Papa Francesco nel paese dei tifoni

Il regista-poeta filippino Lav Diaz al 32° Torino Film Festival ha raccontato nel suo "I bambini dell'uragano" il paese visitato da Papa Francesco

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Papa Francesco nel paese dei tifoni

"Ipnotico". E' stato definito così da qualche critico il film "I bambini dell'uragano" (Storm Children - Book One) del regista filippino Lav Diaz presentato al recente 32° Torino Film Festival. Infatti un film-documentario in bianco e nero di due ore e quaranta minuti con qualche scarno dialogo negli ultimi quaranta minuti, che riesce ad emozionare il pubblico ed a farsi applaudire, non può che essere "ipnotico".  Avevamo conosciuto il regista Lav Diaz in persona durante il 23Tff, diretto da Turigliatto-D'Agnolo Vallan, quando, ancora regista sconosciuto, presentò un film girato in dieci anni e di ben undici ore (suddiviso in tre sezioni) dal titolo "Evoluzione di una famiglia filippina"  conosciuto come "Ebolusyon" per, come afferma il regista, "raccontare la lotta della gente nella storia delle Filippine". Nato nel 1958 a Cotabato (Filippine) da una famiglia di insegnanti, Lav Diaz è cresciuto tra i libri ed ha vissuto in prima persona i drammi della dittatura di Marcos e del dopo Marcos. Ha frequentato il Mowelfund Film Institute nelle Filippine ed, emigrato in America, ha collaborato nella redazione di giornali per filippini mentre, nel tempo libero, è riuscito a dedicarsi alla sua grande passione: la produzione di film. Ormai è un regista di fama mondiale con uno stile unico, premiato in prestigiose rassegne internazionali.

Sempre legato alla sua gente ed alla sua terra, vittima di frequenti e devastanti urugani, il poeta Lav Diaz racconta come è nato questo film "ipnotico":"L'impeto per questo lavoro, all'inizio, era l'idea di tempesta nell'animo umano, e non solo nella psiche filippina. Ho iniziato a girare, non preoccupandomi di uno stile o una struttura. Negli ultimi nove mesi ho alloggiato e visitato nelle città e isole colpite dalle alluvioni. Stavo solo documentando ciò che avveniva, cercavo un filo conduttore, cercavo una storia, o la storia. Quando poi mi sono seduto a controllare il girato, mi sono trovato di fronte a centinaia e centinaia di immagini che spaziavano dallo straziante al magnifico, dalla depressione alla speranza, dal terrore all'innocenza. Ho capito che dietro alla distruzione e alla disperazione, c'era anche l'immagine del bambino perduto. Perché sono loro, i bambini, le vittime più grandi".

Ed, infatti, i bambini di strada sono i protagonisti di questo doloroso racconto dalla trama molto semplice. Per più di venti minuti l'atmosfera è creata dalla pioggia insistente che ingrossa ed intorbida le acque di un fiume, il suono è dato dalla scroscio della pioggia e dai clacson in lontananza. Subito dopo, per  forse mezz'ora, vediamo due bambini, accovacciati in posizione rischiosa sul ponte di un torrente di città,  seriamente impegnati ad estrarre  con lunghi rami quanto le acque hanno trascinato e depositato (indumenti, cassette). E' un gioco od un lavoro? La cinepresa inquadra, poi, delle enormi navi, anch'esse devastate dall'uragano, ancorate davanti ad una baraccopoli. I bambini si tuffano, vanno sott'acqua, nuotano fiancheggiando la nave, rimuovono con insistenza sabbia e ghiaia indurite dall'acqua sempre alla ricerca di un misterioso tesoro. Sotto tettoie di lamiera, donne, dagli sguardi truci, affettano verdure per il pranzo e sollecitano i bambini a portare l'acqua estratta da un pozzo rudimentale.Per sottofondo c'è sempre la pioggia insistente e qualche canzone come "Blowing in the wind" di Bob Dylan.

Nell'ultima mezz'ora un ragazzo, accovacciato sotto l'enorme arcata di un ponte, racconta la sua tragedia. L'uragano ha divelto la sua casa, uccidendo madre, nonna ed i due gemelli. Politici corrotti hanno contribuito a questa devastazione. Lui vive vendendo ferro (ecco il tesoro) raccolto sott'acqua e sulla spiaggia, con fatica e pericolo. Nella scena finale i bambini si arrampicano sulla ripida scala a pioli per raggiungere il ponte dell'enorme nave, per poi  tuffarsi in acqua, raccolti da una rudimentale zattera che li riporta a riva. Questo film colpisce al cuore: sì "i bambini sono le vittime più grandi" di corruzione e degrado non solo nel sud del mondo. E Papa Francesco a Manila lo ha denunciato alto e forte.

                                                                  

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