Giletti a Sanremo? «Forse tra vent’anni…»

Il popolare conduttore televisivo parla del Festival e della polemica con Mario Capanna sui vitalizi dei politici

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Giletti a Sanremo? «Forse tra vent’anni…»

«Giletti, sei stato bravissimo contro la casta. Sei diventato come Stella». Così, i genovesi Luca e Paolo, primi veri super ospiti comici del Festival di Sanremo, durante la terza serata della kermesse, si sono rivolti al giornalista-conduttore seduto in prima fila nella platea dell’Ariston. Complimento in Eurovisione e davanti a milioni di telespettatori italiani indirizzato dai due comici, affiancati da Carlo Conti, a Massimo Giletti, al centro di una polemica per lo scontro con l’ex europarlamentare e leader storico del ’68, Mario Capanna, avvenuta domenica 8 febbraio durante la trasmissione pomeridiana «L’Arena», su Raiuno. Giletti ha accolto l’elogio con un sorriso emozionato.

La “vicenda Capanna” non è la sola a gettare qualche sasso sul cammino di Giletti. Voci maliziose insinuano che si stia preparando a condurre il Festival di Sanremo in un prossimo futuro. «Non si sa mai…», dice, «Vianello lo ha fatto a 73 anni, io ne ho 53…». Attratto dal Festival, racconta: «Ricordo con simpatia quelli in bianco e nero, degli anni Sessanta. Sanremo forse non era trasgressivo, ma per noi bambini lo era perché potevamo guardare la televisione di più anziché andare a letto dopo Carosello».Arrivando ai Festival a colori, Giletti confida di avere nella mente «il Festival di Baudo quando ha preso la famosa decisione delle due vallette, una bruna e una bionda, ma “parlanti”». Poi definisce «straordinario il festival di Fazio quando ha rotto la “liturgia” chiamando all’Ariston Pavarotti e Dulbecco. Quell’edizione ha raggiunto picchi inarrivabili. Indimenticabile anche l’edizione con Chiambretti che volava come un angelo sopra Mike Bongiorno e quella con Morandi e Celentano che cantano insieme nel finale».

Interpellato sui personaggi che vorrebbe nella sua «Arena», Giletti rivela: «Ho un miraggio: vorrei papa Francesco. Ma è un miraggio, un’illusione». Eppure Bruno Vespa ha portato, telefonicamente, papa Woityla a «Porta a porta»: «Vespa è un maestro. Di fronte ai maestri si può solo avere ammirazione e non invidia, come invece molti hanno. Sapendo che avere il Papa è un’illusione, mi piace continuare con la lirica. Sono rimasto emozionato da Placido Domingo, venuto tempo fa in trasmissione. L’ho studiato attentamente. Lui, quando si è alzato, mi ha detto: “E’ stata l’intervista più bella della mia vita”. Ovviamente non mandammo in onda quel frammento, ma per me valeva cento Telegatti (gli oscar della tv, ndr). Mi piacerebbe portare, oggi, Jonas Kaufmann, il più grande tenore vivente, perché credo che nelle interviste dobbiamo anche trasmettere qualcosa di diverso dal conosciuto. Portare Kaufmann non è semplice. Ma non lo escludo». 

leggi l'intervista completa su «il nostro tempo» di domenica 22 febbraio

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