Un Papa che «spiazza» con il Vangelo

L'incontro mondiale con le famiglie il monito, il dolore e la preghiera contro gli abusi 

Parole chiave: papa (648), famiglia (86), sinodo (46), viaggio (29), stati uniti (38)
Un Papa che «spiazza» con il Vangelo

Due momenti vorremmo segnalarvi del viaggio apostolico: il Papa che prega a fianco di dodici capi religiosi: «Dio della pace, porta la tua pace nel nostro mondo violento. Pace nei cuori di tutti gli uomini e di tutte le donne. Pace tra le Nazioni della terra». Accanto a una delle fontane di Ground Zero, saluta i familiari di soccorritori caduti in servizio: «Aquí, en medio del dolor lacerante. Qui, in mezzo al dolore lacerante, possiamo toccare con mano la capacità di bontà eroica di cui è anche capace l’essere umano, la forza nascosta a cui sempre dobbiamo fare appello». Ricorda che i pompieri di New York sono entrati nelle Torri che stavano crollando: molti hanno perso la vita ma hanno salvato la vita di molti.

 Nella Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo a Philadelphia – diocesi istituita nel 1808 – alla Messa con 2.000 tra vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose della Pennsylvania, il Papa argentino ricorda la domanda che il suo predecessore, l’anziano Leone XIII (1878-1903) rivolse alla santa di Philadelphia, la giovane Catharina Drexel (1859-1955, canonizzata da Giovanni Paolo II nel 2000): «E tu che cosa farai?». Domanda che cambiò la vita della donna portandola ad abbracciare la missione evangelizzatrice. Aggiunge Bergoglio: «Quanti giovani nelle nostre parrocchie e scuole hanno alti ideali, generosità di spirito e amore per Cristo ela Chiesa! Li mettiamo alla prova? Diamo loro spazio e li aiutiamo a realizzare il loro compito? Una delle grandi sfide è far crescere nei fedeli il senso di responsabilità nella missione della Chiesa. Questo non significa rinunciare all’autorità spirituale ma discernere e valorizzare i molteplici doni che lo Spirito effonde sulla Chiesa, in particolare l’immenso contributo che le donne, laiche e religiose, hanno dato e danno alle nostre comunità».                                 

Due milioni di persone – raccontano i media americani – hanno salutato Papa Bergoglio nella giornata finale dell’VIII Incontro mondiale delle famiglie a Philadelphia: qui nel 1776 sono nati gli Stati Uniti d’America. Il prossimo incontro si terrà ancora in un Paese anglofono, a Dublino nel 2018.«La Parola del Signore invita tutti a partecipare alla profezia dell’alleanza tra un uomo e una donna, che genera vita e rivela Dio» dice il Papa nell’omelia in spagnolo. Centinaia di migliaia le persone, provenienti dai cinque continenti, pregano con lui. L’immagine è quella regalata dalle televisione: un fiume umano nel Benjamin Franklin Parkway in preghiera versola Crocesu Eakins Oval, l’emiciclo dove le famiglie sabato hanno festeggiato con il Papa. Sul palco la grande Messa che ha chiuso l’VIII Incontro mondiale. Francesco sulla jeep bianca percorre tutto il perimetro del viale: i genitori gli porgono i figli e lui li bacia, li benedice, li accarezza. Le mani protese nel saluto del cuore accompagnano il Papa in uno sventolio di bandiere, di cartelloni, di fazzoletti colorati.

«Nuestro Padre no se deja ganar en generosidad y siembra... Dio nostro Padre non si lascia vincere in generosità e semina, semina la sua presenza nel mondo». Parla alle famiglie, ribadisce l'importanza di affidarsi al Signore, sottolinea che «la felicità e la santità sono legate ai piccoli gesti». Gesti di tenerezza, di affetto, di compassione: un piatto caldo, la benedizione prima di dormire, un abbraccio. Gesti familiari: «L’attenzione ai dettagli di ogni giorno fa sì che la vita abbia sempre sapore di casa. La fede cresce quando è vissuta e plasmata dall’amore. Perciò le nostre famiglie, le nostre case sono autentiche chiese domestiche, sono il luogo adatto in cui la fede diventa vita e la vita diventa fede».

Aggiunge: «Nuestra casa común no tolera más divisiones estériles... La nostra casa comune non tollera divisioni sterili». Invoca l’unità della «famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale: che i nostri figli trovino in noi dei punti di riferimento per la comunione non di divisione. Che i nostri figli trovino in noi persone capaci di associarsi ad altri per far fiorire tutto il bene che il Padre ha seminato». In un mondo stanco di divisioni e disastri, definisce la celebrazione con le famiglie «qualcosa di profetico». Poi il saluto dell’arcivescovo italiano Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio della famiglia e attento regista della manifestazione: la prossima edizione dell’Incontro mondiale si terrà nel 2018 a Dublino.                                                                                                                       

Un attento osservatore come Andrea Tornielli, inviato de «La Stampa», osserva: «Quanti riducono la fede a ideologia, a sinistra come a destra, faticano ad “afferrare” Francesco perché non riescono a inserirlo nei propri schemi precostituiti. Invece di partire dalla realtà, la interpretano con le lenti fuorvianti della semplificazione. Come spesso accade, anche per la trasferta papale a Cuba e negli Stati Uniti ci sono stati due viaggi. Quello che hanno voluto vedere alcuni circoli mediatici e intellettuali, e quello della gente. Tanta gente, che si è riversata commossa nelle strade. Quella gente che sabato sera nel Boulevard Benjamin Franklin di Philadelphia dopo una veglia che assomigliava più a uno spettacolo hollywodiano, si è lasciata entusiasmare guardando al Papa e ascoltando le sue parole. Francesco sa di vivere in un tempo in cui la lamentazione, il richiamo nostalgico al passato, i proclami e le contrapposizioni servono soltanto a esaltare i propri seguaci. Non raggiungono il cuore dei tanti “feriti” del nostro tempo, cioè non evangelizzano».                                                                                             

Nel cuore e nei ricordi degli americani probabilmente rimarrà il poetico richiamo bergogliano ai «padri fondatori» contenuto nel discorso al Congresso di Washington D. C. il 24 settembre quando ha definito gli Stati Uniti «terra dei liberi e casa dei valorosi». Ma i messaggi più importanti Papa Bergoglio li ha rivolti ai vescovi degli Stati Uniti e ai vescovi provenienti da tutto il mondo presenti all’Incontro.

Il ragionamento di Francesco è questo: la famiglia è attaccata, i giovani non si sposano più, gli Stati introducono legislazioni sulle unioni omosessuali. Allora «come pastori noi vescovi siamo chiamati a raccogliere le forze e a rilanciare l’entusiasmo per la nascita di famiglie più pienamente rispondenti alla benedizione di Dio, secondo la loro vocazione. Dobbiamo investire le nostre energie non tanto nello spiegare e rispiegare i difetti della condizione odierna e i pregi del Cristianesimo, quanto piuttosto nell’invitare con franchezza i giovani a essere audaci nella scelta del matrimonio e della famiglia».

Con le parole, i gesti e le scelte, Francesco indica la via del cambiamento per passare – osserva ancora Tornielli - «da un Cristianesimo che “si fa” poco nella realtà e “si spiega” infinitamente nella formazione, a un Cristianesimo testimoniato come buona notizia». Da cristiani che si esaltano nel fare analisi di dottrina agli altri a cristiani capaci di «perdere tempo» con le famiglie. Cristiani capaci di vicinanza a quelli che sono «perduti, abbandonati, feriti, devastati, avviliti e privati delle loro dignità».

Se l'annuncio del Vangelo è l’incontro con lo sguardo misericordioso di Gesù – aggiunge il Pontefice - «anche una donna samaritana con cinque “non-mariti” si scoprirà capace di testimonianza e magari un maturo pubblicano si precipiterà giù dall’albero e si farà in quattro per i poveri ai quali, fino a quel momento, non aveva mai pensato». I più grandi nemici di Gesù non sono stati i peccatori, le prostitute, i pubblicani o i ladroni, ma sono stati gli uomini di religione, i dottori della legge, coloro che si consideravano giusti e perfetti, che ritenevano di non aver bisogno di salvezza, di misericordia, di aiuto. Sono gli stessi che oggi vogliono incasellare Papa Francesco nei loro piccoli schemi e pregiudizi, per non lasciarsi mettere in discussione, per non lasciarsi provocare, per non lasciarsi spiazzare. Anche nel suo viaggio cubano-statunitense Francesco ha spiazzato tutti con la sua testimonianza al Vangelo.                                                                                                                                

Nei discorsi considerati più politici – come alla Casa Bianca, al Congresso, dalla tribuna dell’Onu - Francesco non si è rivolto in particolare a una parte politica, ma si è soffermato su questioni che stanno a cuore a tutta la Chiesa e all’umanità, ha toccato temi alti. La sua speranza è sempre quella di toccare i cuori, di lasciare dei semi, di avviare delle riflessioni che abbiano poi anche dei risultati politici. In questo senso appare molto significativo quello che è accaduto allo speaker repubblicano della Camera, John Boehner: ha pianto durante il discorso esi è dimesso il giorno dopo essere riuscito a portare un Papa a parlare al Congresso. Ha ammesso che l'incontro con il Papa l'ha toccato mnel profondo, lo ha fatto riflettere e portato alla convinzione che fosse il momento di lasciare la politica, proprio per favorire il dialogo all'interno del suo stesso partito. Francesco parla e tocca i cuori delle persone in una maniera diversa rispetto ai politici. Le sue parole avviano dinamiche che solo Dio può conoscere.

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