C'è bisogno di sinistra sociale

Una riflessione sul tema suscitata dal libro firmato dall'autore dell'articolo e da Gianfranco Morgando

Parole chiave: sinistra (2), sociale (24), dc (2)
C'è bisogno di sinistra sociale

Presentando il libro in alcune città piemontesi scritto recentemente con l'amico Gianfranco Morgando "La sinistra sociale" - e molte altre ne abbiamo in programma nelle prossime settimane - mi sono reso conto che il mondo politico e culturale che ruotava attorno alla sinistra democristiana esiste ancora. Ma non solo esiste per averla frequentata quando era presente concretamente nell'agone politico di quell'epoca ma soprattutto perchè moltissime persone continuano a riconoscersi in quel patrimonio culturale che genericamente si potrebbe definire cattolicesimo democratico o cattolicesimo sociale. E quando queste presentazioni vedono anche la presenza, qualificata e preziosa, di Guido Bodrato aumenta l'attenzione e l'interesse verso un filone culturale che difficilmente si può archiviare o più banalmente storicizzare.

Ora, al di là e al di fuori di qualsiasi regressione nostalgica, una domanda è quasi d'obbligo. E cioè, è possibile che questa specifica cultura politica, e, soprattutto, tutte le persone che continuano a riconoscersi in quel patrimonio - e sono tantissime - non trovino più un canale privilegiato e naturale per esprimere quei valori, quelle sensibilità e quella politica oggi? In sostanza, non riescano più a declinare concretamente nella politica contemporanea la loro cultura di riferimento? Certo, la risposta scolastica e da prassi e' quasi scontata. La Dc non non c'è più e quindi tutto ciò che rientrava anche solo genericamente in quell'universo politico è da considerare datato e quindi non più riproponibile. Una osservazione, questa, ridicola perché un patrimonio culturale non ha una data specifica in cui si può spedire al macero. Per la semplice ragione che i valori riconducibili alla tradizione del cattolicesimo sociale e del cattolicesimo democratico conservano una bruciante attualità tutt'oggi. Malgrado siano pressoché scomparsi dalla dialettica politica italiana chi continua stancamente a definirsi tale perché ormai i grandi, come i piccoli, partiti si sono ridotti a "partititi personali" o a banali " comitati elettorali" alle dirette dipendenze del capo di turno.

E in un contesto del genere contano altri valori. O meglio, altri disvalori. E cioè, gregariato, cortigianeria, fedeltà cieca al capo, pressapochismo culturale, cortigianeria e superficialità Eppure io continuo a credere - anche alla luce della rivisitazione della esperienza della sinistra sociale della Dc e del magistero politico svolto per oltre un trentennio come protagonista nazionale da Carlo Donat-Cattin - che questa cultura possa e debba continuare ad avere piena cittadinanza anche nella politica contemporanea. E non solo per dare una risposta concreta a tutte quelle persone che continuano a riconoscersi in quei valori ma anche e soprattutto perché è semplicemente ridicolo, nonché disonesto, sostenere la tesi che una cultura politica non ha piu' cittadinanza in politica se non e' compatibile con il "verbo" del capo. E proprio la presentazione del libro "La Sinistra Sociale" ci offre l'opportunità concreta per ridare speranza e fiducia a tutte quelle persone che vogliono continuare ad impegnarsi in politica per passione e per singola coerenza anche nella società contemporanea. A volte anche una cultura politica può essere destinata a correre per lungo tempo semplicemente come un fiume carsico. Ma prima o poi e' destinata a riemergere. E quando lo fa non puo' che essere un fatto positivo ed incoraggiante per la credibilità e qualità della politica nonché per lo stesso rinnovamento della classe dirigente.

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