Papa Francesco agli imprenditori: "serve un modello economico più giusto ed equo"

Papa Francesco a 400 imprenditori di tutto il mondo troppi poveri

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Papa Francesco agli imprenditori: "serve un modello economico più giusto ed equo"

Ci sono troppi poveri nel mondo e continuano ad aumentare. Occorre promuovere con urgenza un nuovo e più giusto modello economico. Papa Francesco lo va ripetendo da tempo e prima di lui – seppure con parole e sfumature diverse – i Papi dalla «Rerum novarum» (1891) in poi e, in particolare, dal Concilio (1962-65) .

Lo ribadisce incontrando 400 imprenditori di tutto il mondo che  hanno partecipato al convegno promosso a Roma e in Vaticano dal Fortune-Time Global Forum sul tema: «La sfida del 21° secolo: creare un nuovo patto sociale». Nel suo discorso sabato 3 dicembre 2016 Francesco invita la Chiesa a farsi sempre voce di quanti sono messi a tacere.

Troppe differenze a livello mondiale, troppi poveri mentre la ricchezza è concentrata in poche mani. Fatto sta che per il Papa «la disuguaglianza tra i popoli continua a crescere e molte comunità sono direttamente colpite dalla guerra e dalla povertà o dalla partenza forzata di migranti e profughi». In tanti vogliono far sentire la propria voce, denunciare queste inconcepibili disuguaglianze. Queste persone vogliono dare il loro «legittimo contributo alle comunità locali e alla più vasta società e beneficiare delle risorse e dello sviluppo troppo spesso riservati a pochi. E ciò, mentre può creare conflitti e mettere a nudo le molte sofferenze del nostro mondo, ci permette anche di capire che stiamo vivendo un momento di speranza. Perché quando riconosciamo finalmente il male in mezzo a noi, possiamo cercare di sanarlo applicando la giusta cura».

Sono presenti alcuni «pezzi da novanta» del capitalismo mondiale che ha il suo «tempio» in Wall Street: gli amministratori delegati da Dow Chemical a Ibm, da Johson & Johnson a Monsanto, da Kinsey a Siemens, da Virgin Group a WPP, nonché i capi di organizzazioni non-profit, tra cui le Fondazioni Rockefeller, Ford e Mo Ibrahim. Non per nulla «Life-Time» ha sede nel Rockefeller Center di New York. La  presenza di tanti imprenditori per Francesco «è un segno di tale speranza» perché dimostra che queste persone riconoscono «i problemi che ci stanno di fronte e la necessità di agire con decisione. Questa strategia di rinnovamento e speranza richiede una conversione istituzionale e personale; un cambiamento del cuore che conferisce il primato alle più profonde espressioni della nostra comune umanità, delle nostre culture, delle nostre convinzioni religiose e delle nostre tradizioni». 

Un rinnovamento che non ha che fare solo con l’economia di mercato: «Ciò di cui stiamo parlando è il bene comune dell’umanità, il diritto di ogni persona di aver parte alle risorse di questo mondo e di avere le medesime opportunità di realizzare le proprie potenzialità, che in ultima analisi si basano sulla dignità di figli di Dio, creati a sua immagine e somiglianza».

Dunque, più responsabilità personale e locale, sociale e planetaria, in modo che nessuno venga escluso dalla partecipazione sociale. Il Papa sottolinea che «la domanda da porci è come meglio incoraggiarci l’un l’altro e incoraggiare le nostre rispettive comunità a rispondere alle sofferenze e ai bisogni che vediamo, sia lontani sia in mezzo a noi. Il rinnovamento, la purificazione e il rafforzamento di solidi modelli economici dipende dalla nostra personale conversione e generosità verso i bisognosi».

 

Un altro tasto dolentissimo per  Papa Bergolgio - che sabato 17 dicembre 2016 compirà 80 anni - è la schiavitù dei/e bambini/e-soldato: «In questo mondo, che ha sviluppato le tecnologie più sofisticate, si vendono armi che finiscono nelle mani dei bambini-soldato», denuncia Papa Francesco nel videomessaggio per l’«Intenzione di preghiera» di dicembre. Ribadisce l’urgenza di «fare tutto il possibile perché la dignità dei bambini sia rispettata e porre fine a questa forma di schiavitù». Quindi si rivolge a tutte le persone di buona volontà: «Chiunque tu sia, se sei commosso come me, ti chiedo di unirti a questa intenzione di preghiera: “Perché sia eliminata in ogni parte del mondo la piaga dei bambini-soldato”». Il videomessaggio si apre con l’immagine buia di una persona che indossa un vestito militare e mette in mostra una cintura di proiettili; poi si toglie il fazzoletto che copre il volto e compare un bambino. Seguono immagini pieni di luce con bambini che giocano e vanno a scuola, pieni di gioia.  

Fin dall’inizio del suo pontificato, tre anni fa, Francesco ha più volte denunciato con forza - in discorsi, omelie e messaggi - il fenomeno aberrante dei bambini ridotti in schiavitù per combattere le guerre degli adulti. In occasione della benedizione «Urbi et orbi» del Natale 2014 e del Natale 2015 aveva parlato di bambini vittime dei «nuovi Erode». Particolarmente toccante l’incontro che ebbe con i giovani in Uganda, durante il viaggio in Africa del novembre 2015. Si commosse ad ascoltare la testimonianza di un bambino costretto a diventare soldato. A lui e a tutti i giovani vittime di questa terribile piaga, rivolse parole di vicinanza e incoraggiamento, invitandoli a vincere l’odio con l’amore, nella convinzione che «Dio è più forte di ogni campagna di reclutamento». 

Un invito che dovrebbe risuonare particolarmente forte in Colombia: dopo l’accordo tra governo e guerriglieri maoisti delle Farc, la sfida è quella di reintegrare migliaia di miliziani nella vita civile, a cominciare dalle migliaia di bambini/e soldato.

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