Lavoro ed economia, la riflessione e l'azione di un leader
I grandi temi fra le carte dell’Archivio di Carlo Donat-Cattin
L’archivio di Carlo Donat-Cattin documenta la sua lunga vita pubblica negli anni cruciali della prima Repubblica, che lo vedono protagonista come sindacalista, amministratore, leader della Sinistra Dc, uomo di governo in settori nevralgici: sottosegretario di Stato alle Partecipazioni statali, ministro del Lavoro negli anni dell’autunno caldo e dello Statuto dei lavoratori, ministro del Mezzogiorno, ministro dell’Industria, ministro della Sanità, nuovamente ministro del Lavoro; senatore.
Esso accoglie un ricco carteggio, appunti, relazioni, bozze e minute, quaderni pieni di note e osservazioni le più diverse, blocchi di materiali di studio che si intrecciano ai tanti ritagli di giornali pieni di annotazioni: una stratificazione di carte che rivela un metodo di lavoro insieme rigoroso e vulcanico, sempre proiettato verso l’azione e verso il futuro.
Il progetto messo in campo negli ultimi anni dalla Fondazione Donat-Cattin, in avanzato stato di realizzazione, assume come centrali nella attività e nel pensiero di Carlo Donat-Cattin due tematiche, lavoro ed economia, e intorno ad esse ricostruisce un percorso fra le carte, a nostro avviso, di grande rilievo. Parte di questi documenti sono stati inventariati, digitalizzati, commentati, contestualizzati e sono di imminente pubblicazione.
Le carte sono uno strumento assai utile per ripercorrere ed approfondire le vicende dell’economia italiana nel secondo dopoguerra. Donat-Cattin infatti è stato un protagonista del dibattito politico ed economico nel nostro paese, prima come dirigente sindacale (dalla fine degli anni ’40 fino al 1956, anno in cui lasciò la segreteria provinciale della CISL di Torino), e in seguito come parlamentare (fu eletto alla Camera dei Deputati nel 1958) e uomo di governo. La sua azione assume una importanza particolare a partire dall’inizio degli anni ’60, quando assume l’incarico di sottosegretario alle Partecipazioni statali, fino alla seconda metà degli anni ’70, trascorsi in gran parte come titolare dell’importante dicastero dell’Industria.
Gli anni che vanno dall'inizio degli anni '50 agli anni '70 possono essere distinti in due periodi, caratterizzati da vicende economiche assai diverse tra di loro. Il primo periodo, dal 1950 al 1963, è quello della brillante espansione dell'economia italiana, il cosiddetto “miracolo economico”. Il secondo, che comprende tutti gli anni '60 e si prolunga negli anni '70, è caratterizzato da lunghi periodi di stagnazione, sia per quanto riguarda il settore produttivo che per quanto riguarda l'occupazione.
Dal punto di vista di una politica di sinistra democratica (in cui collochiamo la sinistra democristiana) il problema principale che si pone nel primo periodo è quello di garantire la più larga ricaduta dello sviluppo sulle classi popolari e sui lavoratori, in termini di aumento dell'occupazione e di miglioramento delle condizioni salariali e di vita. Questo obiettivo è strettamente collegato alla necessità di impostare una politica economica che consolidi la crescita e la renda duratura.
Nel secondo periodo si pone invece il problema di individuare strategie per il superamento della crisi e della stagnazione, sia con interventi congiunturali che con interventi di carattere strutturale, con una nuova strategia di politica economica (la programmazione) e con l'adozione di una politica di riforme strutturali.
In entrambi i periodi la sinistra democristiana sostiene una strategia politica coerente con gli obiettivi da raggiungere: per questo fin dall'inizio degli anni '50 partecipa da protagonista al dibattito intorno ai limiti delle coalizioni politiche centriste, e propone una formula politica di centro sinistra, basata sul rapporto tra la Democrazia Cristiana e il Partito Socialista, che avrà poi concreta realizzazione nei primi anni '60.
Il “percorso tra le carte” che di qui prende avvio costituisce semplicemente una traccia per l’approfondimento delle tematiche indicate. È la premessa di un più ambizioso piano di lavoro che, attraverso il ruolo di Carlo Donat-Cattin, consenta di comprendere le vicende dell’economia italiana nel secondo dopoguerra, e in particolare di cogliere il dibattito di politica economica che le ha caratterizzate. Un lavoro che si inserisce nella rivisitazione, in corso ad opera di molti studiosi e divulgatori, di un periodo cruciale nella storia del paese, le cui interconnessioni con le problematiche dell’oggi sono del tutto evidenti.
Donat-Cattin e la centralità del lavoro: questo il fil rouge che ha contraddistinto tutta la vita pubblica del leader democristiano.
La sua visione appare precisamente delineata sin dagli scritti del 1947 sulle pagine della rivista della Democrazia cristiana lombarda "Democrazia". Capitalismo e statalismo entrambi possono impedire lo sviluppo del lavoratore in quanto persona umana. Ecco la preoccupazione che, insieme a quella di contrastare l'egemonia comunista sui lavoratori delle grandi fabbriche, lo accompagnerà sempre. Insieme all'attenzione alla persona che non è solo teorica ma concreta, fattiva. Nei suoi scritti, però, c'è qualcosa di più, c'è un modo di guardare alla fabbrica e al lavoro nella fabbrica che appartiene a un mondo che ormai sembra lontano e che tuttavia emana ancora un fascino forte. Qui, il lavoro non è visto come pena, fatica, sacrificio, non è soltanto dovere o un mezzo necessario per mandare avanti la propria famiglia. Il lavoro nel cuore pulsante della produzione industriale ha valore in sé purché sia preservata la dignità della persona umana.
L'esame accurato e attento delle fonti presenti nell'archivio fa luce su quanto qui solo accennato e consente di mettere in rilievo la continuità e la complessità di un pensiero in larga misura sconosciuto che parte da lontano e attraversa tutta la vita pubblica di Carlo Donat-Cattin.
Ponendo al centro il lavoro - una concezione del lavoro nient'affatto rigida che saprà cogliere le profonde trasformazioni dell'economia e della società post-industriale - abbiamo rintracciato i fili che collegano quasi un cinquantennio di attività: nel Sindacato, in Parlamento - anche attraverso l'impegno nelle commissioni - al Governo. Una linea di continuità fra il Donat-Cattin sindacalista (1945-1956) e il Donat-Cattin ministro del Lavoro (agosto 1969-giugno 1972; luglio 1989-marzo 1991), nonché la sottolineatura del nesso inscindibile fra lavoro ed economia.
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