Quando Papa Francesco parlò di corruzione ai politici

I media hanno scoperto che un anno fa alla Messa, celebrata da Papa Francesco per i parlamentari italiani in Quaresima, erano presenti alcuni indagati, arrestati in questi giorni per corruzione negli appalti pubblici, al vaglio della magistratura di Firenze.

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Quando Papa Francesco parlò di corruzione ai politici

«Da peccatori sono diventati corrotti. È tanto difficile che un corrotto riesca a tornare indietro». Messa di prima mattina giovedì 27 marzo 2014 - prima dell’incontro con il  presidente americano Barak Obama in visita a Roma – per buona parte del Parlamento italiano: 176 senatori, 298 deputati, alcuni ex parlamentari ed europarlamentari, 9 ministri, 19 sottosegretari, i presidenti della Camera Laura Boldrini e del Senato Pietro Grasso, alcuni direttori generali dei ministeri. Una presenza imponente, al punto che la Messa - inizialmente prevista nelle Grotte Vaticane - viene celebrata nella Basilica Vaticana. Come ogni mattina il Papa commenta le letture bibliche. Stesso linguaggio piano. Stessa asciuttezza di stile. Ragionamenti forti, linguaggio tagliente, tematiche tipicamente bergogliane. A molti venne il sospetto che tanti parlamentari erano accorsi per ragioni di cassetta politica. Mentre il Papa parla scende una cappa di gelo: è l’impressione che colgono i giornalisti all’uscita, visto che dalla Basilica erano esclusi taccuini e telecamere.

Le letture bibliche della Messa sono particolarmente forti in tempo di Quaresima. Bergoglio le definisce «un dialogo fra i lamenti di Dio e le giustificazioni degli uomini». Dio «si lamenta per l’infedeltà del popolo. Un lamento perché è stato un lavoro molto grande quello del Signore per togliere dal cuore del suo popolo l’idolatria, per farlo docile alla sua Parola. Ma loro andavano su questa strada per un po’ di tempo, poi tornavano indietro. E così, per secoli e secoli, fino al momento in cui arrivò Gesù». Di fronte a Gesù «alcuni dicevano: “Costui è il Figlio di Dio, è un grande profeta”; altri insinuavano: “No, è uno stregone che guarisce con il potere di Satana”».

Frattanto il popolo era solo, mentre «questa classe dirigente - i dottori della legge, i sadducei, i farisei - era chiusa nelle sue idee, nella sua pastorale, nella sua ideologia. Si giustificano di non aver ascoltato la chiamata del Signore. Non potevano sentirla: erano tanto, tanto chiusi, lontani dal popolo. Gesù guarda il popolo e si commuove, perché lo vede come “pecore senza pastore” e allora va dai poveri, dagli ammalati, da tutti, dalle vedove, dai lebbrosi a guarirli. E parla loro con una parola che provoca ammirazione: “Ma questo parla come uno che ha autorità”. Parla diversamente da questa classe dirigente che si era allontanata dal popolo. E aveva interesse solo nelle sue cose, nel suo gruppo, nel suo partito, nelle sue lotte interne. Avevano abbandonato il gregge».

Rispondendo alla domanda «E questa gente era peccatrice?» il Papa scaglia i suoi anatemi contro una classe politica corrotta e dura di cuore: «Sì. Sì, tutti siamo peccatori, tutti. Tutti noi che siamo qui, siamo peccatori. Ma questi erano più che peccatori: il cuore di questa gente, di questo gruppetto con il tempo si era indurito tanto, tanto che era impossibile ascoltare la voce del Signore. Questi che si giustificano, non capiscono la misericordia né la pietà. Invece, quel popolo che tanto amava Gesù, aveva bisogno di misericordia e pietà e andava a chiederla al Signore».

Sbagliano coloro che sanciscono che non c’è pietà né misericordia per i mafiosi e per corrotti. Niente affatto. Dio (non noi) usa sempre pietà e misericordia, a una sola condizione: convertirsi e cambiare vita. Quindi tutti - mafiosi, corrotti, politici, noi - dobbiamo convertirci. Se non lo facciamo, ne pagheremo le conseguenze.

In sostanza il Papa dice: il Signore è misericordioso e ci aspetta tutti. Ma il corrotto è fissato nelle sue cose, e i corrotti si giustificano, perché Gesù dava loro fastidio. «Persone che hanno sbagliato strada; hanno fatto resistenza alla salvezza e così sono scivolati; hanno rifiutato l’amore del Signore. Nella dialettica della libertà c’è il Signore buono, che ci ama tanto! Invece, nella logica della necessità non c’è posto per Dio: si deve fare, si deve fare, si deve…Sono diventati uomini di buone maniere, ma di cattive abitudini. Gesù li chiama “sepolcri imbiancati”. La Quaresima ricorda che Dio ci ama tutti e che dobbiamo fare lo sforzo di aprirci a lui. Domandiamoci: “Sono su questa strada? Corro il pericolo di giustificarmi e di andare per la mia strada?” Preghiamo il Signore che ci dia la grazia di andare sempre per la strada della salvezza».

In sostanza, ieri come oggi, la colpa più grande della «casta» è abbandonare e sfruttare il popolo per egoismo, avidità, insensibilità. La corruzione è la più efferata e devastante criminalità e si avvita su se stessa senza possibilità di riscatto.

Dopo, all’uscita dalla Basilica, la presidente della Camera Laura Boldrini coglie nel segno quando commenta: «Il messaggio di Papa Francesco è una sferzata alla classe dirigente che non deve trincerarsi, ma essere capace di ascoltare e dare risposte». Commenta il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Del Rio: «Il Papa ha fatto una predica sulla necessità di stare vicini al popolo». Per il senatore Roberto Formigoni, ex presidente della Lombardia, emigrato da Forza Italia al Nuovo centrodestra di Angelino Alfano, si accontenta: «È stata una Messa semplice ed essenziale, un inno alla preghiera». Mostra di aver capito il messaggio Maria Stella Gelmini di Forza Italia: «Il Papa ci ha dato un messaggio duro e semplice. Ha redarguito la politica dicendo che siamo tutti peccatori».

In meno di una settimana Papa Bergoglio condannò due tra i più gravi e radicati, quasi indistruttibili, mali dell’Italia - le mafie e la corruzione – e ne fustigò gli autori: i mafiosi e i corrotti. Una settimana prima infatti incontrò, in una chiesa vicino al Vaticano, 700 familiari delle vittime innocenti delle mafie, raccolti dall’associazione «Libera» fondata e presieduta dal prete torinese Luigi Ciotti. «Mafiosi, convertitevi» disse. L’Inferno punisce le mani insanguinate dei mafiosi recidivi ma anche le mani dei corrotti ciechi e sordi, rovina del popolo.

A rileggere quello che disse un anno fa Papa Bergoglio tre considerazioni su tutte si impongono: 1) la straordinaria conoscenza, lungimiranza e sapienza di come vanno le cose al mondo che ha questo Papa argentino con solide radici piemontesi; 2) la incredibile diffusione della corruzione; 3) con il passare del tempo e con le leggi, anche le migliori, le cose non cambiano e non migliorano perché non si realizza quella «conversione del cuore» che è alla base di una vita onesta.  

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