Spiritualità cristiana, la gioia più del sacrificio

Il nuovo libro di don Giovanni Ferretti 

Parole chiave: sacrificio (1), spiritualità (14), religione (21), cristianesimo (33)
Spiritualità cristiana, la gioia più del sacrificio

Raramente l’abbandono della fede è effetto di una decisione di carattere teorico o razionale. Il distacco ha luogo perché la spiritualità connessa a quella fede risulta inaccettabile o insignificante. Il bel libro di Giovanni Ferretti («Spiritualità cristiana nel mondo moderno - Per un superamento della mentalità sacrificale», Cittadella, Assisi 2016, pagine 187, euro 14.90) osa un’operazione che ha il merito di offrire strumenti per leggere in profondità quest’esperienza particolarmente frequente nella modernità. Per farlo occorre avere coraggio e riconoscere che la spiritualità cristiana, così com’è venuta sedimentandosi nei secoli, ha buone ragioni per essere rifiutata.

La presentazione attuale del cristianesimo ad esempio è ancora fortemente impregnata da un modello di spiritualità che collega la pienezza cristiana della santità alla disponibilità al sacrificio. «Una spiritualità cristiana vissuta come mortificazione della vita, pratica del sacrificio,… rinuncia alla vita, visti come valori in sé graditi a Dio, – osserva con ragione Ferretti (34) ¬– non può che risultare incomprensibile e suscitare rigetto nella nostra cultura» (34), che cerca piuttosto autenticità e pienezza di vita.

Il paradigma cristiano dell’amore, svolto con radicalità, ce ne darebbe invece la possibilità. Per farlo diviene urgente ripensare teologicamente la stessa vicenda della passione di Cristo e sottrarla a quel primato della categoria del sacrificio attraverso cui la si è voluta leggere. Le pagine che Ferretti dedica a questo tema sono del tutto convincenti. Si tratta, come egli scrive, di «scindere l’idea di Dio da quella del ‘sacro’ arcaico, violento e sacrificale» (45) e di porsi alla ricerca «di una spiritualità della felicità cristiana» (163). In Gesù l’idea di sacrificio viene invero demitizzata, come già ci avevano suggerito gli studi di Girard: diversamente dai sacrifici consueti, che si servono di una vittima sacrificale, Cristo offre qui se stesso, prende cioè su di sé la violenza e, pur innocente, assume il dolore e la condanna, senza mai giustificarla, ma perdonando. Non dunque un paradigma sacrificale, fondato sul meccanismo di scambio tra colpa e sacrificio, ma una logica dell’amore senza condizione «per noi». Un «per noi» che non vuole dire: a causa dei nostri peccati, né per il perdono e in espiazione di essi, ma in nostro favore, per renderci partecipi di quell’amore incondizionato.

La spiritualità cristiana, che da questa «conversione dello sguardo» scaturisce, trasforma la logica della croce da paradigma sacrificale a paradigma della donazione e batte in breccia l’idea di un cristianesimo doloristico, avverso alla vita, per riconoscervi una forza e una gioia intrinseche, capaci di passare anche attraverso il dolore e l’ingiustizia e di assumere su di sé la colpa degli altri attraverso il perdono (l’agnello di Dio che toglie i peccati dal mondo in quanto li carica sulle proprie spalle).

Non è corretto pensare che Gesù fosse fin dall’inizio destinato al sacrificio della morte; egli era piuttosto votato all’amore senza condizioni. Sono i suoi carnefici che ne hanno causato la morte e Gesù non vi si è sottratto, perché solo subendola e perdonandola avrebbe spezzato una volta per tutte la spirale della violenza. Non dunque un sacrificio di espiazione, ma una donazione incondizionata. Il paradigma del sacrificio, che, laicizzato, governa ancora la nostra società (si pensi ai sacrifici imposti dai mercati e alle persone, in specie intere generazioni di giovani, vittime sacrificali per la ripresa economica), mostra tutto il suo volto non cristiano e ideologico, ossia funzionale a chi ne beneficia.

Il libro di Ferretti è un’intensa e provocatoria lezione di filosofia e di teologia attenta alle conseguenze pastorali di ogni tesi; rigoroso nell’argomentare, affabile nell’esporre, può aiutare l’uomo moderno, cresciuto nella lontananza dal cristianesimo, a riscoprire che le radici più profonde dell’anelito alla pienezza, alla libertà, all’autenticità di vita – che pur anima tanti – ha il più profondo radicamento proprio nel messaggio evangelico.

Tutti i diritti riservati

Attualità

archivio notizie

16/02/2018

La biblioteca personale di Carlo Donat-Cattin

La riunificazione di migliaia di volumi per continuare a studiare, vita, pensiero e azione politica del leader democratico cristiano in vista del centenario della nascita

16/02/2018

Meditazione sul Crocifisso

La riflessione dello psichiatra e psicoterapeuta per il Venerdì Santo 2016. Perchè interrogarsi fino in fondo

16/02/2018

Chiesa e mass media, un'alleanza necessaria

Parte il Master di Giornalismo voluto da mons. Nosiglia per operatori pastorali e della comunicazione 

16/02/2018

Milioni di volti

Negli sguardi dei più disperati e poveri l'amore di Gesù Cristo