non colpisce in faccia mai/ Figlio mio ricorda». Storie (in parte autobiografiche) coraggiose e piuttosto inedite per una canzone sanremese. Veste musicale originale (ha anche vinto il premio della critica «Mia Martini»). Se la sua vena non si smarrirà, Ermal Meta è un musicista da tenere d’occhio. Potrebbe regalare ancora altre piacevoli sorprese creative.

Questi sono stati i vincitori della sezione principale di Sanremo. Il tutto calato in una medietas un po’ sconfortante, con lagne sonore in fondo simili, storie tristi di amori disperati mescolate in un flusso sonoro che, indistinto, ci fa da tappezzeria quotidiana. Un po’ musica da sala d’attesa dei dentisti o aspettando il check in negli aeroporti. Ma, in fondo, Sanremo è così da tempo, che ci piaccia o no. Lacrime nella pioggia che scivolano via. Non è il caso di farsene una colpa. Anzi, facciamocene una ragione. Per l’intanto, del lotto sanremese, Gabbani e il suo video della scimmia di «Occidentali’s Karma» è il più visto in Rete e la sua canzone la più scaricata dagli store digitali. E si ripensa all’abbraccio Rai-Mediaset che quest’anno ha portato alla conduzione congiunta di Carlo Conti e Maria De Filippi, che hanno regalato percentuali d’ascolto bulgare (ben oltre il 50 per cento di share per tutte le serate della manifestazione). E le polemicuzze varie, parti di una commedia già vista e sentita. Di tutto ciò, non facciamone un dramma e torniamo alla vita vera, quella che sta fuori del tubo catodico.

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