Papa Francesco: “Giovane, cosa vuoi fare della tua vita?”

All’Udienza Generale Papa Francesco ha ripercorso le tappe del suo primo Viaggio Apostolico in Africa

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Papa Francesco: “Giovane, cosa vuoi fare della tua vita?”

 

“È bella l’Africa!” ha esordito Papa Francesco. La prima città visitata è stata Nairobi, la più grande città dell’Africa orientale dove “convivono ricchezza e miseria: ma questo è uno scandalo! Non solo in Africa: anche qui, dappertutto. La convivenza tra ricchezza e miseria è uno scandalo, è una vergogna per l’umanità”.

 

“In questo contesto così drammaticamente attuale ho avuto la gioia di portare la parola di speranza di Gesù: Siate saldi nella fede, non abbiate paura. Questo era il motto della visita. Una parola che viene vissuta ogni giorno da tante persone umili e semplici, con nobile dignità; una parola testimoniata in modo tragico ed eroico dai giovani dell’Università di Garissa, uccisi il 2 aprile scorso perché cristiani. Il loro sangue è seme di pace e di fraternità per il Kenia, per l’Africa e per il mondo intero”.

 

Poi, in Uganda la visita di Papa Francesco è avvenuta nel segno dei Martiri di quel Paese, a 50 anni dalla loro storica canonizzazione, da parte del beato Paolo VI. Per questo il motto era: Sarete miei testimoni (At 1,8). Un motto che presuppone le parole immediatamente precedenti: Avrete forza dallo Spirito Santo, perché è lo Spirito che anima il cuore e le mani dei discepoli missionari. E tutta la visita in Uganda si è svolta nel fervore della testimonianza animata dallo Spirito Santo.

 

Il Papa ha raccontato le tante testimonianze di carità “che ho toccato con mano nella Casa di Nalukolongo, ma che vede impegnate tante comunità e associazioni nel servizio ai più poveri, ai disabili, ai malati”. Ma anche quella dei giovani che “malgrado le difficoltà custodiscono il dono della speranza e cercano di vivere secondo il Vangelo e non secondo il mondo, andando contro-corrente”. Testimoni sono i sacerdoti, i consacrati e le consacrate che rinnovano giorno per giorno il loro “sì” totale a Cristo e si dedicano con gioia al servizio del popolo santo di Dio.

 

La terza tappa del viaggio è stata la Repubblica Centrafricana, nel cuore geografico del continente: “proprio - ha commentato Papa Francesco - è il cuore dell’Africa”. Questa visita era in realtà la prima nella sua intenzione, perché il Paese sta cercando di uscire da un periodo molto difficile, di conflitti violenti e tanta sofferenza nella popolazione.

 

Per questo il Santo Padre ha voluto aprire proprio là, a Bangui, con una settimana di anticipo, la prima Porta Santa del Giubileo della Misericordia, come segno di fede e di speranza per quel popolo, e simbolicamente per tutte le popolazioni africane le più bisognose di riscatto e di conforto.

 

L’invito di Gesù ai discepoli: Passiamo all’altra riva (Lc8,22), era il motto per il Centrafrica. “Passare all’altra riva”, in senso civile, significa lasciare alle spalle la guerra, le divisioni, la miseria, e scegliere la pace, la riconciliazione, lo sviluppo. Ma questo presuppone un “passaggio” che avviene nelle coscienze, negli atteggiamenti e nelle intenzioni delle persone. E a questo livello è decisivo l’apporto delle comunità religiose.

 

“Con i sacerdoti e i consacrati - ha raccontato Papa Francesco - ma anche con i giovani, abbiamo condiviso la gioia di sentire che il Signore risorto è con noi sulla barca, ed è Lui che la guida all’altra riva”. Nell’ultima Messa, allo stadio di Bangui, nella festa dell’apostolo Andrea “abbiamo rinnovato l’impegno a seguire Gesù, nostra speranza, nostra pace, Volto della divina Misericordia”. Quell’ultima Messa è stata meravigliosa: “era piena di giovani, uno stadio di giovani! Ma più della metà della popolazione della Repubblica Centrafricana sono minorenni, hanno meno di 18 anni: una promessa per andare avanti!”.

 

Il Papa ha poi ricordato la testimonianza di una missionaria italiana di 81 anni, che è giunta appositamente in canoa dal Congo a Bangui per vedere Francesco: “Questa suora era là da quando aveva 23-24 anni: tutta la vita! E come lei, tante. Era con una bambina. E la bambina, in italiano, le diceva: - Nonna -. E la suora mi ha detto: - Ma io, proprio non sono di qua, del Paese vicino, del Congo; ma sono venuta in canoa, con questa bambina - Così sono i missionari: coraggiosi”.

 

Questa anziana “81 anni, ma, non tanto, due più di me...” sorella infermiera, in Africa ha fatto nascere 3280 bambini. Tutta una vita per la vita, per la vita degli altri. “E come questa suora - ha osservato Papa Francesco - ce ne sono tante, tante: tante suore, tanti preti, tanti religiosi che bruciano la vita per annunciare Gesù Cristo. E’ bello, vedere questo. E’ bello!”.

 

Papa Francesco ha lanciato un appello ai giovani: “Io vorrei dire una parola ai giovani. Ma ce ne sono pochi, perché la natalità è un lusso, sembra, in Europa: natalità 0, natalità 1%...”. Poi ha proseguito: “pensate a questa suora e a tante come lei, che hanno dato la vita e tante sono morte, là. Questa è la grande missionarietà eroica della Chiesa. Annunciare Gesù Cristo con la propria vita! Io mi rivolgo ai giovani: pensa a cosa vuoi fare tu della tua vita. È il momento di pensare e chiedere al Signore che ti faccia sentire la sua volontà. Ma non escludere, per favore, questa possibilità di diventare missionario, per portare l’amore, l’umanità, la fede in altri Paesi. Non per fare proselitismo: no. Quello lo fanno quanti cercano un’altra cosa. La fede si predica prima con la testimonianza e poi con la parola. Lentamente”.

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