Il Nobel della letteratura 2016 a Bob Dylan

Premiata la scrittura e la poetica oltre all'armonia della musica del cantautore americano

Parole chiave: dylan (1), canzoni (4), cantautore (1), stati uniti (38), folk (2), musica (25)
Il Nobel della letteratura 2016 a Bob Dylan

Il 13 ottobre, nel giorno della morte di Dario Fo, l’Accademia di Svezia ha annunciato che a Bob Dylan veniva assegnato il Nobel 2016 per la letteratura. Una casuale, singolare coincidenza perché a Fo era andata la stessa onorificenza nel 1997, non senza sorpresa e borbottii di contrarietà. Un virtuale passaggio di consegne?

Di coincidenze, intenzionali o no, poco ci importa. Certo che il Nobel a Dylan (al secolo Robert Allen Zimmerman), americano di Duluth nato nel 1941, vate della musica e padre della concezione, moderna, contemporanea, alta, dell’«essere cantautore», ha fatto scalpore: si può essere considerati letterati se in vita propria si sono pubblicati solo dischi (certo, fondamentali per generazioni di giovani di tutto il mondo)? O si è comunque «poeti» – e letterati, quindi – come si era poeti ad esempio nell’antica Grecia (da Omero e tutti i suoi fratelli d’arte, prima e dopo), in cui vi versi erano accompagnati dal canto?

Questioni minime, si dirà, per specialisti del settore. I versi di Bob Dylan, letti tra i tanti, «…quanti mari deve sorvolare una bianca colomba prima che possa riposare nella sabbia?» (Blowin’ in the Wind) o «…seguirò la vostra bara in un pallido pomeriggio e guarderò mentre vi calano giù nella fossa» (Masters of War) – almeno qualche brivido – di compiacimento, bellezza, ammirazione – lo provocano. Fanno pensare alle stesse vibrazioni poetiche di Eliot, Pound, Lee Masters. E questo Nobel 2016 fa ben sperare, fra un congruo numero di lustri (in fondo va così…), per l’opera di Bruce Springsteen, Leonard Cohen o, perché no?, James Taylor, limitandosi all’area nordamericana.

Non dimenticando che, comunque, certi premi, certe categorie di premio, i Nobel, gli Oscar…, in questa rutilante e affannata, tragica e tormentata contemporaneità, sono ormai diventati quasi solo un gioco di società. Noi, a Dylan, abbiamo già consegnato da tempo il nostro personale trofeo d’onore, per quello che conta. O dobbiamo pensare che le sue siano davvero solo canzonette?

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