Il premio Bottari Lattes Grinzane al danese Morten Brask

Cinque anni di rinascita e successi per il progetto del premio letterario che unisce varie forme artistiche

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Caterina Bottari Lattes con il vincitore del premio

L’atto finale del premio Bottari Lattes Grinzane è andato in scena sabato 24 ottobre nello storico castello cuneese. Sul palco, tra gli applausi, lo scrittore Javier Marias, vincitore della sezione “La Quercia”, dedicata agli autori già affermati. «Per le sue capacità indiscusse di indagare, attraverso i suoi romanzi, le difficoltà degli uomini di fare i conti con il passato, del desiderio e della capacità di occultarlo e di manipolarlo. La rete del suo narrare, gettata sul fluire della vita, è capace di afferrarne ogni aspetto con grande nitidezza»: queste le parole della giuria tecnica, presieduta da Gianluigi Beccaria.

Venerdì 23 alle 18, lo spagnolo ha tenuto una lectio magistralis al teatro Gobetti di Torino, a cui è seguito un dialogo con il direttore de La Stampa, Mario Calabresi. «Io sono tra coloro che ritengono che l’unico modo in cui si può raccontare qualcosa di vero è sotto l’elegante e discreto travestimento dell’invenzione, proprio perché chi inventa e affabula non si piegherà mai alle grossolane e rocambolesche imposizioni della realtà – ha scritto Marias proprio sulle pagine del giornale torinese -. Ricordo di avere già detto un paio d’anni fa, in un’intervista per The Paris Review, che la realtà è una pessima romanziera, perché non sa scegliere né ordinare né dosare; perché ammette ogni intervento del caso senza battere ciglio; perché si beve tutte le inverosimiglianze, perfino quelle che in un romanzo o in un film ci farebbero esclamare con irritazione «Ma insomma! Come osano, come sperano che io ci creda”».

«Credo – ha continuato - che in questo stia uno dei segreti della letteratura: quando si racconta, o si introduce in un racconto inventato, un fatto realmente accaduto, l’unico modo perché risulti accettabile e verosimile consiste nel farlo passare attraverso l’immaginazione e nel riuscire a raccontarlo come se invece non fosse mai accaduto. Forse lo stesso procedimento deve valere per le invenzioni, per ciò che è nato direttamente dall’immaginazione e non è mai successo: lo si deve immaginare come se fosse accaduto davvero, per poi tornare a immaginarlo di nuovo, solo che, questa volta, come se non fosse accaduto».

A vincere la sezione “Il Germoglio”, destinata ai titoli di narrativa italiani e stranieri 2014, Morten Brask. 45 anni, danese, scrittore e giornalista,  è stato scelto dalla Giuria degli Studenti per “La vita perfetta di William Sidis”. Nel libro racconta di una storia vera. Quella di Sidis, detto Billy, nato a fine Ottocento a New York e morto nel 1944 a Boston. Bambino prodigio viene esibito, dai genitori, come una sorta di fenomeno da baraccone. Non ha amici e tutti lo prendono in giro. Scoppia la prima guerra mondiale, esplodono le proteste operaie e lui si aggira nel mondo disperato senza riuscire ad adattarsi. Un dono che si rivela una condanna. Il premio internazionale, arrivato alla quinta edizione, rappresenta la rinascita del tanto discusso Grinzane Cavour. Il premio letterario torna in veste sobria e riscopre la serietà delle origine, grazie anche al lungo e duro lavoro di Caterina Lattes e Rodolfo Ivaldi.

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