L’agente letterario: sempre accanto allo scrittore

Natascia Pane dell’agenzia torinese «Contrappunto» parla di un mestiere poco conosciuto ma affascinante: «Gestiamo l’intero processo che sta dietro la diffusione di un libro»

Parole chiave: editore (1), libro (39), salone (25), scrittore (2)
L’agente letterario: sempre accanto allo scrittore

«Il mestiere dell’agente letterario è difficile, perché ha a che fare con le pieghe dell’umano. Richiede passione, curiosità, tenacia». Così Natascia Pane, titolare dell’agenzia letteraria torinese «Contrappunto», presente con un proprio stand al Salone del libro, definisce un lavoro in Italia ancora interpretato come un inutile e dispendioso orpello per editori e scrittori. Eppure negli Stati Uniti, e anche in molti Paesi stranieri, è addirittura impensabile il “fai da te” per mettere sul mercato un libro di qualsiasi tipo: narrativa o saggistica, musica o teatro, gioco o altri argomenti. All’estero lo scrittore scrive e l’editore fa il libro, ma il rapporto tra loro, come la promozione, vendita e diffusione dell’opera, in generale tocca all’agente o all’agenzia letteraria.

Perché tanta diversità tra Italia e mercato straniero?

All’estero si lavora in un mercato editoriale sano, in Italia quasi mai. All’estero non ci sono le nostre criticità, hanno meno perdite economiche e sono più bravi. Inoltre è una questione di mentalità. Nel nostro Paese l’agente letterario è ritenuto una sorta di parassita. I motivi esatti di tale considerazione in tredici anni di attività non li ho ancora compresi. Io sono in questo settore dal 2002, i miei inizi non sono stati semplici. Ho cominciato da sola, ora ho sette collaboratori fissi. Ho comunque deciso fin dal principio che l’agente letterario non può limitarsi a fare l’intermediario tra lo scrittore e l’editore, perché dietro la scrittura di un libro c’è sempre una motivazione forte, sia che abbia successo sia che non lo abbia. Pertanto ho scelto di dedicarmi alla gestione dello scrittore: dalla cura della parola al suo percorso professionale fino a quello economico. Certo occuparsi di pura intermediazione è più semplice, è business, mentre la gestione della persona oltrepassa le regole del mercato.

Quali sono i compiti dell’agente letterario?

Simili al manager che si occupa di attori, cantanti, pittori: gestiamo l’intero processo che sta dietro la diffusione di un libro, tranne la produzione. L’agente letterario è opportuno tanto per l’esordiente che per l’autore affermato desideroso di rilanciare la propria immagine e la propria carriera. C’è chi si occupa solo di intermediazione e acquisizione dei diritti (e le agenzie letterarie in questo senso sono in continua crescita) e quelle che seguono l’autore nei minimi dettagli. Noi siamo tra coloro che gestiscono l’autore. Per me è uno stile di vita. Io faccio il possibile per difendere e imporre i nostri autori. Sono loro il mio maggiore successo e con gran parte di loro ho instaurato un rapporto che dura da anni. In ltalia l’editoria è considerata un gioco. Manca una visione strategica. 

leggi l'intervista completa su «il nostro tempo» di domenica 17 maggio

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