Papa Francesco: servono gesti di misericordia per guarire le lacerazioni del mondo

Gli interventi del Papa nella settimana del dolore per gli attentanti terroristici

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Papa Francesco: servono gesti di misericordia per guarire le lacerazioni del mondo

Maledetti i guerrafondai e i mercanti di armi e di morte. Sulla scorta delle terribili parole del Salvatore - «Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e i suoi angeli» (Matteo 25,41) - Papa Francesco ricorda: «C'è una parola brutta del Signore: “Maledetti”. Questi che operano la guerra, che fanno le guerre, sono maledetti, sono delinquenti. Una guerra si può giustificare – fra virgolette – con tante ragioni. Ma quando il mondo, come oggi, è in guerra - una guerra mondiale a pezzi: qui, là, dappertutto - non c'è giustificazione. Dio piange. Gesù piange».

Bergoglio il 19 novembre 2015 all'omelia della Messa a Santa Marta ripete: «Mentre i trafficanti di armi fanno il loro lavoro, ci sono i poveri operatori di pace che soltanto per aiutare una persona, un'altra, un'altra, un'altra, danno la vita». Come fece «un'icona dei nostri tempi, Teresa di Calcutta», che con ogni probabilità sarà canonizzata nel 2016 nel Giubileo straordinario della misericordia. Conclude: «Farà bene anche a noi chiedere la grazia del pianto, per questo mondo che non riconosce la strada della pace, che vive per fare la guerra, con il cinismo di dire di non farla. Chiediamo la conversione del cuore. Alla porta del Giubileo della misericordia, la nostra gioia sia la grazia che il mondo ritrovi la capacità di piangere per i suoi crimini, per quello che fa con le guerre».

E «in un mondo lacerato e ferito, rendiamo presente il Regno di Dio con gesti di comprensione e misericordia». All’Angelus di domenica 22 novembre, solennità di Cristo Re dell’universo, esorta i cristiani a rifiutare la logica mondana e a seguire la logica evangelica: «Di fronte alle tante lacerazioni nel mondo e alle troppe ferite nella carne degli uomini, chiediamo alla Vergine Maria di sostenerci nel nostro impegno di imitare Gesù  rendendo presente il suo regno con gesti di tenerezza, di comprensione e di misericordia». 

Mette in contrapposizione le due logiche: «Quella mondana poggia sull’ambizione e sulla competizione, combatte con le armi della paura, del ricatto e della manipolazione delle coscienze. La logica evangelica è quella di Gesù, si esprime nell’umiltà e nella gratuità, si afferma silenziosamente ma efficacemente con la forza della verità. I regni di questo mondo a volte si reggono su prepotenze, rivalità, oppressioni; il Regno di Cristo è un regno di giustizia, di amore e di pace» e si rivela nello scandalo della Croce: «Quello che sembra un fallimento, è in realtà il fallimento del peccato e delle ambizioni umane. Parlare di potenza e di forza, per il cristiano, significa fare riferimento alla potenza della Croce e alla forza dell’amore di Gesù». Improvvisa a braccio: «Dire “Gesù ha dato la vita per il mondo” è vero ma è più bello dire: “Gesù ha dato la sua vita per me”. Ognuno di noi dica nel suo cuore: “Ha dato la sua vita per me”, per salvare ognuno di noi dai peccati».

Papa Francesco è vicino al popolo del Mali dopo l’attacco di un gruppo di fondamentalisti islamici contro l’hotel Radisson nella capitale Bamako, che ha provocato almeno 21 morti e numerosi feriti. In un telegramma - a firma del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, e indirizzato all’arcivescovo di Bamako, mons. Jean Zerbo – il Pontefice chiede da Dio «conforto e consolazione alle famiglie» delle vittime e alle persone ferite: «Costernato per questa violenza cieca, che condanna fermamente, il Papa implora da Dio la conversione dei cuori e il dono della pace» e invoca la benedizione divina per tutte le persone «toccate da questo dramma».

Mercoledì 25 novembre inizia per Francesco il viaggio in Africa, nella parte sub-sahariana del Continente: Kenya, Uganda e Repubblica Centrafricana, Paesi in prima linea contro gli assassini fanatici. E domenica 29 il Pontefice apre la Porta santa della Cattedrale di Bangui, in Centrafrica, una decina di giorni prima dell’inaugurazione ufficiale del Giubileo della misericordia,l’8 dicembre, solennità dell’Immacolata. È un’altra scelta bergogliana delle «periferie».

Intervistato dalla «Radio Vaticana», don Mathieu Bondobo, parroco della Cattedrale di Bangui, afferma: «È veramente un momento di grazia per tutto il popolo del Centrafrica. Il Giubileo è un anno di misericordia e di perdono nel quale Dio viene incontro al popolo: ci apre la porta, ci indica la strada che porta a Lui, strada che passa attraverso il perdono e la misericordia. Il Papa ha scelto il Centrafrica, un Paese che sta vivendo un momento difficile: dalla crisi che viviamo da anni, aspettiamo la pace. Crediamo fortemente che attraverso la visita del Papa, Dio viene a visitare il suo popolo. Spero la pace per il mio Paese perché ci sono persone che muoiono ogni giorno; persone che hanno perso tutto; persone che hanno visto bruciare le loro case, bambini che non possono andare a scuola; persone ferite. Spero e auguro la pace al mio Paese. Ci credo davvero. Credo che la visita del Papa sia un punto di partenza».

“Gesù si è rivelato Re... quando? - ha chiesto Francesco all'Angelus di domenica 22 novembre - nell’evento della Croce! Chi guarda la Croce di Cristo non può non vedere la sorprendente gratuità dell’amore”. Parlare di potenza e di forza, per il cristiano, significa fare riferimento alla potenza della Croce e alla forza dell’amore di Gesù: un amore che rimane saldo e integro, anche di fronte al rifiuto, e che appare come il compimento di una vita spesa nella totale offerta di sé in favore dell’umanità. “Sul Calvario - ha osservato il Santo Padre - i passanti e i capi deridono Gesù inchiodato alla croce, e gli lanciano la sfida: «Salva te stesso scendendo dalla croce!» (Mc 15,30). Ma paradossalmente la verità di Gesù è proprio quella che in tono di scherno gli scagliano addosso i suoi avversari: «Non può salvare sé stesso!» (v. 31)”. 

 

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