Il "tesoro" di Palazzo Barolo

I documenti dell'Archivio storico, riordinati, ora sono a disposizione degli studiosi

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Il "tesoro" di Palazzo Barolo

«Molti contadini dicono: Ah! se potessimo vivere in città senza lavorare come saremmo felici, ma io invece sono felice quando posso andare alla vigna a passare qualche giorno in campagna e andar a visitare le vigne, i campi ed i prati…». È  uno spaccato ricchissimo di storia d’Italia, di Torino, del Piemonte, quello che emerge dai documenti dell’Archivio Storico dell’Opera Pia Barolo: piccoli e grandi avvenimenti ad intrecciarsi, gioie e dolori, generosità e miseria. L’elegia della vita campestre al tempo della prima industrializzazione nelle parole che un giovane candidato scrive nel suo tema di ammissione al Collegio Barolo nel 1883, sopra citate, e il verbale del ricovero all’Istituto delle Maddalenine (dove trovavano ospitalità le giovani senza mezzi e senza famiglia) di una ragazza di 12 anni, che la madre «ha indotto a prostituirsi» nell’Italia fascista, ne sono solo due esempi.

L’Opera Barolo, erede diretta dell’intero, immenso patrimonio mobile ed immobile dei Marchesi Giulia Colbert e Carlo Trancredi Falletti di Barolo, vide la luce nel 1864, alla morte della Marchesa. Da allora, ne ha continuato l’azione nel campo educativo, culturale, assistenziale, perseguendo la felice intuizione di una promozione a tutto tondo della persona umana, e in  particolar modo dei più bisognosi (un’azione che continua ancora oggi, con le attività culturali di Palazzo Barolo e quelle socio-assistenziali che trovano ospitalità nel «Distretto Sociale» tra via Cottolengo e via Cigna). Oltre centocinquant’anni di storia si sono riversati in migliaia di documenti custoditi nell’Archivio di Palazzo Barolo: un patrimonio che torna ora pienamente a disposizione degli studiosi in tutto il suo valore grazie all’iniziativa di riordino dell’Archivio e dei suoi locali che è iniziata nel 2012, con il sostegno della Compagnia di San Paolo, e i cui frutti sono stati presentati lo scorso 18 marzo a Palazzo,  durante una serata che ha visto la partecipazione di Dimitri Brunetti (Regione Piemonte), Diego Robotti (Soprintendenza Archivistica Piemonte e Valle d’Aosta) e Pompeo Vagliani (direttore del Museo della Scuola e del Libro per l’infanzia, l’ente gestito dalla Fondazione Tancredi di Barolo e ospitato nel Palazzo).

Spiega Andrea Zonato, l’archivista che insieme alla collega Elisabetta Oberti ha curato la sistemazione delle carte: «Abbiamo risistemato i fondi dal 1864 al 1992 (data di trasformazione dell’Opera in Ente morale privato), dividendoli tra gli atti riguardanti l’amministrazione centrale e gli Istituti filiali, che hanno concretamente portato avanti l’opera degli ultimi Marchesi di Barolo (in campo educativo ed assistenziale, come il Collegio Barolo e l’Istituto delle Maddalenine, ma anche, ad esempio, nella vinificazione e nella commercializzazione dei vini), e quelli relativi al patrimonio immobiliare dell’opera. Abbiamo inoltre stilato gli indici dei nomi e dei luoghi, i regesti di ogni documento».

Il riordino dell’Archivio Storico dell’Opera è solo l’ultima parte di un lavoro che ha riguardato l’intero complesso dei fondi conservati nel Palazzo, dove si trova anche l’«Archivio Storico della Famiglia Falletti di Barolo e famiglie collegate», che raccoglie migliaia di carte relative ai Barolo ed alle altro nobili parentele degli Stati sabaudi che durante i secoli sono entrate in contatto con i Marchesi. Anche per questi documenti (i più antichi di inizio Duecento) sono stati approntati, con il sostegno della Regione Piemonte, indici e regesti: anche questi, ora, sono a piena disposizione degli studiosi.

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