"Mondo piccolo, Roba minima", a Torino le periferie esistenziali in Giovannino Guareschi e Enzo Jannacci
Alla Piazza dei Mestieri fino al 13 marzo una doppia mostra presentata in un conferenza da Giorgio Vittadini e Michele Brambilla

C’è il barbone che “El purtava i scarp del tennis, el parlava de per lù rincorreva già da tempo un bel sogno d'amore”, c’è l’operaio che “Prendeva il treno per non essere da meno” e “piange e ride per quel grande, assurdo amor!” e poi ci sono Vincenzina davanti alla fabbrica, Giovanni il telegrafista, lo smilzo, la vecchia maestra e tanti altri. Una galleria di “Roba Minima” del grande Jannacci che ad un certo punto si interseca con “il Mondo Piccolo” di Giovannino Guareschi, dove si affacciano Don Camillo, Peppone, i contadini, le massaie. Due mondi, quello della Milano degli anni ’70 e la bassa del dopoguerra, che rivivono nella Mostra “Mondo piccolo, Roba minima - Le periferie esistenziali in Giovannino Guareschi e Enzo Jannacci”, esposta alla Piazza dei Mestieri, nella Sala di via Durandi 13, fino al 13 marzo 2015. Due mondi diversi, due epoche diverse in cui si muove una galleria di personaggi che condividono un destino semplice estraneo ai trionfi, a tratti drammatico, ma sempre abitato dalla speranza e da un’ultima positività, su cui il potere non ha potere.
Guareschi e Jannacci celebrano, l’uno con la penna, l’altro con la musica, un’esistenza pestata, disgraziata, ma conquistata a morsi, con la tenacia di chi vive con autenticità i propri desideri, nonostante la povertà, nonostante il fiume che inonda i campi o una città che ti passa sopra. Non un finto ottimismo, ma la certezza del valore di ogni uomo che sa, ragionevolmente, di poter sperare e ama la grandezza delle piccole cose di tutti giorni. Un messaggio che suona quasi antimoderno, ma “rispetto a una modernità che agonizza - spiega Michele Brambilla, Vicedirettore de La Stampa - Guareschi e Jannacci hanno intuito i rischi del progresso, il nulla in cui è sprofondata la pretesa di una libertà vuota di quei valori di cui è intessuta la nostra tradizione. Sono entrambi nostalgici, perché consapevoli dell’avvento dell’illusione di bastare a se stessi”.
Fuori dal coro hanno raccontato “la traccia di un’oltre che c’è nel cuore di ogni uomo”, continua Brambilla. Ecco tutta l’attualità di Guareschi e Jannacci: “Ci insegnano che ogni uomo ha un valore e che c’è sempre la possibilità di essere liberi, esprimendo ciò che si ha dentro”, racconta Giorgio Vittadini, Presidente Fondazione per la Sussidiarietà e tra i curatori della mostra, agli alunni della Piazza dei Mestieri durante il primo giro visita alla mostra. “Ma un barbone può essere libero anche se non ha i soldi?”, incalza un ragazzo. È iscritto al corso di cucina, il suo piatto forte è la pasta al tonno. “Anche per trovare i soldi ci vuole la libertà, anche per chiedere l’elemosina. Bisogna decidere di mettersi in gioco, cominciando a fare il possibile, usando le proprie capacità. All’inizio si ha paura, poi buttandosi nella realtà si impara a essere liberi”, incalza Vittadini. “Allora bisogna fare dei sacrifici?”, chiede un altro ragazzo. “Certo altrimenti la libertà non diventa una capacità”. Il dialogo continua con un fiume di domande e di risposte nel paragone con due autori prima semi sconosciuti a dei ragazzi di 14, 15, 16 anni. Cosa c’èntra la cultura con i bigné? Con l’impastare il pane o imparare a fare un’acconciatura? “Per fare bene, bisogna avere prima l’idea del bello”: è questa la proposta educativa di Dario Odifreddi, Presidente della Piazza dei Mestieri: una scuola che oltre a insegnare un mestiere ai ragazzi, propone un cartellone eventi con oltre 70 appuntamenti culturali aperti a tutta la città, perché, continua Odifreddi, “ciò che muove l’uomo è prima di tutto la bellezza”.
La mostra “Mondo piccolo, Roba minima - Le periferie esistenziali in Giovannino Guareschi e Enzo Jannacci" è aperta al pubblico, dal lunedì al sabato dalle ore 10 alle ore 22. Per le scuole si effettuano su prenotazione visite guidate all’indirizzo eventi@piazzadeimestieri.it o telefonando allo 011/03.71.500. Un’occasione per scoprire o riscoprire due autori che hanno frugato nelle viscere dell’uomo e hanno scoperto, come canta Jannacci, “che la sua angoscia è buona, perché è la sua tristezza che suona, è come in un concerto che piove ma all'aperto, sorride ancora e gli vien voglia di cantar”.
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